Da consumatori, in gioventù, dei dischi (e dei pochi concerti) di Francesco Guccini, non possiamo che salutare con piacere questo nuovo disco pensato, prodotto, arrangiato (e parzialmente interpretato offrendo anche voce e suoni in alcuni brani) da Mauro Pagani.
Non deve essere stato facile per lui convincere il Maestro di Pavana a tornare in sala di registrazione.
Si sa, Guccini da alcuni anni, preferisce scrivere romanzi, gli è venuta un po’ a noia la musica e parla sempre con pudore dei suoi vecchi successi.
Ma il brano “Natale a Pavana”, l’unico da lui interpretato in questo disco e tratto una poesia rievocativa dei tempi andati, è davvero bellissimo.
Più semplice (tanto che è previsto un “Note di Viaggio – Capitolo 2”) deve essere stato convincere alcuni interpreti italiani ad eseguire le sue ballate, alcune affrontate con una sorta di timore reverenziale per evitare il confronto con l’originale, altre scanzonate e libere dal condizionamento del Maestro.
Si racconta che, nella trattativa per decidere i brani da far interpretare nel disco, “L’avvelenata” la volevano cantare tutti gli interpreti contattati ma alla fine, non si sa con quale criterio, la scelta è caduta su Manuel Agnelli con l’apporto -a metà del pezzo- della voce dello stesso Pagani.
Non è chiaro se nel secondo capitolo Pagani abbia previsto il brano Cirano come omaggio al nostro piccolo giornale.
Per arruffianarci Pagani e, perché no, per stare in tema con le vicende sociali che animano, in questi giorni, il nostro Paese, avremmo riscritto un paio di strofe dell’Avvelenata.
A cantare, il Sarago non è intonato ma qualche piccola variazione sul testo originale, forse può essere gradita.
“Colleghi dei fondali,
eletta schiera
che esce solo la sera
per sfuggire agli squali,
voi che lo potete
fate bene
a tener le piazze piene
per sfidare le iene.
Che cosa devo dire?
Andate e fate,
tanto ci sarà sempre,
lo sapete,
un gabbiano fallito,
un pio,
un teorete,
un pinguino che,
in rete,
va a sparare cazzate.”
LNG