Il cosmo anarchico dell’”Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp” scatena la serata terlizzese del festival “Experimenta 2022”

Spesso si tende a confondere l’anarchia con il caos, quando in realtà sono due concetti opposti: l’anarchia è lo stato di cose in cui ogni componente non ha bisogno di essere indirizzata, in quanto sa già cosa fare. Se su piccola scala è un assetto immaginabile, su numerosità più grandi sembra essere utopia. Però, pensiamo al cosmo, che non a caso proviene dalla parola greca che significa anche “ordine”, in contrapposizione al “caos”: per molte e molti si muove per precisa volontà di un ordinatore, ma è diffusa la visione per cui piccoli pezzi della mente ordinatrice siano presenti in ogni corpo spaziale, tanto da rendere superflua l’esistenza di un centro che imprime la direzione. Ogni parte può essere onnipotente, pur consapevole del proprio eterno movimento.

È in questa immaginazione semplice, eppure liberatoria, che si incardina il concetto dell’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp, un collettivo ginevrino, fondato da Vincent Bertholet (contrabbasso) e da Liz Moscarola (voce e violino), un nome “onnipotente”, per l’appunto, derivante da analoghi di grandi formazioni africane come Orchestre Tout Puissant Konono N°1, Orchestre Tout Puissant Oscar Kashama e Le Tout Puissant Orchestre Poly-Rythmo.

Un’orchestra di dodici elementi (almeno nella formazione del concerto attuale, che tuttavia varia di data in data), con due batterie, xilofono, contrabbasso, violoncello, basso, chitarra, trombone, tromba, violini, senza un direttore. Proprio così, un’orchestra senza direttore, dove ognun* sa cosa fare, ognun* sa dove stare, ognun* sa cosa suonare, senza che qualcun altro gli dica come.
Tutte le etnie sono rappresentate, così come i generi.

Il disco, il loro quinto, è “We’re OK, but we’re lost anyway”.
L’omaggio a Marcel Duchamp appare da subito evidente. L’invenzione di una delle pratiche riconoscitive dell’arte surrealista si ascrive, tra gli altri, proprio al grande artista francese, pittore della Gioconda coi baffi “LHOOQ” e artefice dell’orinatoio “R.Mutt”, ossia il cadavre exquis: un foglio di carta, piegato in più parti, su cui ogni artista, senza vedere cosa hanno disegnato gli altri, disegna qualcosa, dando vita a creazioni dall’apparenza mostruosa e insensata, ma con un sentimento condiviso che è l’unione delle creazioni.
Questo spiega perfettamente sia lo standing dei musicisti sul palco, ognuno col suo stile, con il suo strumento e con la sua presenza scenica, che il suono dell’Orchestra onnipotente, in cui elementi, generi, esperienze, tecniche, formano un caleidoscopio che in teoria si potrebbe definire scoordinato, nella pratica ha tirato fuori un concerto gagliardo, divertente, bello da ascoltare, da guardare, da ballare, da godere. Un conciliabolo apparentemente inconciliabile, che tira invece fuori una coralità che nell’impressione ricorda gli Arcade Fire, ma in versione molto meno patinata, per niente wikipediabile.

Il concerto è la terza parte del festival multicodice “Experimenta”, alla XXIII edizione, che nasce con i patrocini dei Comuni di Alberobello e di Bari, con l’organizzazione della cooperativa Herostrato e Time Zones e la media partnership di Rai Radio3, ospitato al sempre interessante MAT di Terlizzi, dopo la prima parte all’Auditorium Diocesano Vallisa di Bari e la seconda presso il Trullo Sovrano di Alberobello, e prima del gran finale a Spazioporto di Taranto.

Per immaginare il suono dell’OTP Marcel Duchamp, bisogna innanzitutto immaginarsi l’electronic rock and roll dei Devo e lo xilofono post punk dei Violent Femmes, però declinato in più e più presenze folkeggianti sul palco, come in quei presepi le cui statue si sono stratificate da acquisti avvenuti in anni diversi, con un risultato però bellissimo. Non è tutto, c’è il wording sugli ottoni pseudoreggae, ci sono le percussioni possedute da un irresistibile ritmo calypso, c’è il rapcore mescolato agli archi, ci sono i Röyksopp riportati all’ovile della neosinfonica, ci sono i Sigur Rós nei loro momenti più poetici e sognanti. C’è tanta Africa, ma anche tanti oceani, e tanto Artico. È così affollato, ad ogni battuta, il panorama musicale, da offrire suggestioni a ogni battuta.

Una grande abbuffata di suoni che, pur tuttavia, restituisce un insieme incredibilmente armonioso e digeribile anche alla parte più distratta del pubblico, numeroso, danzante, divertito.
Il cosmo in continuo movimento dell’OTP Marcel Duchamp, dopo averci fatto fare un altro giro sulla sua orbita, ci riporta sul Pianeta Terra, più contenti di come eravamo prima.

Beatrice Zippo
Foto di Beatrice Zippo

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.