“Era una fase della mia vita piena di zone d’ombra, non riuscivo a intravedere nessuna via d’uscita, nessuna maledetta luce in fondo al tunnel. Tutto si consumava con una lentezza estrema, priva di ritmo”.
L’adolescenza è un periodo della vita di ognuno di noi in cui si sperimenta un senso di confusione e di ribellione al mondo degli adulti, nella costante ricerca di accettazione da parte dei propri coetanei. Si tende a vestirsi tutti allo stesso modo, a bere alcolici fino a stare male per dimostrare di essere grandi, a rispecchiarsi in ideali politici che a distanza di qualche anno verranno distrutti dai loro stessi esponenti. L’adolescenza è la fase degli amori impossibili o di quelli possibili credendo che siano eterni. Può essere il momento in cui gli errori sono leciti, a patto che questi errori non siano talmente grandi da doverli scontare per sempre.
Giro di vita di Alessio Rega, edito già nel 2014 da Mario Adda Editore, ha cambiato contenuto e veste per tornare sugli scaffali delle librerie in un’edizione di Les Flâneurs.
Gabriele, il protagonista, narra la sua storia ripercorrendo alcuni momenti dei suoi 18 e 25 anni. Il romanzo è infatti diviso in due macrosezioni, intitolate Andata e Ritorno. La prima racconta le vicende dell’ultimo anno di liceo, in cui Gabriele vive avventure, felici e non, con gli amici di una vita e con le ragazze. Sperimenta i primi amori, le prime delusioni, gli scioperi apparentemente carichi di ideali, la musica rock per zittire il mondo circostante, il tutto accompagnato da vicende familiari complicate dalla separazione dei suoi genitori. Egli vive un rapporto difficile con entrambi, ma è soprattutto con la madre che non riesce a trovare un equilibrio, probabilmente perché ritiene che sia lei la responsabile della fine del matrimonio: “Era ancora troppo giovane e attraente per accontentarsi di sopravvivere, per rinunciare a nuovi progetti e soprattutto all’amore”.
Gli alti e bassi di Gabriele sono quasi sempre causati da una figura femminile: la madre, la professoressa di matematica con il suo “ghigno inquietante”, la sorellina Martina, sempre fonte di sorrisi e orgoglio, e poi Flavia, Chiara, Arianna, Beatrice.
Chiara è sicuramente il personaggio attraverso cui poter comprendere al meglio la crescita di Gabriele. È un’amica d’infanzia che a un certo punto della sua vita si era trasferita a Roma per poi riapparire nella stessa classe di Gabriele all’inizio dell’ultimo anno scolastico. È una ragazza dai gesti molto affettuosi, sicura di sé, enigmatica per un ragazzo di 18 anni e, dunque, affascinante.
“Ci siamo guardati negli occhi per un momento, come per avere conferma di essere davvero noi. Ci siamo abbracciati, pancia contro pancia, cosce contro cosce, fino a quando non c’è stato più un solo millimetro di distanza tra i nostri due corpi”.
I giorni scorrono, i rapporti iniziano a cambiare ed è davvero molto facile ritrovarsi nelle parole del Gabriele adolescente, rivivere i dolori familiari, l’idea comune in tutti gli adolescenti di non poter essere compresi da nessuno, l’illusione di poter ritrovare la propria dimensione chiudendosi a chiave in camera e ascoltando Flight of Icarus degli Iron Maiden.
Stati d’animo contrastanti, litigi, sesso, amore, errori, regali, scampagnate, esami e feste scandiscono quell’ultimo anno di liceo che chiuderà la prima fase della vita di Gabriele di cui il lettore è reso partecipe appieno.
In Ritorno vediamo un Gabriele più maturo, che tornerà, in alcuni casi, su strade già battute, ma cambiando prospettiva, dando nuovi significati ai rapporti con gli altri e colmando i vuoti che possono condurlo a completare il puzzle della sua persona.
I viaggi annullati o improvvisati del protagonista sono la forza motrice della sua storia, sono fonte di risposte e di altri perché. Dopo aver dovuto annullare un viaggio a causa di un grave errore, Gabriele ne organizza un altro che darà inizio a una nuova fase della sua vita raccontata attraverso i ricordi e brevi accenni, una fase di legami riallacciati, di obiettivi più definiti, di discese e risalite. Ma non sarà l’ultimo. Ci sarà il viaggio di ritorno, che potrebbe segnare una terza fase di vita, e un altro viaggio breve che sarà una parentesi ricca di significato e in cui Gabriele avrà l’opportunità di confrontarsi con altre vite, molto diverse dalla sua.
“La sua storia mi aveva insegnato che nessuna situazione è irrimediabile, che ogni ciclo per quanto lungo che sia prima o poi finisce e che come per gli alberi, dopo l’inverno, torna sempre la primavera”.
Il viaggio è sempre la soluzione giusta per il protagonista, ma non si tratta di fughe. Sono viaggi di ricerca, di crescita, sono scelte, sono viaggi che possono fare dei giri in luoghi e sentimenti già vissuti, ma che servono a chiudere dei cerchi e a dare un senso a quel che è stato e a quel che sarà.
Lo stile di Alessio Rega rende questo giro di vita scorrevole, veloce e piacevole. È uno stile fresco e coinvolgente. Grazie all’utilizzo delle parole giuste, ci si sente subito amici di Gabriele o ci si rispecchia in lui, è possibile provare i suoi dolori o la sua serenità. Si innescano anche spunti di riflessione sul proprio passato, sulla propria vita e le proprie decisioni e si sorride, talvolta, ricordando di aver vissuto, come il protagonista, le feste in campagna organizzate con quattro soldi, le fughe improvvise, i litigi con i due della classe che non volevano partecipare allo sciopero ed entravano a scuola tra le lamentele degli altri, i caldi pomeriggi estivi privi di impegni e preoccupazioni. Ci si ritrova anche nel Gabriele adulto, iniziando a fare il tifo per una scelta piuttosto che per un’altra ed è molto probabile che il suo personaggio non sarà deludente per un gran numero di lettori. Se poi si conosce Bari, la fantasia viene arricchita dalla realtà descritta.
Tutto è più vicino al lettore: il lungomare, il liceo, l’aeroporto, la città vecchia, la fermata dell’autobus, i negozi. Si parla di una Bari di fine anni Novanta nella prima parte e dei primi anni del 2000 nella seconda:
“Bari si era presentata con un abito diverso da quello sgualcito che indossava quando ero partito. I palazzi di Punta Perotti erano stati fatti esplodere ed era come se la città avesse ripreso a respirare, a guardare oltre, riappropriandosi del suo orizzonte. E anche il teatro Petruzzelli, emblema della voglia di riscatto di un’intera cittadinanza, era stato finalmente ricostruito e riaperto tornando a essere il cuore pulsante della vita culturale barese, la sua anima, il suo orgoglio. Abbattimento e ricostruzione”.
La veste grafica di questa seconda edizione di Giro di vita, sia in copertina che tra le pagine, richiama la musica, per la precisione il walkman e le musicassette. La musica è sempre presente: a tutto volume nella stanza di Gabriele, alle feste con gli amici, negli auricolari della sorellina Martina, tra le strade della città. Il walkman fa pensare all’isolamento che si ottiene con le cuffie. La testa si riempie di note e il resto del mondo è tenuto fuori. Rispecchia un po’ l’atteggiamento del Gabriele 18enne, sordo per scelta al caos circostante e concentrato su di sé e sul suo mondo interiore. I tasti “forward”, “rewind” e “play” riprendono, invece, la struttura della narrazione: andata, ritorno e diversi “play” che permettono al lettore di vivere alcuni momenti insieme ai personaggi o di intrufolarsi tra i pensieri del protagonista.
La musicassetta della vita di Gabriele a volte va avanti veloce, altre volte riavvolge il nastro e preme play e poi ancora avanti veloce.
“Ed è difficile?”
“Cosa?”
“Prendere la giusta traiettoria”
“Nella maggior parte dei casi sì. […] Spesso le persone non se lo pongono nemmeno il problema. […] Continuano dritto per l’unica strada che hanno davanti senza accorgersi che a destra o a sinistra ce ne sono altre, diverse alternative da poter seguire”.
Elisabetta Tota