Il primo amore non si scorda mai? Una probabile risposta in “Un amore di gioventù” del 2011 di Mia Hansen-Love con Lola Creton e Sebastian Urzendowsky

Il primo amore non si scorda mai.
Ma il secondo?
Il primo amore è la passione totalizzante che resterà sempre nella tua vita e ritornerà sempre nel circuito del tuo cervello anche sotto la spinta degli amori chimici degli amplessi giovanili. Il secondo amore è quello dolce, forse definitivo, meno totalizzante, ma compiuto: è quello della conseguita maturità. Mi sovvengono a tale proposito un grande libro, poi un libro/saggio e un film tratto, guarda caso, da una altro libro dove vengono descritte e sottolineate le stagioni irripetibili della nostra vita, della nostra gioventù, il loro naturale dispiegarsi nel passaggio dall’innamoramento all’amore (Alberoni) e, infine, gli uomini, spesso e sovente, quasi sempre, si amano per le loro qualità e certo non per la loro avvenenza.

Questo è avvenuto in “Guerra e pace” dove Natascia, (simbolo della bellezza eterea e della allegria giovanile) dopo il suo primo e totalizzate amore per il Principe che muore votato com’è alla guerra, si innamora di Pierre Bezukov  apparso nella prima parte del romanzo un uomo insignificante, per poi sposarsi con lui, avere con lui dei figli, essere in trepida attesa per i ritardi di Pierre e fare addirittura scenate di gelosia a suo marito che insignificante non è per niente. Anzi.
E poi il saggio di Alberoni “Innamoramento & Amore” dove il grande sociologo spiega che l’innamoramento è solo la fase iniziale dove tutto è solo poesia, dove Lei è una sorta di Santa Maria Goretti e Lui un altro Santo, senza difetti visti l’una nell’altro vicendevolmente.

E poi l’Amore, quando viene, è il passaggio alla maturità con la caduta, totale o parziale, del sogno/innamoramento, per poi prendere atto definitivamente che Amore significa scoprire i propri difetti, i propri pregi. Vicendevolmente. Per poi convivere con essi  con “complicità” reciproca. Nel che si compendia la nostra vita, la vita di tutti noi, a sottolineare il passaggio obbligato e universale delle stagioni irripetibili della nostra vita.

E poi “Il velo dipinto”, film tratto dall’omonimo libro di Somerset Maugham dove la protagonista (Kitty) si innamora del marito tradito e sposato per convenienza, quando scopre nella Cina (ancora in  mano agli inglesi), le eccelse qualità di suo marito e soprattutto quello che lui fa, come dottore epidemiologo, per curare in Cina il terribile colera che tanti morti aveva provocato. Il suo uomo che alla fine muore anche lui di colera e la sua morte trasforma la sua donna in una persona totalmente diversa da quella frivola come era veramente nella prima parte del romanzo del film. Anche qui a sottolineare la nostra vita, la vita di tutti noi, insomma il dispiegarsi delle stagioni irripetibili della nostra vita.

E’ questa una storia che si ripete in questo film del 2011, “Un amore di gioventù”, confezionato non a caso da un produttore indipendente. E che di fatto non è mai passato attraverso i normali circuiti cinematografici.

La trama
Lei si chiama Camille, ha 15 anni, un corpo ancora adolescente, ma bello, di carattere dura, tenace, totalizzante nel perseguire l’obiettivo primario del primo amore., ombrosa e di poche parole, totalmente e unicamente innamorata. Lui è Sullivan ha qualche anno in più di Camille, fisicamente è una ragazzo/uomo, ha molta voglia di amore ma anche di un mondo diverso e meno totalizzante come lo vuole Camille. E’ estroverso e profondamente innamorato. Camille è chiusa nel suo ossessivo ed esclusivo palpitare per Sullivan, non ammette alcuna interferenza, non è interessata ad altri orizzonti se non verso il suo totalizzante amore per Sullivan, insomma è ancorata ad una visione esclusiva e infantile del primo amore della sua vita. Sullivan, pur profondamente innamorato di Camille, non vuole trascurare tutto quello che ruota attorno a lui, odia Parigi dove vive, insomma guarda al mondo intero che lo circonda  sicché è spinto da forze centrifughe che allentino il peso della invasione sentimentale di Camille. Vuole nuove esperienze di vita. Per questo progetta e parte, con la contrarietà di Camille, per un viaggio lontano in Sud America da dove scrive lettere piene di passione e di nostalgia a  Camille che perde, sia pure per 10 mesi, il suo unico punto di riferimento di ragazzina innamorata. Ma, come spesso avviene, le lettere si fanno sempre più rare, finché nella sua cassetta della posta Camille altro non trova che stampe e ordinaria corrispondenza. E’ chiaro che l’incantesimo si rompe  e Camille comincia una nuova vita che la porta progressivamente ad un percorso di maturazione attraverso lo studio, il lavoro e il nuovo amore. Il padre separato le dice che deve cambiare registro. E Camille tra le braccia del suo maestro attempato professionista/architetto, ritrova una sua dimensione affettiva ed umana fino a diventare  una progettista, un futuro architetto perché tutto quello che lei vede per la prima volta lo vuole scolpire nel suo cuore, lo disegna. E dopo averlo disegnato  lo stesso acquista l’anima di una ragazzina che cresce giorno per giorno. Ma si sa, il primo amore per quanto o forse per questo immaturo, infantile, fuori misura, totalizzante lascia una impronta che difficilmente si cancella perché è unico per le sue caratteristiche irripetibili. E infatti un occasionale incontro con Sullivan (ritornato in Francia e che ora vive a Marsiglia facendo il fotografo) dopo 8 anni fa riesplodere l’antica passione consumata, come prima, tra  le  lenzuola e le coperte di una stanza qualsiasi sicché viene meno, è annullata  ogni differenza nonostante la presenza dolce e riposante del secondo uomo lontano da Parigi per pochi giorni e con il quale Camille ormai convive. Però nel frattempo i rapporti di forza tra Camille e Sullivan sono cambiati. Camille è andata avanti nella ricerca di una consolidata identità: è rimasto soltanto il loro amore chimico. Infatti Sullivan  sembra più ingabbiato e impotente a governare una forza travolgente che in qualche modo lei è riuscita ad imbrigliare. Camille lo supera, è onnicomprensiva. E allora questa volta la spina si stacca, e forse chissà per quanto tempo potrà durare la chimica del loro amarsi, del primo amore appunto. Perché Camille ha imparato a vivere, Sullivan non ha imparato ad amare.

Le mie sensazioni.
“Un amore di gioventù”, come ho detto, è stato prodotto da una produttore indipendente e girato dalla regista parigina Mia Hansen Love secondo la maniera e lo stile di Eric Romher come se la macchina da presa seguisse e spiasse da vicino e con discrezione le vicende amorose  di due giovani alla prima esperienza importante della loro vita.

Una storia come tante, con i suoi eccessi, con i movimenti ripresi dall’interno dove passione, tenerezza, paura, voglia di fuga, disperazione si alternano e si confondono in un turbinio di sensazioni senza regole, con dialoghi talvolta semplici e quasi banali, a volte profondi e penetranti. Ma nello stesso tempo  la regista opera  una precisa scelta di campo e concentra la sua attenzione e la macchina da presa sul percorso evolutivo di Camille. Sullivan svanisce  per la sua naturale  incapacità di sostenere un rapporto umano, consapevole, duraturo alla ricerca di un mondo che ha perso definitivamente. Forse ha perso il senso della vita, il dispiegarsi obbligato e naturale delle stagioni della nostra vita. La pellicola scorre con quella freschezza e autenticità  che solo ritornando alla nostra vita di adolescenti  alla ricerca di voraci affettività, è possibile nella sua totalità.

Camille ormai è l’esatto contrario di ciò che è stata. E’ un’altra persona, vive un’altra vita. Condivide ormai un rapporto equilibrato ed adulto e complice con Lorenz, quasi un contrappasso all’entusiasmo irrazionale  dell’amore della giovinezza dove l’amore con l’architetto/professore Lorenz non sostituisce quello con Sullivan.

Questo amore di una ragazza/donna diversa, così diventata, occupa semplicemente un altro posto nel cuore e nella vita di Camille. Il segnale del distacco dal primo amore è già iniziato con  la pratica abortiva avvenuta prima dell’incontro con Lorenz e poi continua con la dolce scena finale quando Camille, dopo aver dolcemente baciato il suo compagno, gli chiede se vuole venire a fare il bagno alla Loira. E il suo compagno alla sua donna dice che lo raggiungerà dopo 15 minuti. E Camille così chiude l’amore di gioventù quando si veste e indossa il cappello di paglia che Sullivan le aveva regalato. E quando da sola si tuffa e nuota felice nelle acque gelide della Loira, sarà proprio il cappello di paglia di Sullivan, che viene trasportato dalle correnti della Loira, l’elemento che chiuderà il film. A significare l’elaborazione dell’esperienza primaria del primo amore che è finito, a certificarne il suo superamento, e a sottolineare la raggiunta maturità e, quindi, il distacco definitivo dall’amore di gioventù.

Nicola Raimondo

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