Un sabato sera indimenticabile quello che ha vissuto Cirano il 29 agosto al Bif&st 2020.
Sin dall’inizio, a differenza di quanto accaduto nella serata d’apertura, siamo piacevolmente sorpresi dalla presenza dei volti degli ospiti sullo schermo del palcoscenico, affinché tutti gli spettatori possano sentirsi più vicini agli oratori.
Tra le varie premiazioni di questa splendida serata, è sicuramente importante citare il Premio Franco Cristaldi assegnato a Matteo Garrone, che ha voluto essere presente con una divertentissima telefonata in diretta. Il segnale non è dei migliori, ma è proprio per questo che il dialogo con Ferzetti diventa un momento di ilarità da antologia. Siamo davanti a un Matteo Garrone estremamente umile e ciò si evince anche dalle motivazioni che l’hanno spinto ad essere affascinato da Pinocchio sin da bambino, perché il personaggio collodiano “rifugge dagli obblighi, è debole alle tentazioni“. La chiacchierata continua a essere ascoltata gradevolmente dal pubblico, mentre si alza un lieve e fresco venticello. Al termine, il produttore cinematografico Paolo Del Brocco comunica al regista che gli sarà donata una somma in denaro per la realizzazione di un lungometraggio di “Gomorra“.
Il momento più esplosivo della serata, però – ça va sans dire -, ha inizio con un inaspettato “Aué! Com stat?” urlato da un saltellante e tanto atteso Roberto Benigni.
Giunto a Bari per ritirare il Premio Alberto Sordi e il Federico Fellini Platinum Award, il nostro Pinocchietto, come soleva chiamarlo Fellini, sale sul palco in mascherina e gli viene passato un microfono sanificato. Benigni rimpiange i momenti in cui poteva calorosamente abbracciare il suo pubblico e in questa occasione avrebbe abbracciato anche il Sindaco De Caro a cui grida “Antonio vieni qua! Un bacio in bocca!” e a cui chiede si cercare per lui una casa nella città di Bari. Benigni, come è noto, parla tanto e molto velocemente, potendo così affrontare in poco tempo mille e mille argomenti, passando dai film su Pinocchio ai tre pilastri della letteratura italiana dell’Ottocento, “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi e “Cuore” di Edmondo De Amicis.
Parla di Dante Alighieri, di Woody Allen, di Fellini con cui avrebbe voluto lavorare per un film che parlasse del burattino di Collodi (un sogno che poi ha, di fatto, realizzato con la sua trasposizione cinematografica); poi ha un ricordo anche per Robin Williams, il quale lo invitò a casa sua per una cena cui parteciparono anche Steven Spielberg, Robert De Niro e Francis Ford Coppola, “tre qualunque” ironizza Benigni, con il regista de “Il padrino“, che parlava in italiano utilizzando i versi delle canzoni napoletane e il quale ad un tratto gli chiese: “What about Geppetto?“, in quanto desiderava che Benigni interpretasse la parte di Geppetto in un film su Pinocchio che lui stava preparando, proposta che, ovviamente l’attore italiano, fresco di Oscar, accettò, ma la casa di produzione fallì e il progetto fu annullato. A proposito dell’Oscar, vinto per il miglior film straniero con “La vita è bella“, Benigni dichiara di essersi insospettito solo nel momento in cui vide sfilare sul Red Carpet la divina Sophia Loren, essendo altamente probabile che avessero scelto lei per consegnargli la statuetta, e così fu.
“La vita è bella“, come racconta il nostro regista, ha dovuto superare moltissimi pregiudizi e tentennamenti “ma io lo volevo tanto perché volevo realizzare un’opera dedicata a mio padre. Sono nato in una famiglia povera, ma aristocratica. Una povertà aristocratica, una povertà che mia ha dato tutte le ricchezze“. Infatti, è a suo padre che il capolavoro cinematografico è ispirato; come il protagonista del film, il padre gli parlava dei suoi giorni di prigionia in modo divertente, edulcorandone i terribili avvenimenti. Racconta ancora Benigni che il padre tornò a casa dopo tre anni di guerra e che, dopo aver detto alla moglie “Ho pensato solo a te“, cadde in coma; la madre portò in dono alla Madonna tre anatroccoli dicendo che era tutto ciò che aveva e in qualche modo il padre riuscì a risvegliarsi. Oltre ai suoi genitori, Roberto Benigni ricorda spesso la moglie Nicoletta Braschi, compagna di vita e di carriera: “Tutto quello che ho fatto di buono nella mia vita è attraversato dalla sua luce “.
Stranamente, dopo i saluti di “Robertino”, non tutti gli spettatori restano seduti per la proiezione di “The personal history of David Copperfield” che vanta un cast eccezionale di cui ricordiamo Dev Patel, Hugh Laurie e Tilda Swinton. Davvero un peccato per chi non ha potuto godersi un film divertente e travolgente, che, per un momento, ha fatto credere a tutti di essere a bordo di un’imbarcazione durante una tempesta, sensazione resa ancora più reale dal vento sempre più forte che soffiava su Bari, trasformando Piazza della Libertà in un cinema 4D.
Il film di Armando Iannucci, regista italo-scozzese, ispirato all’opera di Charles Dickens, è una trasposizione cinematografica delle avventure del piccolo protagonista costretto a subire le angherie del patrigno, del preside e del proprietario della fabbrica in cui si ritrova a lavorare come garzone. Così come nel romanzo di formazione dickensiano, nel film vediamo David crescere, cadere, rialzarsi, innamorarsi.
Un film in linea con il clima romanzesco della serata, con quei richiami fiabeschi, quelle avventure che in alcuni tratti avvicinano David al personaggio di Pinocchio, mentre lo stile cinematografico sembra richiamarsi a “Neverland – Un sogno per la vita” di Marc Forster, attraverso le fusioni di realtà, fantasia e scrittura e utizzando colori accesi, accattivanti e magici, proprio come è stata questa serata per Cirano.