Come facciano ad incontrarsi sul palco un musicista israeliano ed una band caraibica rimane di difficile comprensione, ma il risultato è denso di pathos, con un finale travolgente: ecco spiegato il concerto di Avishai Cohen con Abraham Rodriguez Jr. e la Iroko Band.
Cohen è nato nel 1970 a Kabri, un kibbutz del nord d’Israele, da una famiglia di musicisti. Ha iniziato fin da piccolo a studiare pianoforte, abbandonato a 14 anni per il basso elettrico, ispirato da Jaco Pastorius; solo all’età di 16 anni iniziò lo studio del contrabbasso, guidato dal maestro Michael Klinghoffer. A 18 anni si trasferisce a New York non senza problemi: per guadagnarsi da vivere ha iniziato a suonare per le strade e nei parchi. Successivamente ha prestato la sua opera in diverse formazioni latin jazz oltre che, per un breve periodo, in trio con Danilo Pérez. Per tutta la prima metà degli anni novanta, ha suonato unicamente in piccoli jazz club fino a quando, nel 1996 è entrato in contatto con Chick Corea, firmando il suo primo contratto. La collaborazione con il pianista statunitense è stata determinante, partecipando ai grandi festival jazz di fama internazionale, ed inoltre, proprio con l’etichetta Stretch record, di Corea, ha inciso i suoi primi 4 CD da leader. Ha lavorato, tra gli altri, con Bobby McFerrin, Roy Hargrove, Alicia Keys, Herbie Hancock, Kurt Rosenwinkel, Paquito D’Rivera, oltre che con la London Philharmonic Orchestra. Quando la sua famiglia è tornata in Israele, è entrato a far parte della Music and Arts Academy di Gerusalemme. Gran parte della sua produzione discografica è realizzata con l’Avishai Cohen Trio (Shai Maestro, pianoforte, Mark Guiliana, batteria e percussioni, sostituito successivamente da Itamar Doari. Una delle sue prime realizzazioni discografiche (Unity) è stata registrata con la International Vamp Band, un gruppo di musicisti creato da Avishai, e provenienti da diverse parti del mondo (Messico, Argentina, Cuba e Israele). L’idea alla base del progetto era quella di permettere a culture diverse di interagire e dialogare utilizzando lo stesso linguaggio musicale.
I più affezionati forse ricordano le sue performance nel 2010 al Teatro Piccinni di Bari per la rassegna Bari in Jazz, o sul palco del Locus Festival, dove ha sempre dato spettacolo per la sua estrema padronanza dello strumento. Ovviamente il contesto del suo ultimo spettacolo è stato completamente differente dai precedenti.
Avishai è stato appena insignito, a fine giugno, del prestigioso Miles Davis Award 2023 sul palco del Montreal Jazz Festival. Tale onorificenza negli anni passati è stata conferita a musicisti del calibro di Herbie Hancock, Chick Corea, Robert Glasper, Joshua Redman e tanti altri.
Il bassista israeliano ha presentato a Bari il suo ultimo lavoro, realizzato con la Iroko Band del percussionista Abraham Rodriguez jr., con il quale ha girato a lungo negli States negli anni ’90. Sul palco, insieme ai due una splendida All Star Band multietnica che includeva i cubani Horacio “El Negro” Hernandez alla batteria e percussioni, da sempre al fianco di Michel Camilo, Yosvany Terry al sassofono e shekere (una zucca vuota, essiccata e rivestita da una retina a cui sono annodate delle perline, che si suona percuotendolo, scuotendolo, agitandolo o frizionandolo tra le mani) e Jose Angel alle percussioni e alla voce, l’argentino Diego Urcola alla tromba e al flicorno e la cantante spagnola Virginia Alves. Un omaggio alle tradizioni afro caraibiche che da tempo il bassista aspirava a realizzare.
Il suono distintivo di Cohen è una miscela di idiomi musicali mediorientali, dell’Europa orientale e afroamericani. Le sue composizioni riflettono un vasto universo musicale e abbracciano una miscela di tradizioni, culture, lingue e stili, dalle canzoni popolari ebraiche e ladine, agli standard jazz, per finire al jazz contemporaneo.
Abraham Rodriguez Jr. ha suonato, registrato e studiato per più di 40 anni con molti dei rinomati maestri degli idiomi afro-latini e jazz, tra cui Andy Gonzalez, Ray Santiago, Pedrito Martinez, Roman Diaz, Changuito, e molti altri. Attualmente è un membro attivo del Grupo Folklorico Experimental Nueva Yorquino e dell’Oyu Oro Afro-Cuban Dance Ensemble.
Il concerto è stato ovviamente incentrato sul nuovissimo album uscito a maggio 2023 a nome del contrabbassista e di Abraham Rodriguez Jr, dal titolo Iroko, come la band, che prende il nome da un albero africano, l’iroko, considerato sacro da alcune popolazioni dell’Africa Occidentale. Ma non sono mancate sorprese quali la celeberrima “No woman, no cry” scritta da Vincent Ford e resa famosa da Bob Marley, cantata da Jose Angele accompagnata dal contrabbasso, o uno struggente bis eseguito con la sola voce (senza alcun accompagnamento) da Avishai Cohen, “Alfonsina y el mar”, inciso nel 2009 nel CD “Aurora”. Non sono mancati passi di danza tra Abraham Rodriguez e Virginia Alves, oltre al fatto che gran parte del pubblico (in buona parte composto da giovani) non si è fatto ripetere l’invito a lasciare le comode poltrone per lasciarsi trascinare nella danza. Un finale travolgente, con entusiasmo alle stelle.
Quasi d’obbligo, per questo “meltin pot” di musiche caraibiche, ricordare quella che è stata la splendida esperienza del gruppo cubano dei Buena Vista Social Club di Compay Segundo, gruppo nato nel 1996. Un progetto realizzato dal chitarrista americano Ry Cooder, che ha raccolto alcuni anziani musicisti cubani caduti ormai nell’oblio, e rimasto attivo per tanti anni. Bellissimo il documentario di questo gruppo di vecchi musicisti in giro per le strade di New York, vista con gli occhi di bambini. Non ho potuto fare a meno, ascoltando i musicisti della Iroko Band, di ricordare questa altra bellissima esperienza che parte da Cuba e arriva dritta al cuore. Un discorso a parte merita lo strumento di Avishai Cohen, suonato con potenza, energia, con un suono poderoso come pochi sanno fare. Uno spettacolo nello spettacolo.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro