Parliamoci chiaro: Marino non ha la bacchetta magica, e non ce l’hanno nemmeno Mignani e Spalletti. Però qualche movimento in più, non dico assai, era lecito attendersi. Ed invece non solo dei movimenti manco l’ombra, ma addirittura dopo quel che si è visto, affermare che si è fatto un passo indietro rispetto al gioco di Mignani, non mi pare sia uno scandalo. Una prestazione davvero modesta, flaccida, figlia delle nove giornate fin qui giocate dal Bari che ha generato l’ottavo pareggio che, tuttavia, relega la squadra barese nei bassifondi della classifica con ancora gare da recuperare da parte di altre squadre.
Si, d’accordo, siamo appena alla decima giornata, tutto può ancora accadere, ma l’impressione è che, ormai, il tram delle ambizioni si sia perso o quanto meno appare parecchio distante e difficile da prendere al volo soprattutto se si continua a (non) giocare in questa maniera.
I tifosi, giustamente, non si esaltano davanti a tanto scoramento, anzi, contestano. Quello striscione apparso in curva è la sintesi dello stato d’animo un po’ di tutti. Certo, far esplodere quei petardi (uno addirittura vicino a dei tifosi) non è stata un’idea geniale, al di là del chiaro e preciso segnale verso la società, però la contestazione ci sta tutta, anzi, c’era da attendersela prima o poi.
Sì, è vero, occorre dar tempo a Marino per dare un’impronta di gioco, anche perché sappiamo bene di cosa è capace l’allenatore lilibetano visti i suoi trascorsi quando ha fatto divertire mezza Italia e che ha fretta di dare una precisa identità alla squadra. E, come dicevo prima, c’era da attendersi almeno qualcosa in più, quel “qualcosa” tipico dei cambi di panchina. Ed invece il canovaccio è stato il solito: primo tempo brutto, gioco in mano dell’avversario, secondo tempo non migliore ma almeno non uguale al primo, gol del vantaggio non proprio meritato ma in una partita ci sta, e puntuale incapacità di difendere il risultato, stavolta grazie ad una colossale ingenuità da parte di Koutsoupias che , tuttavia, sembra l’unico vero rinforzo azzeccato fino adesso, e di Acampora, un lontano parente di quello visto a Benevento, protagonisti della “straordinaria” performance di farsi sfilare il pallone da un avversario al limite dell’area di rigore barese con conseguente calcio di punizione ottimizzato al massimo da Manconi, al suo primo gol su punizione in carriera (costante tipica barese questa che tende da 100 anni ad agevolare le imprese altrui) con chiaro errore della barriera che colpevolmente si è inspiegabilmente aperta e con lo zampino immancabile di Brenno che, nel bene e soprattutto nel male, non fa mancare mai il suo contributo.
Marino in fase di presentazione ha spiegato un po’ come vorrebbe giocare: con intensità, velocità e aggressività. E chi li ha visti sabato? Io personalmente non ho visto nulla, nemmeno un accenno che era quanto meno lecito attendersi. Ho visto una squadra in netta difficoltà, quasi paurosa, e costantemente in balia dell’avversario quasi attendesse l’episodio favorevole per colpire ma è risaputo che Godot è solo un’illusione, non arriva, né mai arriverà se questo è l’atteggiamento.
Io ho visto la brutta copia della squadra di Mignani, una fotocopia ancora più sbiadita quasi il toner fosse alla fine e per questo sarebbe interessante capire se Marino, vista la difficoltà di mettere in sesto una squadra ai minimi storici dal punto di vista fisico e atletico, ha deciso di mandare in campo una squadra in continuità con quella di Mignani o se la squadra sia stata davvero poco incline al cambiamento.
Ho visto Diaw in netta difficoltà che si mette a fare pure l’egoista nell’unica occasione da rete capitatagli, Aramu non ne parliamo: non sembra lui, sembra un giocatore di serie C arrivato a Bari in cerca di fortuna, Ricci sempre in difficoltà e gli è andata bene in occasione del giallo, poteva essere espulso se l’arbitro fosse andato al var, ma per come sta Frabotta oggi, non sarebbe cambiato molto se avesse giocato quest’ultimo. Sibilli che al di là del bel gol, non ha inciso più di tanto, Maiello purtroppo non lo si può giudicare per la prestazione di sabato se non in chiave complessiva da inizio torneo affermando che non “graffia” più come lo scorso anno, ma ciononostante rimane insostituibile e non so adesso cosa si ingegnerà Marino in sua mancanza, se adattare qualcuno o se cambiare modulo ma in tal caso si rischia di perdere ulteriore tempo. Acampora un po’ come Aramu, scarsa condizione fisica e atletica, e fantasma di Acampora che tutti conosciamo. In difesa il solo Di Cesare sembra avere un passo in più ma non è che per 100 minuti il capitano può mettere pezze a destra e a manca, occorre l’aiuto anche di altri che tengano lontani gli avversari nell’area di rigore barese, aiuto che sembra mancare nonostante qualche buon colpo di Vicari. Mentre Dorval continua a correre a vuoto e a difendere male anche se non lo ritengo tra i peggiori, anzi. I subentrati non che si siano salvati dal mezzo naufragio, intendiamoci, forse il solo Bellomo ce l’ha messa tutta per emergere ma anche lui sembra un lontano parente di quello che tutti conosciamo. L’unico giocatore che sembra avere un passo in più è il greco Koutsoupias nonostante l’ingenuità in occasione del calcio di punizione vincente. Troppo poco per poter ambire a qualcosa di diverso dalla salvezza.
Ma siamo certi che esonerare Mignani fosse la soluzione di tutti i mali con una squadra di tale portata?
Lo scorso anno il Bari eccelleva per dinamismo, per cinismo e nella capitalizzazione delle opportunità nonostante le prestazioni incolori di Cheddira e di Maita del girone di ritorno ma il gol vittoria, soprattutto in trasferta, non mancava quasi mai. Poi c’era il var che sistematicamente gli dava una mano, certi episodi favorevoli anche. Il Bari di quest’anno sembra il rovescio della medaglia, anzi, sembra un Bari di un altro emisfero. Una squadra vera, tosta, fa di tutto per difendere il vantaggio magari premendo ancora di più gli avversari nella propria metà campo ed invece eccoti il Bari molliccio vulnerabile, ingenuo che si fa infilare come un pivello.
A questa squadra manca l’anima pugnace, quella capace di creare l’entusiasmo perduto si spera non irrimediabilmente. E all’allenatore oggi viene chiesto di salpare innalzando le vele per ritrovarlo e per riaccendere le speranze nei tifosi perché così facendo passa pure la voglia di guardare la squadra e si perdono tifosi, cosa ancor più grave. Ma poi la società non si lamenti delle contestazioni. Ma tanto, cosa volete che si lamentino: quelli sono abituati a subirle a Napoli facendo orecchio da mercanti, centrando, però, i risultati, cosa volete che importino quelle di Bari dove pure, è d’obbligo non dimenticarlo, hanno centrato due promozioni e in altre due ci sono andati vicinissimo? E solo quest’anno, dopo appena tre mesi, sembrano aver sbagliato tutto, a partire dal mercato gestito male e con tanti dubbi, nonostante una sola sconfitta maturata fino adesso?
Non voglio diffondere ottimismo, la situazione non lo permette, se lo facessi non risulterei credibile ed io invece sono realista ed obiettivo perché descrivo i fatti, la realtà, quella che non si può negare, ma a me questo Bari incolore sembra un vulcano momentaneamente spento, come il Vesuvio, che da un momento all’altro potrebbe esplodere. Ma non so, però, cosa potrebbe accadere con l’esplosione, quali le conseguenze. Però, ecco, mi piace pensarlo. Perchè se fino adesso il Bari avesse sul groppone già quattro-cinque-sei sconfitte allora sapremmo molto bene quale sarebbe l’obiettivo da raggiungere con relative paure, ma con una sola sconfitta fin qui maturata e con il materiale umano ancora grezzo che attende la brillatura, è quantomeno lecito attendersi che qualcosa all’interno si svegli dal torpore. E quando qualcuno si sveglia comincia a camminare. O no?
Massimo Longo