“Gli amici sono la famiglia che scegliamo da soli.” (Eustache Deschamps)
Teatro Abeliano di Bari pieno ed entusiasta per il debutto, nell’ambito della rassegna “Un teatro da favola” organizzata dalla Compagnia “Teatrificio 22”, di “Una famiglia“, spettacolo scritto e diretto da Claudia Lerro che vede sul palco, insieme alla stessa Lerro, Vito Signorile, Giusy Frallonardo e la giovanissima Michela Masciavè.
Un tema delicato, urgente e quanto mai attuale: quattro solitudini che si incontrano, si scontrano, si fanno reciprocamente del male e si accarezzano. Nella disperazione, nel vuoto delle rispettive esistenze, ciascuno trova uno spiraglio, una strada possibile, un nuovo focolare attorno al quale “fare famiglia”; ciascuno diventa come un dono di Natale per l’altro e, come in un Natale tradizionale, vengono restituiti ruoli, ritualità, stupore e calore. Resta intatto il proprio bagaglio di dolore, di contraddizioni, di resistenza al cambiamento, ma con una nuova speranza: quella di essere amato, accolto, ascoltato, abbracciato.
Sulla scena quattro personaggi: Vittorio (Vito Signorile), avvocato in pensione, vedovo amaro e dolente, lontano dal suo unico figlio che ha rifiutato perché incapace di accettarlo fino in fondo; Teresa (Giusy Frallonardo), scrittrice dalla vita tarpata e irrisolta, che solo nelle parole vergate trova pace e riesce a dipanare il suo tormento interiore; Claudia (Claudia Lerro), donna che vive ai margini, che mastica e sputa un’esistenza fatta di violenza, rabbia e vita rubata, custode di un unico tesoro, e sua figlia Michela (Michela Masciavè), una ragazzina che la protegge, la giustifica, la perdona perché riconosce il suo amore autentico, viscerale anche se spesso sguaiato e maldestro.
Un incontro casuale porta i quattro ad intrecciare le rispettive vite, li chiama ad uscire da sé per farsi carico dell’altro, prima in modo forzato, quasi tirati per i capelli, poi pian piano imparando a sciogliere le proprie resistenze e diffidenze.
Un tema delicato, dicevamo, e quanto mai attuale in una società come la nostra in cui il tessuto familiare, gabbia ma anche rifugio, va disgregandosi lasciando le persone sole nel gestire le proprie emozioni e il bisogno di avere un focolare presso il quale trovare conforto senza giudizio, abbraccio senza parole.
Ci ha convinto la parte più “letterale” del testo, quelle riflessioni affidate alla penna di Teresa che scrive il suo libro, nelle quali più compiutamente ed efficacemente i pensieri trovano equilibrio. Suscita invece qualche perplessità il tratteggio dei caratteri dei personaggi, che meriterebbero di essere meglio scavati e disegnati, viste le loro potenzialità narrative, così da raccontare in modo più efficace la complessità del percorso attraverso il quale abbandonano il reciproco sospetto e diventano famiglia. Lo stile sguaiato e provocatorio di Claudia, in certi passaggi, per quanto voluto, ci sembra comunque eccessivo, mentre gli altri personaggi, in alcuni momenti, hanno un linguaggio un po’ artificioso e fin troppo costruito; in particolare non convince del tutto la scelta di far esprimere la piccola Michela in un modo troppo “adulto”, ben lontano da quello dei suoi coetanei. Alla giovanissima attrice va comunque il nostro plauso per la capacità dimostrata di tenere il palco, sia nel recitato che nei momenti di danza.
L’emozione del debutto ha forse spinto alcuni dei protagonisti ad enfatizzare gestualità e toni; emozione che si sentiva palpabile soprattutto all’inizio e che si è sciolta del tutto forse soltanto nell’abbraccio finale del pubblico, che ha applaudito con molto calore.
Siamo sicuri che qualche piccolo assestamento darà a questo spettacolo un maggiore equilibrio, perché il tema trattato è molto interessante e molto belli sono i quattro caratteri scelti, ciascuno portatore di drammi, fallimenti e debolezze, alla ricerca di un amore possibile, di una nuova vita, di un nuovo inizio.
Imma Covino
Foto di copertina e in chiusura di Silvio Donà
Altre foto per gentile concessione del Teatro Abeliano