Evidentemente doveva andare così. Inutile recriminare, troppo più forte il Genoa, molto meno il Bari, ed è giusto, nello sport, ma anche nella vita, che tagli il traguardo chi è più attrezzato con merito. In fondo, ragazzi, era già un sogno vedere il Bari da solo al terzo posto da neopromossa, non credo che un secondo sogno avrebbe potuto fare capolino nella nostra mente. Prendiamone atto senza tante recriminazioni, anzi, dobbiamo solo applaudire tutti.
Sfuma, dunque, l’obiettivo secondo posto a discapito di un Genoa che a suon di vittorie ha messo il punto esclamativo sulla seconda posizione.
Eppure li ho sentiti, li ho letti certi tifosi – come definirli – indomiti, nell’accezione amorevole intendo, che all’unisono hanno detto che “non sono, poi, così sicuro che l’Ascoli faccia la figura della vittima sacrificale a Marassi, in fondo sono rientrati nei playoff, non sarei così certo della vittoria del Genoa” e il refrain è stato questo per tutta la settimana. Io, per carità, in cuor mio lo speravo ma i capelli bianchi che ormai hanno invaso il mio cuoio capelluto e sessant’anni di Bari visti prima in curva e poi in tribuna stampa mi hanno indotto a non credere a questa possibilità, non fosse altro perché il Genoa intanto era molto più attrezzato di noi avendo messo su una rosa da promozione a differenza nostra, e poi – anzi di conseguenza – non si è mai posto tanti problemi, non ha mai guardato le motivazioni altrui, a Marassi vanno sempre in 25mila, mica una volta in 50mila e poi un’altra volta in 15mila, il Bari no, il Genoa ha giocato, ha segnato, ha vinto senza porsi tante domande a differenza nostra che, invece, per vincerne una si doveva giocare contro un derelitto Benevento per giunta in superiorità numerica di due unità. Perché bisogna dirle queste cose, non si possono sottacere, altrimenti non saremmo credibili. La differenza tra Genoa e Bari sta tutta qui: il Genoa vince sette gare consecutive in casa, il Bari ne vince sei in tutto il campionato. E questo è solo un primo paramento, ma ce ne sarebbero altri. Prendere o lasciare. Schopenhauer ha scritto: “Ogni morte è causata da azioni consapevolmente volute“.
Sabato ho visto una gara come tante viste fin qui, con il Bari del primo tempo che, senza brillare particolarmente, ha controllato bene gli avversari, ben messo in campo pur commettendo tanti errori tecnici ma procurandosi diverse occasioni per andare in gol. Penso al palo di Cheddira, ieri finalmente tornato a buoni livelli (era proprio necessario sostituirlo?), l’occasione capitata sui piedi di Benedetti che d’istinto e di esterno ha tirato alto sulla traversa e poi il gran gol di Ricci che ha fatto il verso a quelle segnato 14 anni da De Vezze sullo stesso campo, però col Sassuolo, e, per giunta, alla stessa porta, qualcuno se lo ricorderà. Corsi e ricorsi storici mi verrebbe da dire. E su questo gol si sarebbe dovuta gestire e controllare la vittoria; però, guarda caso, così non è stato a causa del solito maledetto secondo tempo in cui il Bari ha arretrato il baricentro pensando a difendere il vantaggio, poi quei cambi che non hanno funzionato e che sono apparsi incompressibili hanno generato l’inevitabile frittata, anche se fa rabbia vederla configurata per un rigore, per giunta dubbio, mi sarei aspettato, magari, un gol del pareggio su azione, ed invece no, le beffa di un maledetto rigore forse inesistente per giunta arrivato dieci secondi dopo ingresso di Zuzek e di Antenucci incolpevoli.
Che rabbia, ragazzi. Mi verrebbe da dire che si è trattato di una ingiustizia, ma, poi, vedendo certi episodi molto, troppo, favorevoli occorsi alla squadra nel corso di quest’anno, mi metto l’anima in pace e penso che, tutto sommato, è giusto così. Non so come la pensiate voi. Ci è andato tutto bene, gol di avversari annullati dal var, altri concessi a noi dal var, rigori concessi alcuni dei quali dubbi, pali, traverse e gol sfiorati da parte degli avversari; si lo so fa parte del gioco, se il var ha detto che era gol non c’era nulla da dire, però rimane il fatto che fino adesso ci stava andando bene, troppo bene.
Quella scelta di metter Folorunsho per cominciare a fargli prendere confidenza con una partita in vista dei playoff (scelta giusta) come attaccante proprio non l’ho capita, non la riesco a digerire. Un giocatore regalato agli avversari, Antenucci al quale si chiedeva una gestione del pallone, cosa per la quale lui è un leader indiscusso, stavolta ha fallito nella “mission”. E della prestazione di Mallamo ne vogliamo parlare? Avrebbe dovuto fare l’incursore e alla fine è letteralmente scomparso dai radar del centrocampo. Inevitabile, poi, che la difesa ne abbia risentito a causa del maggior lavoro, solo che, rigore a parte, la difesa ha tenuto botta grazie anche al terzo difensore centrale, Zuzek, che però, col senno di poi, avrebbe potuto non essere schierato, ma, appunto, stiamo parlando col proverbiale senno di poi che – è risaputo – non ci porta da nessuna parte.
Molina, poi, rimane l’oggetto del mistero: da lui, in tutta onestà, mi aspettavo prestazioni diverse, più incisive ed invece – per come la vedo io – sta deludendo. Benali in un primo momento era sulla stessa strada di Molina, non mi stava convincendo, poi pian piano mi sta smentendo, lo vedo più al centro del gioco, perde pochissimi palloni, li sa giocare, li smista, li recupera, insomma non proprio Maiello ma siamo lì.
Fatto sta, ragazzi, che non si possono effettuare certi cambi rinunciando a giocare in avanti, no. Questo è forse il limite di Mignani che è vero che ha azzeccato la maggior parte dei cambi, però qualcuno lo ha sbagliato come sabato a Modena. Del resto cosa dobbiamo dirgli dopo quanto ha fatto a Bari da due anni a questa parte? Dopo una promozione in B sin da aprile 2022 ed un probabile terzo posto quest’anno in B? Vogliamo dargli addosso? Vogliamo crocifiggerlo? O, forse, vogliamo criticarlo civilmente e costruttivamente come ritengo sia il caso di fare, chissà, magari ci legge e lo aiutiamo a migliorarsi? Ecco, io credo che sarebbe il caso di comportarci in questo modo piuttosto che mostrare odioso dissenso. In fondo per lui è il primo anno di serie B in panchina, ci ha condotto in vetta o giù di lì anche con gli errori e con un super Genoa davanti. Cosa dirgli di più? Nulla direi. Ciò che mi dà fastidio è il pregiudizio verso l’allenatore ogni volta che i cambi non risultano efficaci, tanto che l’allenatore subisce un regolare processo inquisitorio e questo non va. Criticare va bene, ma sottoporre sistematicamente ad un processo in quelle poche gare sbagliate no. Evidentemente c’è pregiudizio. Scriveva Seneca: “Spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall’opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa”.
Io, invece, la “vedo” in un’altra maniera, magari mi sbaglierò visto che non ho mai posseduto verità assolute. Io non escludo che Mignani, avendo saputo del vantaggio del Genoa sull’Ascoli, abbia preferito preservare la squadra in vista dei playoff, una scelta, è vero, assai impopolare ma a questo punto inevitabile e necessaria. Si, magari, davanti ai microfoni lui avrebbe detto che “no, noi giochiamo sempre per vincere”, però sappiamo bene che certe idee gli allenatori badano bene a tenersele per se’. Ma, ripeto, è solo una mia impressione. E se fosse così, cari amici, sapete che vi dico? Prepariamoci alle ultime due gare allo stesso livello di ieri evitando di gridare allo scandalo. In fondo basterà un solo punto poi occorrerà, contestualmente, vedere se il Sudtirol, altra versa sorpresa come noi, le vincerà entrambe (ed io non ne sono così tanto sicuro) e, dunque, sarà giusto così.
Però per favore, ragazzi, amici, giù il cappello davanti a questo Bari, capace di perdere la prima assoluta di Mignani in casa lo scorso anno con la Fidelis Andria, e capace di arrivare terzo in B quest’anno. Suvvia. Aristotele ha scritto: “Agli individui non accade ciò che essi meritano, ma ciò che è conforme alla loro natura“.
Infine il solito appunto. Qui qualcuno comincia già a mettere le mani avanti nel caso in cui il Bari non dovesse andare in serie A. Li si vede già pronti con l’elmetto, lo scudo e la lancia, pronti a metter in croce la società rea, secondo costoro, di non aver voluto andare in A. Si tratta dei soliti talebani a cui stanno sulle balle i De Laurentiis, si tratta di tifosi di strisciate, di gente che, forse, ha pure paura di vedere un Bari in A che possa dar fastidio alle loro beneamate Juve, Inter o Milan visto l’indotto, i potenziali sessantamila al San Nicola e vista la solidità economica che possono garantire sia loro che i nuovi avventori, che qui tutto è ragionevolmente plausibile stando a Bari. E di questa gente, credetemi, non ho nessuna stima, intanto perché da baresi, per come la penso io, non dovrebbero tifare per le strisciate (ma ognuno è libero di farlo, per carità), e poi perché sfogano le loro frustrazioni sul Bari quando va male, badando bene a rimanere rintanati quando va bene non sprecando mai una parola di elogio ma vomitando frustrazioni e veleno al primo risultato negativo. Perché se interagiscono, da tifosi di strisciate, con argomenti validi, anche critici, mi sta bene, ma che spuntano dal nulla col veleno adducendo a improbabili complotti, no. Via da me. Che sfoghino le loro frustrazioni su profili di Inter, Juve e Milan e si chiedessero perché la loro squadra ha lasciato vincere lo scudetto al Napoli. Non pensassero al Bari. Il Bari è una cosa seria come scrivevo dieci anni fa, non la si dà in pasto a squattrinati tifosetti cesaricidi.
Massimo Longo