Carmen Lasorella, Vera in libreria: la giornalista presenta il suo esordio letterario a Matera per la IX edizione del “Festival della Notte bianca del libro e delle idee” promossa da OnyxLibro e Letti di Sera

Si può scrivere di ciò che non si conosce? Si può scrivere di un libro non ancora letto? I critici più rigidi diranno che no, non è possibile scrivere, commentare, argomentare – recensire, in pratica – un’opera sconosciuta. Eppure.

Sulla terrazza di Palazzo Malvinni Malvezzi a Matera, al fresco della brezza estiva di una tenera sera estiva, ho letto un libro senza averlo tra le mani. Per l’anteprima della nona edizione del Festival della Notte bianca del libro e delle idee, Carmen Lasorella ha iniziato il suo tour di presentazione del romanzo “Vera e gli schiavi del Terzo Millennio” e nel racconto di questa donna così determinata il romanzo si è composto nei miei occhi.

Vera è una donna adulta alla guida di un consorzio, parte di una grossa organizzazione internazionale, che lavora a favore dei migranti ma all’interno della quale esistono gravi irregolarità: la struttura è collusa con le mafie. Questa donna, che ha fatto della coerenza la bussola di una vita, dovrà districarsi tra un mondo virtuale che fabbrica deepfake per screditarla, tra personaggi ambigui e ambivalenti, con l’aiuto di un’assistente molto più giovane di lei, figlia di un’educazione lontana da quella di Vera, figlia di un tempo diverso da quello che ha vissuto Vera.

Migranti e migrazioni sono il tema di questo romanzo che vuole essere qualcosa in più del “racconto di una storia”; vuole essere il pretesto per attrarre l’attenzione del lettore sull’informazione mainstream, molto spesso alle dipendenze del potere, sulla possibilità di cercare non la verità ma le tante verità, sulla volontà di ascoltare le molteplici voci che in ogni storia raccontano un’altra storia.

Carmen Lasorella, prima giornalista italiana a ricoprire il ruolo di inviata di guerra per la tv, anchor-woman, autrice di reportage, oggi scrittrice, inizia la sua presentazione parlando di migrazioni come un finto problema: “Ci raccontano gli sbarchi, i viaggi disperati di chi scappa da qualcosa o di chi cerca qualcosa, come un’emergenza, come un problema, ma in realtà i fenomeni migratori sono parte integrante dell’essere umano: le migrazioni hanno costruito le culture, le migrazioni arricchiscono la conoscenza dei popoli, sia dei popoli che viaggiano che di quelli che accolgono. Raccontare allora oggi questi fenomeni come un’emergenza, come cioè un evento straordinario, non è una narrazione corretta. Ma le migrazioni servono, purtroppo, non solo allo scambio di culture, sono business: sulle migrazioni gravitano interessi economici importanti, sulle spalle di chi cerca un approdo sicuro viaggiano milioni, soldi molto spesso raccolti non solo da una famiglia, ma dall’intera comunità per permettere ad uno solo di tentare l’impresa. Tentare, senza avere certezze”.

Ecco che la narrazione allora diventa cronaca, diventa realtà. Ed in questo, solo in questo, la voce della giornalista fa eco alla voce della scrittrice Lasorella, nella radice profonda di una professione che osserva prima di tutto, che – quando è libera e sincera – tenta di scavallare i pregiudizi e, come dicevamo, l’opinione del potere. Alla fine di questo romanzo molto probabilmente ci porremo delle domande, e se lo faremo, se saremo così onesti da fermarci un momento a riflettere, questa opera prima avrà raggiunto lo scopo per cui è stata scritta.

Simona Irene Simone
Foto di Simona Irene Simone
ad esclusione della foto di copertina

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