Aveva 18 anni. Giocava nella nazionale juniores di volley, amava andare in bici. È stata decapitata dai combattenti talebani Mahjubin Hakimi. La sua colpa? Quella di non aver smesso di allenarsi.
I suoi genitori sono stati minacciati di morte, in caso la notizia fosse trapelata da loro. Due sue compagne sono riuscite a fuggire all’estero, le altre si nascondono dalla furia talebana, o vivono costrette nelle condizioni imposte dalla Sharia, secondo l’interpretazione talebana. Una catena assurda di dolore che non si spezza, un’altra sorella vittima di una furia oscurantista.