La settimana sportiva: l’analisi di Sudtirol – Bari

Genova aveva detto che il Bari, nonostante la stanchezza per un torneo giocato ad alti livelli, avrebbe potuto dire la sua a Bolzano giocando a viso aperto, senza paura, ma soprattutto giocando a calcio. Si, giocando a calcio, cosa che colpevolmente non ha fatto. Insomma un altro Bari rispetto a quello convincente visto a Marassi che lasciava ben sperare per i playoff.

Mignani, mi spiace dirlo, ha grosse responsabilità. Chi mi legge sa bene che ho sempre sprecato elogi per l’allenatore capace di portarci in B e di terminare il campionato regolare al terzo posto in B col materiale a disposizione, non esattamente di prima scelta, anche se qualche volta ho pure io elevato qualche critica e qualche perplessità, ma lunedì ha sbagliato tutto: ha sbagliato atteggiamento, modulo tattico, giocatori, cambi. Insomma una mezza ecatombe tecnico-tattica. E se si gioca per il pareggio, è inevitabile attendersi una sconfitta.

L’intento di accontentarsi del pareggio evitando grattacapi e fermando gli avversari in ogni giocata, se vogliamo, gli stava riuscendo, ma la tattica rinunciataria ha pesato moltissimo sull’economia del risultato per il Bari. La rinuncia a giocare è stata pagata a caro prezzo, del resto si sapeva della pericolosità del Sudtirol che riesce a far gol spesso nel finale. e occorreva, pertanto, prendere le giuste contromisure.

Peccato perché non mi è parso di intravedere una squadra, il Sudtirol, più forte del Bari, tutt’altro, mi è parsa una squadra assai modesta, incapace di affondare per chiudere i giochi in casa, una squadra che, sebbene rinforzata, se dovesse andare in A, retrocederà sin da febbraio.

Sarà stata la stanchezza per la gara contro la Reggina, fatto sta che il Bari andando a due all’ora ha fatto il gioco di Bisoli che non si aspettava tanta grazia. Andare a due all’ora ha fatto sì che il Sudtirol non sprecasse preziose energie, tanto che alla fine ha trovato persino il gol. Avrei voluto vedere Bisoli, l’irrequieto, con un avversario solido, in progressione, capace di imporre il gioco, ed invece abbiamo visto un Bari flaccido, molle, rinunciatario, ho (ri)visto persino la melina che credevo sparita dal calcio.

E così non si va avanti. Mi dispiace per l’allenatore, ma la colpa stavolta è solo sua e forse anche di Vergassola con cui si confronta sempre. Troppo rinunciatario il gioco impostato da Mignani, forse era il caso di impostare la gara per vincere sfruttando le qualità dei singoli, il tridente iniziale, ed invece, ancora una volta, Mignani ha preferito la prudenza, che non ha pagato. E questa non è la prima volta che accade, sono tante, infatti, le gare impostate per non perdere e qualche volta è andata bene, limitando i danni col pareggio, altre volte è andata male con la sconfitta come lunedì a Bolzano.

Qualche avvisaglia c’è stata con quell’occasione di Mazzocchi che ha spaventato il Bari, i cambi non mi hanno convinto affatto, poi gli errori ulteriori di Mazzotta che ha messo in evidenza tutti i suoi limiti hanno completato la frittata. Sua la responsabilità sul gol subito sia nell’aver perso una palla che è andata fuori in fallo laterale, sia nel non aver anticipato Rover nel gol di testa, senza dimenticare altri errori. Uno schiaffo in una prestazione davvero imbarazzante ed irritante che però, almeno, non chiude i conti del doppio incontro. Non ci sono dubbi sul fatto che la squadra sia entrata in campo per lo 0-0 ma c’è un limite a tutto.

Bisoli ha messo Rover e Casiraghi, i giocatori più pericolosi, alla fine, Mignani no. Folorunsho dov’era? Se era in panchina, e dunque arruolabile, non era forse il caso di fargli fare una mezz’oretta almeno? Aveva il ginocchio messo male? Bene, allora che lo si dirotti in tribuna insieme a Sarri, non in panchina. Ne avrebbe guadagnato in spinta e in progressione, ed invece l’allenatore ha preferito i soliti inconsistenti Botta e Benali.

Chi di 93′ ferisce, di 93′ perisce, mi verrebbe da dire. E già, perché il Bari spesso l’ha fatta franca nel recupero, ieri gli è toccato soccombere, quasi a significare che la ruota gira per tutti, anche per il Bari. Quando si crea poco, quando si fa poco o nulla per vincere, alla fine si perde, perché il calcio è questo e va accettato, inutile fare drammi.

Botta ha confermato l’assoluta inconsistenza, ma questo ormai è un dato di fatto, lo vado dicendo da tempo, il giocatore non è più lo stesso da oltre un anno, posto che sia mai stato qualcuno prima, Schiedler, al di là dell’indubbio sacrificio, non mi ha convinto (mai nel corso del torneo, per la verità, a volerla dire tutta) forse era il caso di mantenere Esposito anche se nel ruolo di trequartista non lo si può vedere, Benali non pervenuto, Antenucci pure, ma da lui, una tantum, ci sta, Benedetti ha giocato forse la peggiore partita da inizio torneo. Si, capita, lo so bene. Però ci sono i cambi che possono aiutare in tal senso. Cambi logici e non tanto per alleggerire la pressione.

L’errore di Mignani è stato quello di impostare la gara per il pareggio con pochi slanci, poco gioco, andando incontro ad una gara parecchio modesta, Per carità, non dimentichiamo che stiamo parlando di due neopromosse che hanno allestito rose per una salvezza tranquilla o per non retrocedere (il Sudtirol), ma poi nel calcio mai dire mai e così è accaduto alle due squadre, autentiche sorprese di questo campionato, tanto che ora si sono affrontate in semifinale. E ieri la pochezza tecnica è venuta fuori tutta, nonostante la qualità e l’esperienza di tanti che abbiamo intravisto nel corso del campionato, ma, ripeto, se non son venute fuori qualità ed esperienza è soprattutto colpa di Mignani. Dispiace dirlo, ma è così. L’allenatore deve accettare le critiche che, almeno per quanto mi riguarda, sono sempre costruttive e civili.

Ora è importante riordinare le idee, serve vincere, non sarà facile, ma bisognerà provarci assolutamente. Se non altro, venerdì, Mignani sarà costretto a far scendere in campo una formazione votata all’attacco e non attendista e prudente. Con un Sudtirol che, verosimilmente, si arroccherà in difesa davanti a Poluzzi, forse è il caso che Mignani cambi qualcosa tatticamente per esempio adottando il 4-4-2 o il 4-3-3 con Bellomo e Morachioli. Il Sudtirol si esalterà davanti a 60mila spettatori, come fan tutte le avversarie che vengono a Bari, mica gli tremeranno le gambe, la vittoria al cospetto di uno stadio pieno non è automatica, anzi; lo dice la storia.

Credo che bisognerà giocarsela diversamente dal solito, con la mente fredda e una grande determinazione, con rabbia e furore agonistico, senza perdere di vista il momento. Nessuno mi farà cambiare idea: la troppa euforia, a Bari, fa male, molto male. D’altronde, mica si può frenare l’euforia, però quei 60mila di venerdì mi preoccupano non poco. Ma è così, e va accettato, sperando che cambi il trend e che i 60mila spingano, stavolta, il Bari alla vittoria, evitando di fare esaltare il Sudtirol, una compagine per nulla invincibile, quantunque sia una società modello dal punto di vista amministrativo e finanziario.

Massimo Longo

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