Archiviato il derby (il primo dopo svariati decenni) col Monopoli e il cambio di allenatore, è netta la sensazione che questo sarà un anno di transizione.
Il girone meridionale della C è tosto e tutto particolare: servono intensità, rapidità, raddoppi, qualche gol e palle in tribuna per difendere l’eventuale rosicato vantaggio.
Non servono, invece, tacchetti, sombreri, atteggiamenti sufficienti o di superiorità; e non servono calciatori scesi di categoria dalla B o addirittura dalla A con poca fame e zero motivazioni.
I calciatori della Bari non hanno (o ne hanno pochissime) obiettivamente le caratteristiche necessarie per primeggiare nel girone.
Non mi pare sia questione di moduli o di allenatori.
La “corazzata da battere” che veniva descritta a luglio era una bufala di qualche giornalista incompetente o di qualche tifoso troppo credulone.
Non c’è da farne un dramma: capita a tutti di sbagliare la campagna acquisti.
Occorre – da parte della società- far tesoro degli errori di valutazione, valorizzare i calciatori di proprietà, far crescere i più giovani, puntare (senza troppe speranze) ad uno dei posti per gli affollatissimi playoff e guardare all’anno prossimo.
LNG