A novembre il vento è cambiato, soffia fresco sui visi e sulle giacche dei passanti e su di me che vado incontro all’autunno, alle giornate più corte, ai tramonti suicidi del primo pomeriggio, al buio d’ovatta che avvolge le strade, alle luci accese dietro le finestre, nei tinelli e nelle camerette. Su di me che attraverso le colonne del Teatro Piccinni di Bari per la prima di Romeo e Giulietta – Romeo și Julieta.
E una tragedia d’autunno è questa, questa storia che tutti conosciamo: la storia di due giovani amanti, suicidi perché non possono amarsi, una storia che è diventata il simbolo del pathos, della primavera della vita e degli amori acerbi ma che durante la recita al Piccinni ha portato il vento, freddo, a insinuarsi tra la camicia e la mia schiena mentre, sulla scena spoglia, William Shakespeare raccontava per l’ennesima volta la storia della rosa che non avrebbe dovuto chiamarsi rosa.
L’adattamento scenico di Michelangelo Campanale ha avuto, a mio avviso, il pregio di ribaltare la prospettiva e l’approccio alla tragedia shakespeariana portandoci in un luogo lontano dai luoghi comuni, un posto in cui il vero protagonista è il dolore, percepito non appena entrano in scena gli attori, nerovestiti e seduti sulle sedie ai lati del palcoscenico. Tredici attori in scena, solo due – i giovanissimi Romeo e Giulietta – vestiti di bianco, una scenografia pulita e minimale, fatta di luci e di grigi e di tanto, tanto vigore e movimento: attori-gazzelle si rincorrono nelle scene di lotta, vortici di passi e tacchi sulle assi battono il tempo, salti e combattimenti e pugni e pugnalate. In questo adattamento la vera essenza della tragedia è stata magistralmente messa in risalto: la sete di violenza, di rivalsa, le frustrazioni degli adulti sono capaci di uccidere i più giovani. Come succede in Italia, spesso, quando i ragazzi sono costretti a lasciare il Paese per cercare un posto nel mondo che li accolga, come succede durante le guerre, quando gli adulti combattono e i bambini muoiono, come succede tutte le volte che l’arroganza viene chiamata saggezza, tutte le volte che i privilegi tolgono il posto ai diritti.
Una coproduzione italo-rumena che ha portato in scena una recita in tre lingue: l’inglese, la lingua di Shakespeare, la lingua dei narratori; l’italiano, la lingua dei Capuleti; il rumeno, la lingua dei Montecchi. L’italiano e il rumeno in scena si scontrano e si incontrano solo nelle bocche di Romeo e Giulietta che a turno cedono alla musica di un linguaggio diverso, lo imparano, lo utilizzano per sedursi e per creare un legame segreto, forse una lingua altra, come quelle che tutti gli amanti del mondo inventano per parlarsi.
Nonostante la presenza dei soprattitoli ho voluto lasciarmi andare alla musica di una lingua sconosciuta, il rumeno, per immergermi nella recita. La storia, d’altro canto, è arcinota, mentre nuovissimo era il suono di una lingua sconosciuta per me e spesso censurata in Italia perché “rumeno” negli anni è stato un aggettivo dispregiativo: “rumeno” quando ero bambina significava povero, sporco, poco raccomandabile, e oggi in questa messa in scena significa “sconosciuto” nell’accezione più bella del termine: portatore di altro, di altrove, portatore di nuove cose e di nuove parole, portatore di nuovi punti di vista per allargare l’orizzonte dello sguardo.
Pare che la prima e le repliche, tutte inserite nella Stagione teatrale 2023.24 “AltriMondi” del Comune di Bari, siano andate sold out, una notizia molto bella in un’Italia che curva sempre di più il collo per guardarsi l’ombelico invece di alzare lo sguardo e guardarsi intorno, verso paesi, popoli e culture altre.
Simona Irene Simone
Foto di Mariagrazia Proietto
Romeo e Giulietta (Romeo și Julieta)
dall’opera di William Shakespeare
adattamento Michelangelo Campanale
regia e scene Michelangelo Campanale
luci Michelangelo Volpe e Michelangelo Campanale
con Catia Caramia (Giulietta), Dan Pughineanu (Romeo), Maria Pascale (Madre di Giulietta), Camelia Pintilie (Madre di Romeo), Salvatore Marci (Padre di Giulietta), Ovidiu Ușvat (Padre di Romeo), Mircea Alexandru Băluță (Tebaldo), Mihai Mitrea (Mercuzio), Alex Popa (Benvolio), Andreea Hristu (Balia di Giulietta), Annarita De Michele (Balia di Romeo), Andrea Bettaglio (Prete), Domenico Piscopo (Paride)
cura del movimento scenico Vito Cassano
cura del testo Katia Scarimbolo
assistente alla regia Annarita De Michele;
direzione tecnica Michelangelo Volpe;
tecnico di scena Antonio Longo;
costumi Maria Pascale
cura del progetto Maria Rotar;
cura della produzione Antonella Nitti e Delia Tondo
ufficio stampa Serena Manieri
visual designer Mariagrazia Proietto;
social media Paolo Paparella
si ringraziano Isa Pellegrini, Annalisa Bellini, Giorgio Testa, Giulia Gaudimundo, Raul Nappi, Arianna Baroni
una produzione Compagnia La Luna nel Letto, Teatro Excelsior di Bucarest e Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale