“Eppure credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ più di silenzio, forse qualcosa potremmo capire.” (Federico Fellini per Roberto Benigni – La voce della luna, 1990)
Eccoci giunti all’ultimo appuntamento di Cirano con il Bif&st 2020.
Domenica 30 agosto, in una gremita Piazza della Prefettura, Felice Laudadio apre malinconicamente la serata finale e si rivolge agli “odiatori” che nei giorni scorsi hanno attaccato e criticato duramente l’organizzazione del Bif&st e, in particolare, la serata in compagnia di Roberto Benigni, ricoperta di “insulsi commenti intorno al fatto che la cultura deve morire”, dichiara il direttore artistico del festival.
In effetti, anche Cirano ha pensato – sottolineandolo di volta in volta – che qualcosa avrebbe potuto essere gestita meglio durante tutta la kermesse, come gli ingressi al cinema Galleria o l’assenza delle gigantografie dei volti degli oratori sullo schermo in quasi tutte le serate, come, appunto, è accaduto anche domenica.
È doveroso, però, tenere a mente le poche gocce di tempo a disposizione per mettere in piedi queste nove giornate e, quindi, soffermarsi sulla riuscita complessiva dell’evento, che, comunque, ha regalato nuova vita culturale alla città di Bari dopo i difficili mesi di lockdown.
Vista così, è la vittoria del cinema, la vittoria della cultura e probabilmente, in alcuni casi, sarebbe opportuno osservare un po’ di quel “silenzio” felliniano cui facevamo riferimento in apertura d’articolo.
Si prosegue con la proclamazione dei vincitori e il Cirano è lieto di veder assegnare il premio di miglior regista a Evgeny Ruman per il suo “Golden voices” (qui recensito nei giorni scorsi), per il quale ha ricevuto un riconoscimento speciale anche l’attrice Maria Belkin, mentre i premi per miglior attore e miglior attrice sono andati rispettivamente a Niels Schneider per “Sympathie pour le diable” e Lauren Coe per “Nocturnal”.
Appare, poi, sullo schermo una foto del 2009 che ritrae Ennio Morricone a braccetto con Mario Monicelli mentre scendono le scale del Teatro Kursaal Santalucia in occasione del Festival di Bari. Un’immagine ricca di storie e di arte, di fusione tra musica e cinema, connubio di cui quest’ultima serata vuole essere espressione attraverso il tanto atteso concerto / tributo al maestro Morricone: “Abbiamo – afferma Laudadio – deciso insieme al Maestro Emanuele Arciuli, direttore artistico del Bari Piano Festival, che le serate finali dei due Festival coincidessero, trovando un momento di sintesi per segnalare ancora una volta l’incrocio tra forme diverse ed espressioni diverse culturali, tra cinema e musica, anche perché la musica è parte integrante del cinema e viceversa”.
Sul palco di Piazza della Libertà appaiono due pianoforti in attesa dei due artisti ospiti della serata: Gilda Buttà, che ha collaborato per oltre 25 anni con Ennio Morricone, e Cesare Picco. I due pianisti si presentano in abito scuro, composti e timidi, ma, una volta seduti davanti ai tasti bianchi e neri e illuminati sullo sfondo da luci colorate, iniziano a stregare la piazza intera, immergendola tra i protagonisti di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, “Metti una sera a cena”, “Il deserto dei Tartari”, facendoci correre in bici con Alfredo e Salvatore in “Nuovo Cinema Paradiso”, trasmettendoci le emozioni di Novecento ne “La leggenda del pianista sull’oceano” o cullandoci con le note di “C’era una
volta il West”.
Le teste degli spettatori seguono la musica dondolando, gli innamorati si guardano o si stringono la mano, nonostante una sedia vuota li separi (nel rispetto delle misure anti covid), il vento sposta i capelli del pubblico di qua e di là come fosse mosso dalla musica, quello stesso vento che secondo Picco “è uno dei problemi per i pianisti” causando la danza dei fogli dello spartito.
L’esibizione è seguita dalla proiezione di due opere del regista Alessandro Piva.
La prima è “Vite Spezzate”, cortometraggio che trae spunto dall’omonimo spettacolo teatrale diretto da Teresa Ludovico, in cui vengono raccontate storie drammatiche di morti bianche. Interprete mirabile di una delle testimonianze all’interno del corto è Michele Cipriani, che, durante questa edizione del Bif&st, abbiamo già potuto ammirare nei panni di Vincenzo in “La rivincita” di Leo Muscato.
Infine, in ritardo sulla tabella di marcia, viene proiettato, per il suo 20esimo anniversario, il film “LaCapaGira”. Come tutti sappiamo, è una storia di spaccio e gioco d’azzardo, in una società barese estremamente maschilista. Scorrono sullo schermo le strade di Bari, le stesse che ci circondano in quel momento, e tutte le più comuni espressioni baresi risuonano nella piazza. I dialoghi sono quasi esclusivamente in dialetto, ma per renderli
comprensibili a tutti, sono accompagnati dai sottotitoli in italiano. Come testimonia Piva, salito sul palco prima della proiezione, la sceneggiatura era stata presentata a Roma con testo a fronte “come l’Eneide. Ma ci hanno riso in faccia”. Il regista, però, non si è dato per vinto e ha deciso di girare il film a Bari “con due soldi”. Viene ricordato Teodosio Barresi, anch’egli presente nel cast de “La rivincita”, scomparso poche settimane fa, che, ne “LaCapaGira” Interpretava Peppino, protagonista di una delle scene più famose del film in cui riversa su Minuicchio e Pasquale un fiume di parolacce, per poi andar via; a distanza di 20 anni, quella scena si è persino trasformata in un video di Tik Tok, in cui ragazzi di 15 anni imitano il bizzarro personaggio.
Il Bif&st 2020 ha, dunque, scelto di aprire e chiudere queste nove giornate con la proiezione di due film legati al territorio barese: “La ragazza con la pistola”, girato a Polignano, Conversano e Gravina, e “LaCapaGira”, che ha avuto come set cinematografico la città di Bari.
Felice Laudadio pensa già alla prossima edizione, e annuncia che il Bif&st 2021 si svolgerà presumibilmente tra settembre e ottobre e non in primavera, perché, purtroppo, a causa dell’emergenza Covid, non sono stati prodotti altri film.
La sfida quindi continua, ma dopo il successo dell’edizione di quest’anno possiamo essere fiduciosi che la cultura e l’arte avranno sempre la meglio.
Perché, come affermava Fellini, “Non c’è inizio. Non c’è fine. Esiste solo l’infinita passione per la vita”.
Elisabetta Tota