Dove nasce il confine tra un punto guadagnato e due punti persi? Bari bravo a fermare la corazzata Frosinone o Bari timido nel non essere stato capace di osare? La partita dei tifosi si gioca tutta qui.
Ecco, dopo aver visto la gara di sabato e confortato dal medesimo pensiero riecheggiante in sala stampa con tutti i colleghi, senza dimenticare i commenti della stragrande maggioranza dei tifosi che ho letto qua e là ieri sul web, ritengo che aver fermato una squadra prima in classifica distanziata di dodici punti dalla seconda col miglior attacco e la miglior difesa del campionato, o meglio essere riusciti a fermarla e a prendere un punto, è senza dubbio un ottimo risultato. Poi, ci mancherebbe, ognuno è libero di pensarla diversamente, ci sta trovandoci in una democrazia. Io non concordo con quanti sostengono che Mignani è timido, che ha paura, che tende a difendere piuttosto che pensare ad attaccare, non concordo col fatto che sabato il Bari avrebbe dovuto fare di più. Siamo terzi, siamo stati secondi ed una volta addirittura primi in classifica, siamo la squadra che ha perso meno volte di tutte, sebbene in compagnia, ed abbiamo il secondo attacco del torneo da neopromossa, ricordiamolo sempre, i cambi adottati fino adesso si sono verificati pressoché tutti azzeccati, dunque che nessuno dica che Mignani sia timido. No. Io credo che il Bari ieri avrebbe dovuto essere coraggioso, questo si, ma ha fatto quel che doveva fare spegnendo, una volta arrivati al confine della nostra area, tutte le opportunità dei ciociari che, ricordiamolo, hanno avuto almeno tre occasioni nitide per passare in vantaggio, occasioni, per fortuna, sbagliate una delle quali neutralizzate da Ricci che si è letteralmente immolato sulla linea di porta a Caprile battuto sul tiro di Rohden, e poi dal solito San Caprile su Moro, mai come quest’anno in vena di miracoli, miracoli che, di sicuro, lo spediranno prima o poi in nazionale, vedrete.
Dicevo che per me è un punto d’oro conquistato, nonostante il Bari non abbia giocato in modo perfetto ma, ripeto, non lo ha fatto perché di fronte aveva il Frosinone, mica il Perugia o il Cosenza. Si è abbassato e gli ha concesso il possesso palla perché il Frosinone lo ha costretto in tal senso, perché è uno squadrone, la migliore compagine vista fin qui al San Nicola, una squadra decisamente diversa da quella vista all’andata allo “Stirpe” dove vinse con fortuna e al 94′.
L’obiettivo di Mignani, secondo me, era quello di concedergli meno spazi possibili, raddoppiando sugli esterni (Ricci, Pucino e Dorval hanno fatto quel che hanno potuto davanti a vere spine nel fianco) e chiedendo ai giocatori un grande spirito di sacrificio evitando l’arrembaggio in avanti che sarebbe potuto essere deleterio contro una squadra che aveva, e che ha, al suo interno gente del calibro di Insigne, Moro, Caso, Oyono (una furia letteralmente), Boloca e l’evergreen Lucioni che non ha sbagliato un colpo. Lo stesso Cheddira, come dico da tempo, alle prese con una chiara involuzione (perde palloni tra i piedi, segna col contagocce, corre a vuoto, si fa quasi sempre recuperare nell’uno contro uno quando fino a qualche tempo fa non lo prendeva nessuno), sta giocando più con sacrificio che da attaccante, così Antenucci anche se lui lo fa da sempre. E il compito ritengo che il Bari lo abbia svolto bene. Perché, come nella vita, occorre vedere anche il bicchiere mezzo pieno talvolta. Occorre guardare alla luna e non solo al dito, non soffermarsi a guardare un orizzonte che si ferma al tetto, insomma.
Dopo questa partita, vedendo anche la panchina del Frosinone (che aveva come obiettivo i playoff sicuri), ho capito che il Bari non è una squadra costruita per la A, così come mi suggeriscono le scelte di giocatori di A contattati da Polito a gennaio che hanno scelto altre destinazioni (Verre su tutti), e che evidentemente non credono nel Bari.
Noi però, merito nostro o forse più per demerito altrui (lo dimostra il 4°posto niente di meno che del Sud Tirol) siamo lì. Più tre punti rispetto al girone di andata, che allora fu definito “strepitoso esordio”.
La palla è rotonda e, se la determinazione non verrà meno, un rimpallo ci potrà anche favorire.
Sabato ho visto un Bari maturo, molto maturo, nell’aver capito che la gara non si poteva vincere e, dunque, si è scelto saggiamente di mantenere il pareggio al cospetto di una vera e propria corazzata. Sarebbe potuto accadere a noi, molto più probabilmente al Frosinone, e la partita non sarebbe finita pari, in un caso o nell’altro.
Vediamo oggi che fa il Genoa e come gioca la Ternana, nostra prossima avversaria.
La vecchia regola del calcio praticata da quasi tutti gli allenatori, o quanto meno da chi ha scorza in testa, è che quando una gara non si riesce a vincere è cosa buona e giusta non perderla. Cosi si fa in serie A, così altrove. E sabato Mignani ha capito che questa sarebbe potuta essere una sconfitta e ha badato bene a pareggiarla. Certo, tutti preparano le gare per vincerle, nessuno firmerebbe per il pareggio soprattutto in casa davanti a 40-50 mila spettatori, ma quando di fronte ci si trova squadroni, è inutile, controproducente e pericoloso tentare la vittoria. Io la penso così, altri no. Pazienza.
La mossa Benedetti trequartista, da taluni contestata, è stata l'”imago” perfetta della strategia di Mignani, è stata una mossa vincente perché lo stesso allenatore ha capito che l’idea del fantasista sarebbe potuta essere inutile vista la robusta ed incrollabile difesa laziale, affidandogli il compito di alleggerirlo dalla fantasia che sarebbe spettata a Botta o a Bellomo, e Benedetti ha risposto molto bene sacrificandosi e alleggerendo la manovra.
Rimane il fatto che il Bari davanti al pubblico delle grandi occasioni non riesce a vincere. Qualcuno storcerà il muso accusandomi di scrivere sempre la solita storia, fatto sta che l’evidenza dice questo e chi lo nega è in malafede. Piuttosto occorre entrare nel merito e capire perché il Bari non riesce mai a vincere davanti agli squadroni e davanti allo stadio pieno. Transeat sabato perché di fronte aveva la corazzata, ma le altre volte? Nessuno è in grado di spiegarlo limitandosi a dire che “è solo un caso”. Contenti loro. Per me non è un caso, per me c’è dell’altro, ad esempio che gli avversari al cospetto di uno stadio pieno si esaltano più dei biancorossi o, forse, i nostri giocatori sono convinti che possano veleggiare col fiato dei tifosi che si trasformano in dodicesimo uomo in campo e, pertanto, si sentono nel diritto di rinunciare a remare o, quanto meno, a remare senza forza. Chi lo sa. Certo un motivo preciso ci sarà, non è frutto del caso.
Sta di fatto che, se non altro, il Bari non ha perso come accaduto col Genoa o con altre squadre davanti a 30-40-50 spettatori.
Prendere un punto col Frosinone, secondo me, non ha avuto il sapore della delusione, tutt’altro. Abbiamo giocato contro una squadra nettamente superiore alla nostra contrariamente a quanto sostengono altri, i soliti soloni e pretenziosi. Non si può sempre vincere.
E poi il campionato è ancora lungo, i punti di distanza dal Genoa, anche in caso di vittoria contro la Ternana, non sono tanti, per forza di cose la squadra ligure, prima o poi, perderà una partita, e noi dobbiamo essere in grado di approfittarne senza dimenticare che abbiamo l’opportunità di giocarcela a Marassi, e con una squadra matura come lo è quella del Bari, e non sbarazzina, tutto ancora può accadere.
Si, il Bari di sabato mi ha confermato che siamo davanti ad una squadra matura, molto matura, che magari non sarà una grande squadra, una corazzata (io, almeno, non l’ho mai scritto), ma decisamente pronta ad affrontare tutte le avversarie senza sbavature, appunto, da squadra matura.
Massimo Longo