La “fabbrica della paura” – l’abbiamo visto in TV – è potente e ha ramificazioni diffuse.
A dispetto del “prima gli italiani” con cui si disegnano felpe e si esordisce nei comizi, quella fabbrica è funzionale ad interessi di altri Paesi assai più potenti del nostro.
Sono i Paesi che, chi per una ragione, chi per un’altra, hanno giurato guerra all’Europa Unita e tentano di minarne le basi.
In Europa, l’Italia è – nonostante le sue nobili tradizioni – tra i Paesi più fragili, quelli, per intenderci, dove è più facile la penetrazione del linguaggio “semplificato”.
Una mai sopita simpatia verso il “ventennio” e i suoi simboli esteriori (abbiamo rivisto le bandiere della RSI nella recente manifestazione romana), una sciatteria di fondo nel sistema informazione, una progressiva decadenza del ruolo dei corpi intermedi e, negli ultimi 30 anni, il fenomeno migratorio che vede inevitabilmente, per ovvie questioni geografiche, l’Italia come uno degli approdi più ricorrenti, sono alcuni dei fattori che hanno reso appetibile il nostro Paese agli interessi di gruppi stranieri.
Dopo il referendum sulla Brexit, un’eventuale uscita anche dell’Italia dall’Unione Europea sarebbe salutata festosamente da quel movimento trasversale (con interessi soprattutto in USA e in Russia) che ha giurato odio all’Europa.
I miliardi degli oligarchi russi e dei tycoon USA sono ben graditi alle forze politiche sovraniste italiane, oltre che alle omologhe inglesi, austriache e francesi, come abbiam visto nel recente passato.
“La Bestia”, ossia la versione nostrana di questa “fabbrica della paura”, è anch’essa assai potente.
Instilla odio quotidiano, per un anno e mezzo è stata direttamente al Potere (stipendiata da noi tutti), per un certo periodo ha potuto contare anche sulla dabbenaggine (ai limiti della complicità) del partito delle stelle, (poi, per fortuna sottrattosi a tale mission): insomma, il clima che si respira – da qualche anno a questa parte – è molto pesante.
Bufale, fake news, incitamenti all’odio, presidio fisico e a volte militare del territorio, violenza verbale che a volte sfocia in violenza fisica, militanza quotidiana per soffiare sul fuoco del malcontento personale, insulti di stampo razziale, sessuale e politico sono gli ingredienti indigesti di questo clima insopportabile.
Gli anticorpi “organizzati” sono deboli.
Sono deboli i partiti e i sindacati; la sinistra ha deciso di suicidarsi da alcuni anni; la destra conservatrice democratica è debolissima sopraffatta dall’estremismo, resiste qualcosina al centro e nel centro-sinistra; il nostro è l’unico Paese europeo dove Verdi o Ecologisti contano meno di nulla; il movimento giallo è alle prese col lungo passaggio da movimento di protesta a movimento con responsabilità di governo; spesso appare sciatto e scandalistico anche il giornalismo che vorrebbe combattere questo clima; la scuola e il mondo del sapere fanno quello che possono.
Insomma, il clima è quello che è.
Ma contro le potentissime “bestie” e “fabbriche della paura”, non si può delegare.
Serve soprattutto l’impegno individuale e quotidiano di tutti noi.
Lng