Quando: Lunedì 5 luglio 2021
Dove: Teatro Petruzzelli di Bari
Cosa: musiche di Glinka, Ravel, Dvorak
Chi: Orchestra del Teatro Petruzzelli diretta da Hans Graf con al pianoforte Mikhail Pletnev
Come: Divinamente, hanno suonato divinamente
Queste le informazioni semplici dell’ultimo eccezionale concerto di questa lunga Stagione – o, per meglio dire, allungata – Concertistica del Teatro Petruzzelli, proseguita in piena estate pur di permetterci di godere di esecuzioni incantevoli e pregevoli nel fresco artificiale e godibilissimo che ci accoglie tra gli stucchi e i velluti del nostro Politeama. In realtà, a testimoniare il sopraggiungere del gran caldo, basterebbero le mise “irregolari” indossate dal direttore d’orchestra e dal pianista: la giacca lascia il posto, per entrambi, a raffinatissime camicie nere che rendono ancora più solenni i loro movimenti ieratici e leggeri allo stesso tempo.
Si inizia con l’Ouverture dall’opera “Ruslan e Ljudmila” di Michail Glinka, considerato uno dei padri della musica russa, nonostante fosse, nei fatti, un geniale dilettante. Il padre lo voleva alto funzionario amministrativo e non ricevette mai una vera formazione musicale, che si conquistò negli anni della maturità e grazie all’amore incondizionato nei confronti della musica italiana ed europea in generale, le cui tracce risuonano generose nelle sue composizioni di forte matrice naturale russa.
Il direttore Hans Graf, austriaco classe 1949, dirige in modo impeccabile l’Orchestra del Teatro Petruzzelli dall’alto della sua decennale esperienza e dei tanti riconoscimenti, tra i quali la nomina come Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore dal governo francese per aver promosso la musica transalpina nel mondo e la Grande Decorazione d’Onore d’oro per i servizi resi alla Repubblica d’Austria. Dirige con le braccia e con tutto il corpo: ora sorride, ora si abbassa sulle gambe per indicare un “piano”, quasi salta per dare il senso dell’accelerazione degli “allegri”.
E’ sul Concerto in Sol maggiore, per pianoforte e orchestra di Maurice Ravel, che si palesa la star della serata, il pianista non convenzionale Mikhail Pletnev, che già a 13 anni dimostrò di possedere un talento naturale verso lo strumento. La sua bravura e caparbietà gli hanno permesso di intraprendere una folgorante carriera pianistica sia come esecutore che come compositore. Soprattutto nel 1990, col plauso e l’assenso di Mikhail Gorbachev, fonda la Russian National Orchestra (RNO), ossia la prima orchestra non governativa, finanziata privatamente e, di fatto, oggi una delle orchestre più importanti, blasonate e richieste di tutto il mondo, di cui egli è Direttore.
L’incantesimo è immediato: le sue dita leggere diventano il tramite per questa scrittura per orchestra e piano in cui indoviniamo le frequentazioni americane di Ravel grazie ai rimandi brillanti e e graffianti alla Gershwin, per poi ritornare su toni più incantati, magistrali, accademici. Pletnev non è accomodato su uno sgabello, ma su una sedia. Nei momenti in cui il pianoforte non è previsto lui porta indietro la schiena sullo schienale, si accomoda, allunga le braccia verso il basso in attesa del suo turno. In quell’attesa si rivela tutta la sua fama di artista tranquillo, sereno, interessato unicamente alle cose che destano la sua attenzione, totalmente e pacificamente disinteressato alle facezie, le banalità, le noie.
Gran finale con la Sinfonia n.8 in Sol maggiore, op.88 di Antonin Dvorak e i toni fiabeschi in cui si indovinano tutte le tappe del viaggio dell’eroe di Joseph Campbell, in cui i caratteri bucolici iniziali, che si trasformano in malinconici ed emotivi, culminano in una chiusura dai toni di speranza, di male vinto, di futuro radioso.
Applausi scroscianti, orchestrali soddisfatti e festosi, pubblico grato.
Non vedevamo l’ora di ritornare ad accomodarci su queste poltroncine di velluto per godere della bellezza senza tempo della musica classica, dell’energia che trasmette un’orchestra, di affidarci alla fermezza e ai talenti di chi dirige e suona in modo perfetto. Ne usciamo felici e riconoscenti per l’ora e mezza di puro incanto e di sogno in questa notte di mezza estate.
Alida Melacarne