Il sud, il jazz, la musica classica e le musiche del mondo: “UrtiCanti Festival 2023” sviluppa l’arte dell’incontro tra Vito Ottolino e Aldo Vigorito

Siamo giunti al nono incontro in scaletta al Festival “Urticanti ..a Pablo”, il giro di boa che ormai lascia scorgere il traguardo, che, nella ormai consolidata location del chiostro del Castello Baronale di Cellamare, ha ospitato i maestri Vito Ottolino, e la sua chitarra, e Aldo Vigorito con il suo contrabbasso.

“L’arte dell’incontro, il sud, il jazz, la musica classica e le musiche del mondo”, titolo che riporta alla memoria l’illuminato ed illuminante pensiero dell’immenso Vinicius De Moraes, rappresenta il progetto nel quale due amici con affinità e pari intenti musicali hanno generato un repertorio che ha reso ancor più d’atmosfera il caloroso e ormai familiare ambiente della rassegna, e che in questa occasione ha perso il carattere volutamente “urticante” della maggior parte delle precedenti esibizioni.

Lo spazio dedicato alle giovani promesse ha visto dapprima, per il Conservatorio di Bari N. Piccinni – il promettente Michele Miggeo al violino con il quale ha interpretato di Johann Sebastian Bach, l’Adagio dalla sonata n. 1 – in sol minore per violino BWX 1001, e l’Allegro dalla Sonata n. 2 in la minore per violino, BWV 1003; l’omaggio a Pablo Neruda, questa sera, invece, è stato affidato ad Alida Magarelli, allieva attrice dell’accademia Unika, la quale ha scelto di recitare la bellissima poesia: “Se mi dimentichi”.

Immersi nel silenzio che precede l’attimo prima di qualunque esibizione, rimaniamo inaspettatamente e piacevolissimevolmente sorpresi dal timbro meravigliosamente napoletano della voce fuori campo di Massimo Troisi che con le parole “… pure a me piacerebbe fare il poeta” ci porta immediatamente tra le luminose ed uniche isole in cui è stato girato il film “Il Postino” nelle quali, per l’occasione, aleggia lo spirito di Neruda, cui il film è ispirato, e che questa rassegna esalta, e la cui poetica non solo diventa l’incipit del concerto dei Maestri Ottolino e Vigorito ma anche il filo conduttore di tutta la loro esecuzione (che avremmo voluto non finisse mai).

Ma i Maestri, la cui complicità sonora non è casuale, ci stupiscono, ancora, estasiandoci con un dolcissimo brano intitolato “Celeste” – composto da Ottolino – su altra lirica che questa volta ci ha lasciati cullare dalla voce dell’immenso Arnoldo Foà.

Le idee che hanno illuminato le composizioni presentate nel programma di questa serata, tiene a sottolineare più volte il chitarrista, sono idee che nascono, sgorgano semplicemente ora dalla lettura di una poesia, ora dal nome di una località in cui si è trascorsa una piacevole vacanza, ora osservando le vele spiegate al vento dei caitsurf che scivolano sulle onde; ed è questo il caso del brano dal nome “Buena Ventura” spiaggia del salento che porta con sé tutto il sapore del mare e di tutto ciò che esso ci riporta alla vita stessa.

Altro brano che ci riporta alla florida terra napoletana che ha generato tanti illustri musicisti, a noi piuttosto caro perché ci rammenta di essere orfani dell’inimitabile cantautore Pino Daniele, è “Chi tene o’ mare”, pezzo già di per sé di una bellezza disarmante nella versione originale ma che nell’arrangiamento dei maestri Ottolino e Vigorito diventa un pezzo unico in cui ancor di più vien fuori quella melanconia intima che solo certi autori riescono a far vibrare nei propri strumenti.

Di Aldo Vigorito, apprezziamo “Francesca’s song” – brano dedicato alla figlia – e “Una fata argentina”, che in chiave jazz ci restituiscono sonorità, melodie ed emozioni che ci confermano la loro sensibilità e cifra stilistica.

In ambientazioni sonore differenti, invece, ci ritroviamo con l’arrangiamento di “Asa branca”, componimento che portò Luiz Gonzaga, cantante fisarmonicista e compositore brasiliano, al successo, che, con Ottolino e Vigorito acquista un ritmo nord americano, molto ritmato e lontano dalla versione originale, ma altrettanto apprezzabile.

Non si può, tra il repertorio proposto, non spendere il nostro vivissimo plauso per la versione per chitarra e contrabbasso di “Deborah’s theme” – Nuovo cinema Paradiso – di Ennio Morricone, che con estrema facilità ci ha riportati, anch’esso, nella notissima ambientazione cinematografica.

Fuori dalle corde, è il caso di dirlo, dei maestri oggi esibiti, è stato l’omaggio ad Edith Piaf, su commissione della determinatissima Raffaella Ronchi, che tanto si è sperticata perché i suoi ospiti studiassero letteralmente cosa e come rappresentare al meglio la celebre cantautrice parigina, fuori dal loro repertorio.

E’ cosi che poi, musicando “Hymne à l’amour”, testo evocativo che rappresenta la necessità per la stessa di ritornare a vivere dopo aver perso in un incidente aereo l’amore della sua vita, Ottolino e Vigorito si misurano con ed in questa nuova performance, cui affidiamo ciò che pensiamo alle parole di Pablo Neruda spese per la poesia ma che ben aderiscono a qualsiasi forma d’arte, musica compresa: “Quando la spieghi la poesia diventa banale, meglio di ogni spiegazione è l’esperienza diretta delle emozioni che può svelare la poesia ad un animo predisposto a comprenderla.”.

Gemma Viti
Foto di Roberta Giordano

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1 commento su “Il sud, il jazz, la musica classica e le musiche del mondo: “UrtiCanti Festival 2023” sviluppa l’arte dell’incontro tra Vito Ottolino e Aldo Vigorito

  1. Antonia Mele Rispondi

    Sono rimasta affascinata. Dei musicisti bravissimi, una location stupenda. Mi sono sentita felice nell’anima

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