I venti di guerra che stanno soffiando in Europa ci ricordano quanta violenza possa esserci dietro chi prova a impadronirsi degli esseri umani e del loro diritto a abitare in un luogo, coabitare con persone di più estrazioni socio-culturali e spostarsi da un luogo all’altro.
Una violenza che la diaspora africana conosce bene. La tratta degli schiavi, che ha riguardato sia la deportazione di africani in Nord America, che dalle colonie europee verso la madrepatria, è una delle vergogne più becere di cui l’umanità si è macchiata. Visti i recenti episodi – e siamo al Terzo Millennio Dopo Cristo – e niente è stato imparato, la vergogna pare destinata a ripetersi.
Le arti e la bellezza, che l’odio tende a soffocare perché vettori di libertà, sembrano essere l’unico antidoto alla morte e al dolore. Con questo spirito, l’associazione “Nel Gioco del Jazz” si propone di diffondere il jazz internazionale, una musica senza confini, nella propria rassegna, a cura del Presidente Donato Romito e della direzione artistica del M° Roberto Ottaviano e del M° Pietro Laera.
Proprio Roberto Ottaviano, al sax alto e sax soprano, ha portato sul palco del Teatro Forma di Bari il progetto “African Flowers” con Byron Wallen, trombettista di fama mondiale, che ha suonato con David Murray (già ospitato da “Nel Gioco del
Jazz” e recensito dal nostro giornale: https://www.ciranopost.com/2021/07/10/e-il-jazz-revenge-fest-1-dellassociazione-nel-gioco-del-jazz-prosegue-con-il-david-murray-trio/ ), oltreché con Wynton Marsalis, con gli Incognito e con gli Style Council, tra infinite altre collaborazioni. Originario del Belize, e londinese di seconda generazione, Wallen annovera nella formazione “italiana” altri musicisti di lungo corso e esperienza: Enzo Zirilli alla batteria, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Alfonso Santimone al pianoforte.
Nota di stile: le scene e le luci della serata sono particolarmente curate e eleganti, in ricchi toni gioiello, zaffiro, oro, ametista, topazio, segno tangibile delle maestranze, artisti assieme agli artisti, che rendono possibile lo spettacolo.
La partenza, affidata a “Orange Grove” di Harry Miller, offre subito il bouquet di fiori africani da tutto il mondo: può essere una festa in una nazione bagnata dal Golfo di Guinea, o un Mardi Gras a Notting Hill, o ancora una notte balsamica nel Delta del Mississippi. La compresenza di musicisti così bravi e equivalenti lascia spazio a lunghi assoli divertenti oltre il mero virtuosismo, che nulla tolgono a interplay variamente composti e intervallati. Questa pratica, magistralmente calibrata lungo tutto l’arco del concerto, non solo lo ha movimentato, ma ha anche permesso ai musicisti di donarsi al pubblico abbattendo la barriera della frontalità e trasformando il contesto teatrale quasi in un’atmosfera di club, di intesa e incitazione.
Naturalmente, in tutto questo spiccano i numeri di Wallen, evidenti in ogni pezzo, in una setlist tutta dedicata a musicisti africani, e tra loro, ampio spazio è riservato agli ottoni, da Mongesi Feza a Johnny Dijani, fino a un bellissimo, lungo, perduto medley in tributo al pianista sudafricano Abdullah Ibrahim, i black flowers della storia del jazz in superficie, ma nel profondo della storia delle deportazioni, delle schiavitù e delle umiliazioni di un intero continente e dei suoi figli, si sprigionano in tutti i loro profumi e colori.
Il prossimo appuntamento con la rassegna di “Nel Gioco del Jazz” è già mercoledì 9 marzo con “Le voci di Genova”, con Serena Spedicato, Giorgio Vendola, Nando Di Modugno e Vince Abbracciante, presso il pub “La Dolce Vita” di Bari.
Beatrice Zippo
Photo credits Gaetano De Gennaro e Beatrice Zippo