“La mattina dopo”: Mario Calabresi racconta il suo personale percorso di pacificazione che si fa universale

La mattina dopo“: è questo il titolo dell’ultimo libro di Mario Calabresi che parte dal suo particolare giorno dopo, quello dopo la cessazione del suo rapporto lavorativo con Repubblica.
Libro dolente che affronta conti non regolati e da regolare, storie da affrontare e da chiudere, “confezionando” intrecci di natura familiare che si intersecano con le storie grandi del nostro Paese (meravigliose le pagine dedicate alle “storie” dei nonni dell’autore, all’incontro con il “patron” della Fiat nel primo ‘900), ma anche regalando scorci di tanti mattini di esistenze altrimenti sconosciute.
Soprattutto in questa ottica, il libro ha l’inconsueto potere di far pensare ai tanti “mattini dopo” della nostra esistenza.

Chi scrive, ad esempio, pensa al mattino dopo l’andata via del suo babbo, a quell’assurdo 1 gennaio 2019 in cui, assieme alla mamma, dopo una notte insonne, forse la peggiore che ci sia toccato in sorte di vivere, ci rifugiammo nell’ordinaria banalità di pulire le tante rape destinate ad un cenone di fine anno mai compiuto.
O anche al giorno dopo un importante cambio lavorativo, quando percorri la quotidiana ed usuale strada tra le lacrime, avvertendo la fortissima cesura tra un prima e un dopo.
Al giorno dopo una nascita, quando guardi quella culletta accanto a te e non ti raccapezzi e vieni sommerso da ondate emotive fortissime e contraddittorie al tempo stesso.

Sono tanti i giorni dopo una perdita, un distacco, uno stravolgimento di vita, e quest’opera ci regala tante pagine riempite e da poter riempire.
Grazie allora a Mario Calabresi, che, con parole dolenti ma sempre rispettose e misurate, fa di questo libro un suo personale percorso di pacificazione, regalandolo al lettore.
Ma soprattutto perché dona la possibilità di pensare alle tante “mattine dopo” che vale comunque sempre la pena vivere, se frutto di amore anche, a volte, lacerante.
Si, perché in questo libro di amore e di vita si parla e, perciò, è vero.

Lilli Arbore

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