Lucio Battisti e quei brani unici che vivono ancora dentro di noi: a Modugno l’emozionante omaggio di Cesare Bocci e dell’Orchestra Mercadante diretta da Rocco Debernardis

A Modugno si e’ conclusa la rassegna ”Casale al Chiar di luna” con un omaggio a Lucio Battisti, attraverso un meraviglioso e incantevole connubio di musica e parole, nella suggestiva cornice del Casale di Balsignano, la cui direzione artistica e’ stata affidata a Filippo de Salvo.
La parte musicale è stata eseguita dall’Orchestra Mercadante di Altamura, magistralmente diretta dal maestro Rocco Debernardis, che si è alternata alla voce del noto attore televisivo, e non solo, Cesare Bocci che ha impersonato lo stesso cantautore in un monologo dai toni ammalianti e intriso di espressività ed emotività, capace di catturare l’attenzione del numeroso pubblico ma anche di toccare le corde del cuore.

Un racconto che ha ripercorso la vita del cantante, un giovane studente di 16 anni in lotta tra i suoi sogni e la “necessità“ dello studio per poter raggiungere un lavoro soddisfacente.
E così, in un’epoca in cui era vietato sognare (erano gli anni ‘60), Lucio provo’ a portare a casa l’agognato “pezzo di carta”, il diploma di perito elettrotecnico, ma di ascoltare anche se stesso, sognando di fare il musicista, dopo aver fatto un “patto” con il padre: al conseguimento del diploma gli sarebbero stati concessi due anni di tempo, tempo necessario per comprendere che fare il musicista era davvero la sua passione. E ci riuscì.
Si ripercorrono così le tappe salienti della sua vita che lo vedono prima a Napoli, poi a Roma fino a due incontri che gli cambieranno la vita: quello con il pianista Paolo Ordanini , che gli “profetizzò“ la partecipazione da musicista a Sanremo, e quello con Cristine Leroux, produttrice discografica, che lo presentò a Giulio Rapetti, meglio conosciuto come Mogol. Quel duo, Battisti- Mogol, renderà le canzoni di Battisti quello che sono ancora oggi: melodie originali ma anche parole semplici e di profondità disarmante. Dall’estro di un compositore creativo e unico nel panorama musicale italiano e dall’abilità del poeta nascerà qualcosa di magico, un legame reciproco: nessuno dei due sarebbe stato lo stesso senza l’altro.

Il trasferimento a Milano, per nuovi stimoli e conoscenze, il successo dei dischi, la fama dei brani non faranno dimenticare a Lucio il valore dell’amicizia, dell’amore e della riservatezza, valore, quest’ultimo, che contraddistinguerà’ sempre l’artista che non amava essere un personaggio pubblico ma si sentiva piuttosto un artigiano della musica, che sentiva quelle composizioni quasi come un fatto privato, qualcosa su cui operare una sorta di “labor limae”, piccole opere d’arte che nascevano dal suo cuore e non per obbedire alle leggi del mercato. Scrisse anche testi per altri grandi della musica come Patty Pravo e Bruno Lauzi; duettò con Mina e cercò sempre di difendere la propria personalità e la propria idea di musica intesa come arte. Si allontanò dalla stampa per amore di sua moglie, Grazia Letizia Veronese, e di suo figlio, e prese a seguire una strada tutta sua con cui cercò di liberarsi dall’etichetta consumistica che in molti gli avevano attribuito. Cessò la sua collaborazione artistica con Mogol per preservare l’amicizia con Giulio, e, da quel momento, la sua musica fu definita “diversa” da quella del passato e forse lo fu ma, di certo, sempre capace di arrivare dritta al cuore.

In una cornice quasi fiabesca di un incantevole casale medievale, sotto fasci di luce cangiante che davano un diverso colore ai differenti ritmi sinfonici e a quelle note di fronte alle quali a stento il pubblico ha spento la voglia di canticchiare parole che, con prepotenza, affioravano alla mente e riportavano a lontani ricordi della propria vita,come da antica tradizione orale-aurale, che solo spettacoli di tale fattura sanno ricreare, seduti su sedie tra alberi di una vegetazione quasi incontaminata e con i piedi a contatto diretto con l’erba e i sassi sparsi, che sembravano voler impedire di proposito il passaggio di chiunque, Lucio è tornato a sussurrare il suo “canto libero”: “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”, “ Mi ritorni in mente”, “Dieci ragazze”, “Acqua azzurra , acqua chiara”, “E penso a te”, “I giardini di marzo “, “Emozioni” e tante altre canzoni senza tempo sono riaffiorate, capaci ancora di parlarci ed emozionarci. E’ il potere della Bellezza!

Flora Guastamacchia
Foto di Paolo Altamura

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