Rimanere orfani è sempre un’esperienza terribile ma se avviene perché l’unica persona che si curava della vita di due bambine è stata uccisa da un poliziotto crudele che veniva dalla “città di sopra” tutto diventa più terribile.
In un mondo distopico in cui una città “di sopra” ricca, ordinata e governata da un’oligarchia di scienziati si contrappone ad una “città di sotto” senza regole oppressa dalla povertà e dalla violenza, la legge del più forte è l’unica veramente rispettata.
La selezione naturale consiste nella capacità di sopravvivere, poco, alle necessità degli altri (vi sembra proprio così lontana da alcune realtà del nostro pianeta?).
Violet (Vi) sente la responsabilità di gestire Powder, troppo piccola e troppo scioccata dalla morte della madre e dalla violenza per riuscire a trovare il proprio equilibrio, che la porterà ad essere “differente” e genererà la crisi da cui nascerà il dramma finale.
Violet, pur convivendo con la sua violenza, è troppo psicologicamente debole e fragile per riuscire a sopportare il peso della sua e dell’altrui infelicità, tanto da abbandonare l’amata sorella perché ormai la definisce una Jinx (termine non traducibile letteralmente perché vuol dire sfiga, ovvero dispregiativo per indicare una iettatrice/sfigata).
Alle due donne si contrappongono, nella “città di sopra”, due uomini giovani, due scienziati che, in barba alle regole di prudenza imposte dalla comunità scientifica, cercano di controllare la forza immateriale che consentirà di ottenere grandi miglioramenti nella vita degli esseri umani.
La loro ricerca però, alla fine, non sarà utilizzata per la pace ma per opprimere ulteriormente gli inferiori.
Tutto si intreccia con il conflitto, prima latente e poi esploso, tra le due città.
Personaggi la cui vite e caratterizzazioni disegnano un quadro complesso e drammatico che si conclude con un finale quasi shakespeariano ed emotivamente coinvolgente.
Arcane è una serie animata trasmessa su Netflix, pensata come prequel del gioco Arcane: League of Legends.
Non bisogna però lasciarsi influenzare dall’origine ludica di questo dramma animato.
La tecnica utilizzata, con maestria, è quella del disegno combinato con la computer grafica riuscendo a rendere le immagini, pur nel genere fantasy-steampunk in cui si colloca la serie, in alcuni momenti piccoli scampoli di arte visiva.
Le musiche rappresentano uno dei punti di forza della serie.
Originali e non, sono tutte eseguite e cantate in modo coinvolgente, soprattutto la sigla, “Enemy” degli Image Dragons x J.I.D., combinazione di rap e musica con una maggiore melodia, e la bellissima “What could have been” cui Sting presta la sua sempre incantevole voce.
Va segnalato qualche problema di traduzione che in italiano non restituisce il linguaggio duro e disperato della versione originale, forse per la difficoltà di rendere lo slang dei personaggi “cattivi” in lingua italiana (verrebbe da dire che si potrebbe usare uno slang cittadino, forse anche da cercare sulla strada e magari non solo nelle università).
Insomma, una serie di 9 puntate ad alta drammaticità che vale la pena di vedere e che non è di certo adatta ai bambini e agli adolescenti (anche la casa produttrice la classifica 16+).
Marco Preverin