Dal teatro al romanzo di Michele Santeramo sino al film di Leo Muscato: Cirano, nella quinta giornata del Bif&st 2020, si è lasciato catturare dal percorso che ha portato alla realizzazione della pellicola “La rivincita“, che, visto il rinvio dell’uscita nelle sale cinematografiche a causa della pandemia, ha dovuto “accontentarsi” di un debutto televisivo su RayPlay prima di godere di un doppio passaggio nel Festival barese.
L’ingresso al Teatro Piccinni nella serata di mercoledì è, come ormai immancabilmente richiesto, consentito previo controllo della temperatura corporea. Nell’attesa, le colonne sonore di “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” e di “C’era una volta il West” intrattengono le poche persone già in sala.
Ad un tratto, sul grande schermo, le “norme anti covid-19” cedono il posto al dettaglio di un albero d’ulivo della Murgia barese, che di lì a poco viene abbattuto sotto gli occhi arrossati e gonfi di pianto di un anziano contadino, in quella che probabilmente verrà ricordata come l’ultima interpretazione cinematografica di un dolcissimo Teodosio Barresi, scomparso lo scorso luglio, amato attore barese ricordato dal grande pubblico soprattutto per il film di Piva “Lacapagira“, in programma nei prossimi giorni proprio qui al Bif&st. L’espropriazione del terreno avviene per la costruzione di un’autostrada e la stessa sorte toccherà poco dopo alle proprietà di Vincenzo (Michele Cipriani) che, privato del suo appezzamento di terra, cade nella “porca miseria“, così come era già accaduto a suo fratello Sabino (Michele Venitucci), fioraio indebitato fino al collo.
I due fratelli cercheranno di risolvere i loro problemi prendendo strade pericolose che faranno vacillare anche i loro matrimoni. Eppure, tutto ciò che chiedono è una vita normale, ma, come dice Vincenzo in un amaro passaggio, “noi le cose normali non ce le possiamo permettere più“.
L’intera vicenda si sviluppa in pochi e ricorrenti luoghi: le adiacenti case dei due fratelli ed, in particolare, il terrazzo, il negozio di fiori, la campagna e una strada, una strada anonima, come tante altre, se non fosse per il gigantesco cartellone pubblicitario di “The Circus” con un grande pagliaccio sorridente e triste allo stesso tempo, una strada asfaltata su cui camminano i protagonisti o balla Marco, il figlio di Sabino, che, nonostante un fisico non proprio consono, vorrebbe diventare una star della danza caraibica.
Questa ridondanza di spazi ricorda il teatro da cui l’opera nasce.
Poco cinematografici sono anche i dialoghi e il ritmo dato ai dialoghi, ma ciò sembra esaltare l’interpretazione dello stesso Cipriani, che, in effetti, è uno straordinario attore teatrale prestato al cinema, e di Deniz Özdoğan nei panni di Maja, sua moglie; i due appaiono molto più realistici e comunicativi di Sabino e soprattutto di Angela (Sara Putignano), talvolta sembrata troppo distaccata dal ruolo di madre depressa e dalla dizione poco pugliese, nonostante le origini tarantine.
“La rivincita” è, dunque, un’opera dal grande potenziale, forse non completamente espresso, con il valore aggiunto di aver fotografato, con perfetto tempismo, questo orrendo periodo di estrema precarietà per il popolo italiano.
Elisabetta Tota