Con una straordinaria performance solitaria del pianista cubano Omar Sosa, che ha fatto registrare il sold out del Teatro Forma di Bari, si è conclusa la rassegna Creatures 2023 dell’Associazione “Nel gioco del Jazz”, presieduta da Donato Romito e con la direzione artistica di Roberto Ottaviano.
Possiamo dire che Omar Sosa è affezionato alla Puglia. Tante le sue esibizioni nella nostra terra, ed anche in tempi recenti, sia in piano solo, sia accompagnato da altri musicisti straordinari quali Paolo Fresu, Trilok Gurtu, Jaques Morelenbaum, Sekou Keita e Gustavo Ovalles. Ma qualunque sia la formula scelta, la sua musica diventa magia.
Nato a Cuba 58 anni fa. Ha iniziato la sua carriera nella sua isola negli anni ’80, ma negli anni ’90 ha iniziato la sua peregrinazione che l’ha portato in America Centrale, a San Francisco ed infine a Barcellona. Più di trenta album all’attivo, più volte candidato ai Grammy Awards. Nel gennaio 2011, con la NDR Bigband ha vinto il 10° Independent Music Awards (IMAs) nella categoria Jazz Album con “Ceremony” (con gli arrangiamenti di Morelenbaum).
La musica e le note di Omar Sosa ti fanno viaggiare ad occhi aperti. E’ una musica trasversale che attraversa i mari ed unisce i continenti. E’ impossibile darle un’etichetta precisa. Nei suoi brani sono riconoscibili le influenze della musica cubana (della musica caraibica in genere), della musica africana alla quale resta molto legato, ma anche alla musica americana ed europea. Di certo è un tutt’uno con i suoi colleghi cubani, ma completamente diverso da loro. In particolare, tra le ultime produzioni, da segnalare “Suba” (ottobre 2021), con il senegalese Sekou Keita alla Kora e con il percussionista venezuelano Gustavo Ovalles, un viaggio attraverso il continente africano, sudamericano e Centro America. All’ascolto, sembra di immaginare un oggetto volante, che solca l’oceano che separa questi continenti. Nato durante le restrizioni della pandemia del 2020, quel cd è un inno alla speranza, un richiamo alla costante preghiera per la pace e l’unità; “Suba“, in lingua mandinka (lingua madre di Sekou Keita), significa alba, momento preferito della giornata, un momento di freschezza e speranza. Nella speranza di un nuovo mondo.
Qualcuno di certo ricorda questo straordinario trio, la scorsa estate, sul palco altrettanto magico del minareto della Selva di Fasano. Quella pubblicazione precede di poco il cd “An east african journey” (febbraio 2021) che sintetizza il viaggio iniziato nel 2009 quando è stato organizzato dall’Alliance Française un tour di concerti in otto località nell’Africa orientale con il supporto del governo francese, seguendo Omar Sosa in Etiopia, Sudan, Burundi e Kenya. Il risultato è stato un bel documentario girato e montato da Olivier Taïeb intitolato ‘Souvenirs d’Afrique‘ che ha debuttato in Francia su Mezzo Tv nell’ottobre 2010. E’ forse il lavoro che esprime in modo migliore l’attaccamento dell’artista alle sue radici africane.
Tra gli album realizzati in duo, da segnalare l’ultima registrazione (giugno 2022) con la giovane pianista cubana Marialy Pacheco (“Manos“) e con la cantante violinista cubana Yilian Canizares (“Aguas“, registrata sia in studio che dal vivo). Prolifica è anche la collaborazione con Paolo Fresu, con dischi quali “Alma” ed “Eros”, e, proprio sul palco del Forma, Sosa ha annunciato l’uscita a breve di un ulteriore disco, di cui sono stati presentati in anteprima due brani.
Prima del concerto, si è esibita sul palco del Teatro Forma una piccola scolaresca (ragazzi di due quinte classi della Scuola Primaria Dalesio che fa parte dell’Istituto comprensivo De Marinis) guidata dall’insegnante Daniele Sarno (docente di piano alla scuola media De Marinis e insegnante di musica alla scuola primaria Dalesio). In tre sedute di prove a scuola, è stato realizzato il tema de “La comparsa” dell’autore classico cubano Ernesto Lecuona e poi il tema del brano scritto dallo stesso Sosa con Fresu “Alma”; il Maestro, che ha assistito anche alle prove poco prima del concerto, non è stato l’unico a manifestare il suo apprezzamento ed entusiasmo per questa iniziativa, dato che l’esibizione è stata una sorpresa per tutti i presenti in sala ed è stata una degna conclusione di un progetto realizzato dall’Associazione Nel Gioco del Jazz all’interno dell’Istituto scolastico con un laboratorio di presentazione e utilizzo di strumenti musicali creati con materiali di riciclo. E come la scolaresca ha reso omaggio a Sosa, anche il maestro ha voluto omaggiare i ragazzi impegnati unitamente al loro insegnante ripetendo, durante il concerto, il brano Alma.
Non possiamo fare a meno di fare un cenno ai riti, quasi scaramantici, che Sosa esegue prima e durante le sue esibizioni dal vivo, quasi a scacciare qualsiasi negatività. Entrato in scena con una candela accesa e con una specie di cordone, con quest’ultimo – è sua abitudine farlo prima di ogni esibizione – sembrava voler scacciare le tenebre e qualsiasi negatività. La piccola lanterna, simbolo della luce, della conoscenza, dell’alba di un nuovo mondo, è rimasta accesa per tutto il concerto, sino all’uscita di scena. Un terzo simbolo con cui è entrato in scena (inizialmente sfuggito ai più, me compreso) è stata una bambolina grande quanto la sua mano, forse a rappresentare lo spirito di qualche suo avo protettore.
Chi si aspettava da un pianista cubano una musica latina, non è rimasto deluso. Tanti i momenti entusiasmanti di musica piena di ritmo e colori, ma Omar Sosa non è solo questo. Oltre al pianoforte acustico (rigorosamente Yamaha), ha fatto uso di tastiere elettriche e di una serie di strumenti elettronici con cui ha riprodotto suoni e voci su cui riusciva a ricamare con le sue mani che quasi sfioravano la tastiera. Un musicista a tutto tondo, figlio del mondo. Di certo amante di tutti i sud del mondo, compreso il nostro, di cui – ha fatto capire chiaramente – apprezza anche la buona tavola.
Una serata magica, con suoni e atmosfere rarefatte che hanno fatto viaggiare tutto il pubblico presente.
Grazie ancora all’Associazione Nel Gioco del Jazz, a Roberto Ottaviano e a Donato Romito, per averci regalato un’altra perla.
Non sarà facile dimenticare.
In conclusione, permettetemi una digressione personale. Vorrei dedicare queste righe ad un amico, Lello M., che circa un anno fa è partito per un viaggio senza ritorno. Lo ricordo come un instancabile viaggiatore. Per la sua impossibilità di viaggiare a causa della malattia, avevo pensato di regalargli una copia del cd “Suba”, per aiutarlo a viaggiare, sen non altro, con la mente, ma non ho fatto in tempo a consegnarglielo. Forse qualcuno, leggendo questa conclusione, ne reclamerà il possesso.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro