Eroina coraggiosa o sobillatrice? Antigone raccontata dalla professoressa Laura Pepe per il primo appuntamento al Teatro Petruzzelli di Bari con le “Lezioni di Storia” di Editori Laterza per il ciclo “La forza delle idee”

La mano di una ragazzina raccoglie un pugno di sabbia e la versa sul cadavere di un soldato caduto davanti alla città di Tebe.

Cari lettori, molti di voi riconoscono la mano e il soldato caduto nella sabbia: Antigone e suo fratello Polinice sono sulla scena di una delle tragedie più famose al mondo, rappresentata per la prima volta ad Atene nel 442 a.C. Da più di duemila anni Antigone, la giovane che osa opporsi alle leggi del re Creonte, occupa nell’immaginario collettivo il posto dedicato ai coraggiosi, Antigone siede sul soglio degli eletti a rappresentare la giustizia degli dèi, quella giustizia che è superiore alle leggi dell’uomo.

Non posso nascondere che, per il mio carattere eversivo e spesso preda dell’incoscienza, mi sento molto vicina alla figura di questa giovane che in spregio alla legge degli uomini segue la legge del suo cuore, o forse dovremmo dire meglio: segue la legge del suo sangue, perché Polinice le è consanguineo e perché Antigone segue la ragione del sangue che le scorre nelle vene e le indica una strada visibile a lei sola. Per questo ho seguito con grande attenzione e curiosità il primo appuntamento del ciclo delle Lezioni di Storia di Editori Laterza dedicato a “La forza delle idee” già pronta a conoscere meglio questa figlia del mito.

Ma come spesso accade, quanto più siamo convinti di conoscere una cosa, tanto più le certezze si sgretolano e scivolano via dalle mani come sabbia. Sul palco del Teatro Petruzzelli di Bari, sold out da tempo, un’altra donna, illuminata da un cono di luce, la professoressa Laura Pepe, racconta Antigone e la disegna diversa da come siamo abituati a raffigurarcela. Se Antigone fosse nata oggi, molto probabilmente sarebbe stata una novax, perché Antigone è una giovane donna che si oppone alle leggi, in realtà. Antigone, nella sua essenza più vera, è una sobillatrice, una donna che “mette in pericolo l’ordine pubblico”, se per ordine pubblico intendiamo le regole che noi umani ci diamo per evitare di estinguerci.

Per un contemporaneo, Antigone è Greta Thumberg, è Carola Rackete e forse è anche la Fearless Girl di Kristen Visbal, giovani donne che seguono le leggi non scritte del “cum-patior”, del soffrire insieme in un contesto sociale, economico e politico in cui le leggi dell’autonomòs (αὐτόνομος), di colui che si governa da sé, spesso sono più vicine agli esseri umani delle leggi emanate da una classe politica sempre più arroccata nei suoi privilegi e nei suoi calcoli. Ma per i greci del 400 a. C. un atto di eversione come quello di Antigone può mettere in pericolo tutta la città, ed ecco che Antigone nella visione di Sofocle non è (solo) una figura positiva ma diventa una figura controversa e d’altro canto Creonte – il tiranno che in nome di una legge uguale per tutti non dà sepoltura a suo nipote perché nemico di Tebe – viene illuminato da una luce più morbida, le asprezze del re tiranno che non cede al compromesso diventano meno nette; forse Creonte in realtà non sta seguendo un capriccio, Creonte in realtà vuole mettere al sicuro la sua comunità politica dimostrando che le leggi degli uomini possono governare gli uomini e farli crescere in prosperità e giustizia. Forse Creonte, che perderà anche suo figlio a causa della sua coerenza, è in realtà il vero eroe di questa tragedia? Non possiamo saperlo, la tragedia non insegna ma racconta di complessità e conflitto.

La tragedia non dà risposte ma pone domande, le stesse che uscita dal teatro hanno continuato a girarmi in testa, non c’è luce senza ombra, non c’è ombra senza luce e anche la figura della professoressa Pepe nel cono del faro di posa proiettava un’ombra alle sue spalle. Io, dall’alto del quinto ordine guardavo quella luce sul palco e quella figura parlante e pensavo che sin dall’inizio dei tempi, prima di Sofocle, le donne, gli uomini e i bambini si riunivano davanti al fuoco e si raccontavano storie per insegnarsi la vita. Nulla è cambiato da allora, tutto è cambiato da allora.

Simona Irene Simone
Foto di Clarissa Lapolla

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