Al Teatro Forma di Bari, per la stagione «Creatures» 2022-2023 dell’associazione Nel Gioco del Jazz, si è esibito il gruppo tutto pugliese, denominato “New Aeutopia Lab”, guidato dal maestro Roberto Ottaviano. Otto musicisti sul palco, per ricordare e rielaborare le musiche che, tra il 1960 e ’70, nascevano da un incontro di musicisti inglesi, sudafricani, italiani, ma non solo, e che avevano i punti di riferimento in Keith Tippet, Mike Westbrook, Luois Moholo. Notorio è l’attaccamento di Ottaviano a questi musicisti, che in più occasioni ha avuto modo di proporci, a iniziare dal suo duo al Cinestudio con Keith Tippett all’inizio degli anni 80, ad un memorabile ed indimenticabile concerto a Ruvo di Puglia, per il Talos Festival, il 5 settembre 2004, del nostro “Canto General (altra esperienza straordinaria, tutta pugliese), con la partecipazione di Keith e Julie Tippett e Louis Moholo-Moholo (su CD per l’etichetta Ogun). Alcuni dei brani del concerto del 2004 sono stati riarrangiati e riproposti durante la serata del Forma.
Resto sempre disarmato di fronte all’umiltà e alla semplicità di Roberto Ottaviano. Per iniziare, tutto il nostro plauso va a lui, direttore Artistico della rassegna “Creatures”, e fresco di nomina quale “miglior musicista italiano dell’anno” del referendum Top Jazz 2022, indetto dalla rivista Musica Jazz, la più accreditata rivista del settore. La vincita di questo referendum non è affatto una sorpresa. Da quando è stato indetto il referendum (1982), il suo nominativo è sempre stato presente, in particolare nel 1987 nominato miglior nuovo talento, e nel 2020 come miglior album (con Resonance & Rhapsodies) ma anche secondo come miglior musicista e miglior gruppo italiano (Eternal love). Un successo non inaspettato, che è il coronamento di quarant’anni e più di una carriera intensa come musicista, come animatore musicale, compositore e come docente al Conservatorio di Bari.
Ma se la serata è stata più che all’altezza delle nostre aspettative, lo si deve anche ai giovani musicisti presenti sul palco, che sono stati tutti alunni di Ottaviano al Conservatorio, che hanno dato dimostrazione di essere non più semplici discepoli, ma ormai artisti di grande livello, capaci di reggere il palco con la massima professionalità.
Partendo dalle retrovie, la sezione ritmica composta da Dario Riccardo alla batteria, e Antonello Losacco al basso elettrico e al contrabbasso, hanno dato un ritmo pulsante a tutta l’esibizione, senza nessun cedimento. A completamento della sezione ritmica, Francesco Schepisi al piano e alle tastiere elettriche è stato capace di trascinare gli altri suoi colleghi ed il pubblico presente in momenti veramente entusiasmanti. I suoi assoli, sempre precisi e raffinati, hanno entusiasmato gli animi dei presenti.
Straordinaria la front-line dei fiati, con Aldo Di Caterino al flauto traverso, Nicola Cozzella al sax alto, lo stesso Roberto Ottaviano al sax soprano, Giuseppe Todisco alla tromba ed al flicorno, e Michele Jamil Marzella al trombone. Nonostante la giovane età dei musicisti (veramente giovani), tutti hanno avuto il loro spazio con assoli e in duetti, riuscendo ad esprimersi al meglio. Tutti questi giovani artisti, ormai da tempo sono titolari di gruppi personali e non hanno bisogno di chissà quale sostegno. Sono capaci di camminare con le loro gambe, autonomamente, e un po’ tutti, nella seppur loro carriera ancora breve, hanno ottenuto premi e riconoscimenti non solo qui in città, dove, di certo, la nascita di alcuni locali dedicati (primi fra tutti il Duke a Bari e Palazzo Pesce a Mola di Bari) gli hanno permesso di farsi conoscere.
Forse un discorso leggermente diverso deve essere fatto per Michele Marzella, con un’età intermedia fra Ottaviano e i suoi giovani partner. Marzella è un personaggio “impastato” con la terra dove lui vive. E’ un tutt’uno, ed è sempre alla ricerca di sonorità diverse, che riesce poi benissimo a coniugare, mettendo insieme ritmi tipicamente nostri, con sonorità africane e medio-orientali. Un video che esprime perfettamente la sua ricerca musicale, che potrete trovare su YouTube, e che dura meno di 3 minuti, si intitola “La voce della terra” e riesce a farti fare un lungo viaggio nell’arco di una manciata di secondi. Ma a tal proposito è doveroso suggerire il libro scritto da Marzella, La via del possibile, scritto a quattro mani con Leonardo Florio, dottore di Psicologia Clinica, giusto per riprendere il tema del viaggio (viaggio che inizia con il nostro respiro). Marzella, oltre al trombone, suona il Radong (una tuba tibetana), strumento che personalmente mi è dispiaciuto non sia stato utilizzato in questo spettacolo.
L’entusiasmo e l’apprezzamento del pubblico del concerto è stato più che caloroso. Ma non abbiate timore di ascoltare tutti questi giovani musicisti in loro formazioni, più piccole, ma che esprimono in modo più dettagliato i gusti di ciascuno di loro, dalle composizioni di Kenny Weeler alla musica brasiliana, o perché no, specie per chi frequenta il festival di Umbria Jazz, la partecipazione di Giuseppe Todisco allo spettacolo sempre coinvolgente dei Funk Off.
Dobbiamo dire grazie all’Associazione Nel Gioco del Jazz per aver organizzato questa splendida occasione di incontro. Dobbiamo dire grazie a Roberto Ottaviano, direttore Artistico della rassegna e leader di questo gruppo. Ma dobbiamo ringraziare uno ad uno (Francesco, Aldo, Nicola, Giuseppe, Michele, Antonello e Dario) tutti gli altri musicisti per le emozioni che ci hanno regalato, augurando loro una lunga, lunghissima carriera, magari – anche se l’impresa appare molto ardua – fino a superare il loro Maestro.
Questo spettacolo si pone al centro di programmazione molto molto particolare. Alla fine di dicembre abbiamo avuto il piacere di ascoltare Maria Pia De Vito, e tra due settimane avremo modo di partecipare al concerto del pianista cubano Omar Sosa. Non poteva andarci meglio di così.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro