Vittime o carnefici? “La scuola cattolica“ di Stefano Mordini indaga su di una generazione, portando al cinema il romanzo di Edoardo Albinati sul Massacro del Circeo

Nascere maschi è una malattia incurabile.“ (Edoardo Albinati)

Era settembre del 1975 quando una storia di efferata violenza riempì le pagine della cronaca italiana: il cosiddetto massacro del Circeo. È difficile dimenticare le immagini che vennero prontamente diffuse dai giornali, in particolare quella di una ragazza con il volto sanguinante e tumefatto, all’interno del bagagliaio di una 127 bianca.

Una storia che, oggi, nelle sale cinematografiche, ci viene raccontata dal regista Stefano Mordini nel film “La scuola cattolica“, presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2021 e tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati, vincitore del Premio Strega 2016.

Sarebbe un errore recarsi al cinema credendo di assistere ad una ricostruzione storica dei fatti, con relative indagini, processi e comminazione di pene.
Questo film è ben altro!

È il titolo a rivelarci la volontà dell’autore del libro, prima, e del regista, poi, di indagare su ciò che ha scatenato tanta inaudita violenza e su quanto una formazione cattolica in un istituto scolastico religioso possa aver contribuito a generare dei comportamenti così incredibilmente cruenti, quasi inenarrabili.
Ed ecco che, attraverso una voce narrante fuori campo, proprio quella del giovane Edoardo Albinati, anche lui alunno della stessa scuola cattolica maschile, conosciamo le vite di questi giovani romani e le loro benestanti famiglie.
Conosciamo i loro insegnanti, le loro case, i loro atteggiamenti camerateschi, le loro prime pulsioni sessuali, i loro atti di bullismo.
Conosciamo i loro genitori, spesso distratti, inadeguati punti di riferimento all’interno delle proprie famiglie. Genitori che credono di poter preservare l’“incolumità” dei propri figli attraverso un cospicuo e puntuale esborso di denaro, in un clima politico caratterizzato da violenze e fermento quotidiani (gli anni di piombo) – su cui il regista decide di non soffermarsi – nonché in un clima sociale nel quale imperversava la convinzione della superiorità maschile.

Ma il male, spesso, si annida anche, e forse soprattutto, nelle pieghe di un ceto sociale caratterizzato da famiglie facoltose e ipocritamente perbeniste.
È proprio tra i giovani appartenenti a queste famiglie che nella prima parte del film si manifesta una iniziale violenza, tuttavia ancora latente, ancora inesplosa. E poi avviene l’incontro con Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, due ragazze giovani e spensierate che appartengono a delle famiglie modeste e che abitano nel quartiere popolare della Montagnola. È un certo Carlo a conoscerle casualmente e a presentarle a quelli che si trasformeranno nei loro carnefici, Angelo Izzo e Gianni Guido, a cui si aggiungerà più tardi Andrea Ghira. E poi l’inganno. Una festa in una villa sul mare. Una trappola letale. Ed è solo l’ultima mezz’ora del film a raccontarci in maniera cruda e realistica le violenze, i soprusi e il massacro, l’inaudito, cruento, atroce, efferato massacro, durante il quale Rosaria perderà la vita e dal quale Donatella si salverà, facendo credere ai suoi aguzzini di aver raggiunto il loro scopo: uccidere, eliminare anche lei.

Non deve essere stato semplice per il regista tradurre in una pellicola di un’ora e 46 minuti un libro di più di 1200 pagine. Guardando il film, infatti, in alcuni momenti, si ha quasi la percezione che nella narrazione sia stato tralasciato qualcosa, cioè che alcuni aspetti della storia non abbiano avuto il giusto rilievo e lo spazio che meritavano. Ma il film sa catturare ugualmente e sa convincerci fino in fondo di quanto la scuola e la famiglia, nelle nostre vite imperfette, giochino un ruolo fondamentale e concorrano a creare in ciascun individuo la capacità di discernere il Bene dal Male, la capacità di operare delle scelte nella totale consapevolezza di tutto ciò che ne deriverà, la capacità di decidere se nella vita vuoi essere vittima o carnefice.

Un film più che apprezzabile e godibile, dunque, che viene anche impreziosito da un eccellente cast, formato da attori del calibro di Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Valentina Cervi, e ancora da validissimi interpreti emergenti come Benedetta Porcaroli (che interpreta Donatella Colasanti), Federica Torchetto (Rosaria Lopez), Luca Vergoni (Angelo Izzo), Francesco Cavallo (Gianni Guido), Giulio Pranno (Andrea Ghira).

Ornella Durante

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1 commento su “Vittime o carnefici? “La scuola cattolica“ di Stefano Mordini indaga su di una generazione, portando al cinema il romanzo di Edoardo Albinati sul Massacro del Circeo

  1. Nicola Raimondo Rispondi

    Molto bello. Lo andrò a vedere. Anche per cercare di capire la vietata visione ai minori di anni 18

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