Inaugurata ad Alberobello “Frida Kahlo. Una vita per immagini”, la mostra diffusa cui faranno da cornice anche i concerti di Frida Bollani Magoni e di Max Gazzè con l’Orchestra della Notte della Taranta

Inaugurata ad Alberobello “Frida Kahlo. Una vita per immagini”, la mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Alberobello, e organizzata da Bass Culture srl Rjma Progetti culturali in collaborazione con Locus Festival Diffusione Italia International.

Casa Pezzolla riapre dopo diversi anni e lo fa in grande, ospitando dal 24 giugno all’8 ottobre un evento culturale straordinario: l’apertura al pubblico della mostra fotografica dedicata a Frida Kahlo prevista per sabato pomeriggio dalle ore 16.00 e, in via straordinaria, fino alla mezzanotte. Il Museo del Territorio – Casa Pezzolla era stato temporaneamente chiuso e questa mostra offre l’opportunità di riaprire un contenitore permanente della cultura iconica del territorio alberobellese e allo stesso tempo di lasciare spazio per mostre temporanee ed eventi.

Frida Kahlo. Una vita per immagini sarà visitabile sino all’8 ottobre e sarà corredata da eventi collaterali come il concerto di Max Gazzè con l’Orchestra della Notte della Taranta il 30 giugno in Largo Martellotta, l’esibizione di Frida Bollani Magoni il 7 agosto al Trullo Sovrano e da una serie di appuntamenti letterari organizzati dall’Associazione Culturale Spine all’interno della suggestiva Casa Pezzolla.

La prestigiosa mostra di Frida Kahlo, con gli eventi collaterali in programma ad Alberobello – spiega Vincenzo Bellini, Amministratore di Bass Culture – è un’iniziativa che si va ad affiancare alle proposte musicali del Locus Festival, contribuendo così a rendere la Valle d’Itria un luogo sempre più ricco con proposte di qualità. C’è la necessità di rendere il più possibile la città sempre più attrattiva oltre la nostra regione e con quanto più anticipo possibile. La sfida sta quindi nel mettere in campo le attività in programma per il 2023, e proiettarsi ai prossimi anni per valorizzare il territorio e promuovere la cultura come motore di sviluppo locale, regionale e nazionale.”

La vita e l’arte di Frida Kahlo, di cui i suoi autoritratti sono diventati la sua forma comunicativa più iconica, l’hanno resa un’artista nota in tutto il mondo. Le sue opere spesso rappresentano il suo dolore fisico, le sue esperienze personali e la sua lotta per la libertà e l’indipendenza come donna.

Attraverso un centinaio di scatti, per la maggior parte originali, la mostra, a cura di Vincenzo Sanfo, ricostruisce le vicende della vita controcorrente della grande artista messicana, alla ricerca delle motivazioni che l’hanno trasformata in un’icona femminile e pop a livello internazionale. Le foto sono state realizzate dal padre Guillermo durante l’infanzia e la giovinezza della figlia e poi da alcuni dei più̀ grandi fotografi della sua epoca, a cui è dedicata una installazione nel giardino del Palazzo Pezzolla: Leo Matiz, Imogen Cunninghan, Edward Weston, Lucienne Bloch, Bernard Silbertein, Manuel e Lola Alvarez Bravo, Nickolas Muray e altri ancora. In questo straordinario “album fotografico” si rincorrono le vicende spesso dolorose ma sempre appassionate di una vita, oltre agli amori, alle amicizie e alle avventure di Frida. In mostra è esposto anche un gruppo di piccole fotografie molto intime di Frida, scattate dal gallerista Julien Levy.

Il percorso di mostra ricostruisce innanzitutto il contesto in cui si è affermata la sua personalità: è il Messico del primo Novecento, attraversato da una rivoluzione che ne ha cambiato la storia, grazie a umili campesinos ed eroici protagonisti come Pancho Villa e Emiliano Zapata. L’epopea e il mito della rivoluzione messicana resteranno impresse nella mente di Frida e ne forgeranno il carattere indomito, alimentando il suo senso di ribellione verso le convenzioni borghesi e le imposizioni di una società̀ fortemente maschilista. In questo contesto si innestano le vicende della famiglia Kahlo. Guillermo, il padre, è un fotografo di professione di origine tedesca, giunto in Messico nel 1891 e ben presto innamoratosi del paese che lo ha accolto. In mostra è ritratto con Matilde Calderon, sua sposa e madre di quattro figli, tra cui Frida.

Alcune litografie di Rufino Tamayo insieme al catalogo originale della mostra di Frida, organizzata a Parigi, il primo “manifesto della pittura rivoluzionaria” firmato da Breton e Rivera sono a testimoniare la vivace cultura artistica che caratterizza il Messico nei primi decenni del secolo.
Di sangue misto, tedesco e messicano, Frida cresce nel mito di un Messico rivoluzionario e trova nella pittura un linguaggio appassionato, viscerale, dai forti contenuti impietosamente autobiografici, con cui si racconta senza ipocrisie. Tutta la sua opera è una forma di autoanalisi, alla ricerca di una propria identità e di una ragione di vita. Nei suoi numerosi autoritratti non teme di mettere a nudo le proprie debolezze e le proprie inquietudini.  Accanto a Frida è spesso ritratto Diego Rivera, il pittore e muralista con cui ha condiviso un rapporto intenso e turbolento, che ha attraversato gran parte della sua vita. Ma vi appaiono anche altri personaggi come Leon Trotskij e André Breton.

La mostra si conclude con un video che raccoglie le poche immagini filmate della grande artista messicana.
Nella sala di accoglienza e di uscita è presentata una documentazione fotografica della sua famosa Casa Azul, che, dopo la sua morte, Diego Rivera donò allo stato messicano per creare il Museo Frida Kahlo.

Tutto il percorso espositivo è accompagnato da un’audioguida a disposizione di tutti i visitatori, inclusa nel biglietto. Il catalogo, curato da Vincenzo Sanfo, è edito da Papiro Art.

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