Giunta quest’anno alla sua terza edizione, “I Solisti” è una rassegna speciale di lezioni/spettacolo del Teatro Abeliano di Bari, ideata da Vito Signorile, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. Padroni assoluti del palcoscenico, ogni giovedì attori del teatro contemporaneo pugliese incontrano il pubblico in modo “ravvicinato”, raccontandosi e offrendo piccoli saggi, ricordi, curiosità e aneddoti della loro vicenda umana e professionale. Elemento caratterizzante e, per certi versi, punto di forza della rassegna, è la possibilità offerta al pubblico di interagire con gli attori, ponendo loro domande di ogni genere; occasione del tutto inusuale e quindi estremamente preziosa.
Il 6º appuntamento ha avuto come protagonista assoluta della serata Tiziana Schiavarelli con il monologo “Mi chiamavano il feroce Saladino”. Era questo il modo in cui sua madre la chiamava da piccola, a sottolineare quella che lei stessa definisce ben più di un semplice eccesso di energia infantile, quanto piuttosto una sorta di “ferocia”, una inquietudine intima e indomabile, un bisogno pressante di essere al centro del mondo e delle cose. E dal racconto della sua infanzia emerge effettivamente la necessità di incanalare tutta questa energia compressa, che esplodeva a tratti in modo quasi inconsulto (come quando ha pensato bene di intrufolarsi sul palco per partecipare abusivamente al saggio di danza della sorella maggiore), e che Tiziana ci racconta in un esilarante percorso che parte proprio dalla sua infanzia per arrivare fino al suo debutto in palcoscenico (a Cuneo, chi l’avrebbe mai detto?).
A dodici anni Tiziana Schiavarelli voleva fare la cantante. Assolutamente. Ma poi anche la batterista. Assolutamente. Ma poi per caso, per amore di un chitarrista che le aveva rubato il cuore (e che ancora stabilmente lo occupa), complice l’indisposizione di un’attrice, spinta sicuramente dall’energia e dalla passione che covava dentro, è salita su un palcoscenico e lì ha trovato l’equilibrio, il linguaggio, il ritmo. E se stessa.
La Schiavarelli sul palco è forza e dolcezza, è padrona di casa che accoglie il pubblico e racconta, è vera anche quando recita altro da sé, nell’esercizio di quest’arte necessaria e salvifica che è il teatro. Ci parla della sua vicenda umana e professionale con emozione e pudore, e non importa se quello che dice è del tutto corrispondente ai fatti, alla memoria o alla fantasia. Ci piace seguire il racconto della vita di un feroce Saladino, di una energia incontrollabile; ci piace ascoltare episodi e ricordi, entrare in quello squarcio di vita che lei decide di condividere.
Sola sul palco a raccontare se stessa, la Schiavarelli ha un profondo rispetto per chi la ascolta. Non va a ruota libera, contando sull’affetto e la condiscendenza del pubblico, ma cuce, taglia, ricama su un canovaccio solido, su anni (tanti!) di mestiere, di parole, di emozioni.
Quando scende dal palcoscenico sembra più piccola, persino disarmata.
Sorride e chiacchiera, ma quasi con timidezza.
Il feroce Saladino è rimasto imprigionato tra le pieghe del sipario chiuso alle sue spalle.
Imma Covino
TRA TANTI DISASTRI CONTEMPORANEI CHE HANNO INTRISTITO E MOLTIPLICATO SOLITUDINI, FA PIACERE INCONTRARE CHI SI ESPRIME NEL PROPRIO LAVORO CON PASSIONE.
GRAZIE.
Vito Signorile