Silvia, rimembri ancor
quel tempo della tua prigionia,
quando in Somalia dal Kenya
il limitar di gioventù salivi?
18 lunghi mesi tristi e complicati,
dalla gioia per i portati aiuti
all’angoscia del rapimento
il passo è stato breve.
Bere e mangiare non ti han negato
e avrai forse anche chiacchierato;
e tra un singhiozzo e un pianto disperato
il Corano, da legger, ti hanno dato.
Alfine, per fortuna, sei stata liberata
i dettagli non si sanno ma a Milano,
tra gli applausi dei vicini, sei tornata
e li hai ringraziati con quella piccola mano.
Ma a qualcuno il lieto fine è dispiaciuto,
e cupo in volto, replica stizzito.
E se lì c’erano i carcerieri,
qui commentan già da ieri:
“Se l’è andata un po’ a cercare,
quella cagna col mal d’Africa,
quanto abbiam dovuto pagare
per ‘sta stronza di buonista?
Era meglio che lì restava
ora è pure un’islamista”.
Da Sallusti fino a Feltri
dai seguaci di Salvini
ai fratelli dei zucchini
è tutto un coro ‘Svergognata.
statti la’, buonista ingrata”
E tu che agli agi, ai privilegi,
ed all’opre femminili
preferisti il cooperare
per andarli ad aiutare
per quel sogno d’avvenir che in mente avevi,
or che è maggio virulento,
ti ritrovi sotto vento
Hai capito, sora Aisha?
Puttanieri e gran comari,
ciarlatani ed odiatori
danno fondo al chiacchiericcio
con cui passan le giornate.
Ma d’in su i veroni del paterno ostello
or riprendi le tue forze.
Chi non ama i chiacchiericci,
chi non parla da commara,
chi è lontano da zucchine, felpe,
oscurantisti e giornalisti ubriaconi
stanne certa, è ben contento.
E non ce ne frega niente
se per caso ti sei sposata
o se una scelta religiosa
tu, per caso, hai adottato.
Mira dunque il ciel sereno,
quelle vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi e quindi il monte.
E da lingue biforcute e politici sporcaccioni
stai alla larga cara Silvia
che son come i tuoi rapitori.
Tonio (Giacomino) Longo