La settimana sportiva: l’analisi di Spal – Bari

La verità è che con questo Bari c’è poco da stare allegri e soprattutto da stare sereni. Il crepacuore è una costante quando gioca il Bari per i suoi tifosi. Qualcuno, nei 115 anni di storia, ci ha anche lasciato la pelle per le emozioni che provocano i biancorossi quando scendono in campo. E sabato, magari, nessuno ci ha lasciato la pelle per fortuna ma il cuore è arrivato in gola a tanti presenti al “Mazza”, ma, credo, anche ai tifosi seduti sul divano davanti alla TV.

Non si può, sull’1-4, concedere campo, tempi, spazi e speranze ad un avversario colpito a fondo e nell’anima, ad un avversario che chiede soltanto che la sofferenza finisca quanto prima, prima che possa subire il quinto ed il sesto gol.
No, non si può e non si deve.

E questo, forse, è il limite o forse uno dei limiti di questa squadra capace di divertire ma anche di far soffrire e talvolta pure incazzare i tifosi, perché se fosse capace di gestire certe gare già vinte, se fosse capace di mettere giudizio in campo evitando di andare alla garibaldina e magari vincere pure come ha vinto ieri senza giudizio, allora potrebbe davvero puntare alla A, non dico ad occhi chiusi ma quasi, insomma il Frosinone non sarebbe, poi, così lontano. Ed invece ecco il Bari che riscalda gli animi avversari, li fa prendere coraggio, li fa, forse, illudere in un clamoroso recupero, fa resuscitare e rimettere in pista giocatori dimenticati, finiti nell’oblio (mi riferisco a Nainggolan, ma più in generale il Bari è il medico giusto per resuscitare attaccanti all’asciutto da mesi, per squadre in crisi da mesi, il Bari è sempre stato una naturale medicina), insomma fa di tutto per rovinarsi e complicarsi la vita. Ma, ripeto, questa è una costante del Bari da sempre. Sono poche, infatti, le prestazioni che hanno convinto i tifosi, spesso si è vinto senza merito, senza mettere giudizio in campo e soprattutto tantissime volte ha perduto meritatamente. Ad esempio l’Ascoli ed il Perugia, senza strafare, hanno vinto a Bari giocando partite giudiziose, al Bari vedere giudizio in campo non capita quasi mai. Del resto lo dice anche Mignani, non lo dico io, alle volte qualcuno mi accusa di essere catastrofista, se lo sono io lo è anche Mignani.

Ieri il Bari nel giro di otto minuti contati sul mio cronometro che avevo sul desk della tribuna stampa, devo dire strettissima dove tra sedile e desk a stento ci stava la mia pancia ed il pc, forse l’uno neo in uno stadio perfetto sia dal punto di vista organizzativo che funzionale (buono e gradito il caffè offerto, tramite un buono cartaceo, ai giornalisti da parte dell’hostess, devo dire molto carina: a Bari manca questa figura che darebbe quel tocco di classe in una tribuna stampa ai limiti della praticabilità quasi paragonabile ad una vecchia centrale nucleare sovietica abbandonata, e soprattutto un televisore in tutte le postazioni per rivedere le immagini dubbie, cosa mai vista fino adesso se non all’Olimpico e a San Siro), ha confezionato, dicevo, ben tre occasioni da rete purtroppo tutte sbagliate, ed il timore è stato quello che da lì a poco avrebbe subito il gol perché, è noto, nel calcio chi sbaglia paga, ed invece dopo un corposo possesso palla ferrarese ottimizzato con qualche timida occasione, ecco il Bari pazzo che non ti aspetti col doppio vantaggio dove Folorunsho ci ha messo lo zampino per ben due volte: la prima col tiro che ha generato, grazie anche ad una provvidenziale deviazione di un difensore, il vantaggio, e la seconda con l’assist per Esposito che ha generato il secondo gol, ma sia chiaro, per Folorunsho sono stati gli unici due colpi, gli unici acuti in una prestazione sotto tono tra l’altro condita anche dal troppo ed ingiustificato nervosismo, con annesso cartellino giallo, e meno male che Mignani lo ha lasciato negli spogliatoi nell’intervallo, il rischio di una espulsione sarebbe stato concreto.

Molti, troppi gli errori visti ieri, tanti gli appoggi sbagliati verso Cheddira che quando ha ricevuto la palla il più delle volte l’ha persa, qualche buono spunto di Mazzotta e di Maiello, ma poi nulla più, anzi, ho registrato la dormita generale in difesa in occasione dei tre gol della Spal, e da Di Cesare e da Vicari, se permettete, mi aspetto più attenzione perché ormai, fateci caso, è una costante che il Bari becchi gol su cross.

Poi l’inserimento a tempo di record di Esposito che, un po’ come nelle belle favole, gioca a sorpresa e fa gol dando un assaggio della sua qualità calcistica, e si vede che è molto bravo e dotato di giudizio anche perché dà una mano alla squadra, un po’ come Antenucci, e se torna ad essere la promessa dell’Inter ci si potrà divertire. Lui è un attaccante vero, Salcedo non lo era.

Bellissimo e struggente il gesto dei tifosi ferraresi in occasione del gol di Antenucci quando lo hanno applaudito: ad un pezzo di cuore non si può mai voltare le spalle.

Poi occorre tener presente che la Spal aveva un bel potenziale con Moncini sulle cui tracce c’è stato il Bari lo scorso anno, La Mantia, il redivivo Nainggolan e Celia, anche se la difesa è apparsa a dir poco imbarazzante. Per fortuna di fronte avevamo un allenatore abbastanza inesperto, un allenatore incapace di leggere la partita dove avrebbe dovuto mettere più carica, impostare la gara in un’altra maniera ed invece ha prestato il fianco alle ripartenze del Bari. Non so, francamente, se De Rossi farà carriera, anche se glielo auguro.

E ad ogni modo l’unica certezza sono i tre punti che, volenti o nolenti, sono la cosa più importante e danno una spinta all’ambiente abbastanza deluso e vagamente depresso dopo le doppie sconfitte con Palermo e Perugia, ad un ambiente che, dopo aver toccato il primo posto qualche mese fa si è “imprisciato”, ed illusoriamente si aspetta la promozione ma che, in realtà, farebbe bene ad essere più realista e a pensare che quest’anno, a detta del presidente, ma anche a detta di quanto fa vedere sul campo il Bari con pochi alti e troppi bassi, l’obiettivo primario è quello della salvezza tranquilla, quello dell’assestamento in categoria e quello di tentare, possibilmente, di agganciare i playoff e, perché no, di divertirsi. E poi, a volerla mettere sulla storia a me tanto cara, Bari, che del medioevo ha solo Federico II° di Svevia a ricordarcelo, non essendo stata una “Signoria” ha espugnato il castello della Signoria Estense di Ferrara circondato dall’acqua quasi a volerne significare l’inespugnabilità, e sul suo tetto, da ieri sera, sventola un vessillo biancorosso. E così dopo i Medici, i Gonzaga, i Visconti, i Savoia, i Malatesta e gli Estensi ecco i “Mignanei”, neologismo da me creato.

La vittoria serve a non perdere di vista il quarto posto, sorprendentemente preso dal Sudtirol, che, in caso di playoff, darebbe la possibilità di saltare il turno preliminare anche se è prematuro fare i conti. Ma al di là di tutto la sensazione è che il Bari abbia una potenzialità notevole inespressa e queste sono le partite dove il Bari esprime il meglio con le ripartenze ma, per favore, non chiamiamolo “squadrone”, non ne ha i titoli, troppi i limiti.

Questa vittoria può dare slancio in vista del doppio impegno in casa dove bisogna vincere assolutamente sfruttando le mura amiche.

Massimo Longo

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