Accedendo alla piccola chiesa della Madonna del Carmine dall’ingresso che la unisce a Palazzo Lanfranchi si entra in uno spazio di luce: muri bianchi, decori tenui e poche opere sui muri. La prima cosa che salta agli occhi è il portone d’ingresso chiuso dall’interno, con i suoi decori azzurri. Per imbatterti nell’opera di Tomás Saraceno devi girare lo sguardo a sinistra di quasi novanta gradi: è lì che un confessionale di legno scuro ti sta guardando da quando sei entrato. Pochi passi e sulla sommità del seggio riservato al sacerdote si scorge un grande ragno, nero, aggrappato in cima. Più giù vetri colorati a chiudere le porte degli inginocchiatoi e quella del seggio. La luce negli inginocchiatoi è accesa ma se apri la porta e ti siedi, diventa tutto buio. Sei chiuso in uno spazio ridotto, molto ridotto, resti solo con te stesso mentre un chiarore fioco fa in modo che la tua attenzione si rivolga al seggio dove una luce fredda illumina l’abisso. Cosa custodisce questo luogo che in un attimo è diventato un bozzolo d’inquietudine? Una ragnatela, meglio: una spirale di ragnatele. Guardandole, davanti a me si è spalancato l’abisso. In un attimo sono stata traslata nel vuoto dell’universo, poi tra le macerie del mondo, infine sono atterrata nella finitezza dei miei peggiori limiti di essere umano.
Nata da un progetto che già nel 2014 ha coinvolto Tomás Saraceno e la Fondazione Matera-Basilicata 2019, oggi l’opera Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories entra nella collezione permanente del Museo Nazionale di Matera grazie alla collaborazione tra la Fondazione e il Museo. Con questo intervento la Fondazione completa il percorso di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 e apre un focus, attraverso l’arte contemporanea, su uno dei temi al centro della nuova programmazione, quello dell’ambiente. Saraceno, infatti, è un attivista di spicco e non perde occasione per denunciare gli spaventosi rischi a cui ci espone la crisi climatica in corso e lo fa lavorando costantemente su due concetti base: i ragni e l’aria. Saraceno considera le tessiture dei ragni (di cui è uno studioso riconosciuto) come parte integrante dell’ampio corpus dei suoi lavori che include installazioni interattive, progetti comunitari ed esperimenti con il volo umano a energia solare.
Ma cosa c’entrano i ragni e un confessionale con i pericolosi danni ambientali che pendono sul futuro del pianeta? Secondo il filologo, traduttore e drammaturgo Gianni Garrera, quest’opera è un’esperienza personale e segreta come una vera confessione, ma è anche un’opera deificante, istruttiva, poetica, storicizzata e apocalittica a cui bisogna avvicinarsi con tremore e terrore poiché quel seggio è una ghigliottina giudicante dove oggi, al posto di un sacerdote ministro di Dio, c’è il Regno Animale a giudicarci. Garrera, durante la presentazione dell’opera al pubblico di venerdì 24 novembre, rimette in quest’opera tutta la storia dell’arte: dal giudizio universale fino al trasferimento della verità agli animali, come già Francesco di Assisi aveva predicato. Nella tradizione cristiana e cattolica durante la confessione il giudice, il sacerdote, è misericordioso, assolve i nostri peccati e ci rimanda al giorno del giudizio, nel seggio di Saraceno però non c’è un sacerdote, non c’è un uomo dietro la grata ma scopriamo una ragnatela: Dio è morto e il seggio è disabitato da tempo. L’uomo contemporaneo ha dimenticato Dio, eppure in quest’opera l’uomo è chiamato a sottomettersi ancora ad un giudizio.
La visione del mondo antropocentrica in realtà ha fallito ed è arrivato il momento di realizzare che, come afferma Saraceno per bocca dei suoi ragni “Viviamo sulla Terra da più di 380 milioni di anni, mentre la maggior parte di voi umani, solo da 200 mila anni… Noi invertebrati rappresentiamo il 95% di tutti gli animali del pianeta Terra, ma siamo minacciati dall’estinzione, ciò rappresenterebbe un pericolo per qualsiasi forma di vita sulla Terra. Vi chiediamo di proteggere i diritti delle nostre reti della vita. Possiamo unire le forze e tessere insieme modi di vivere, con stili di vita che non pregiudichino il clima, per società più giuste, eco-sociali, inter-intra-specie per tutti?”. I ragni comunicano attraverso vibrazioni, l’artista argentino ci invita a chiudere la porta del confessionale e togliere le scarpe per sentire queste vibrazioni e ritornare, anche solo per un momento, a far parte del Regno Animale, per tentare di riconnettere l’uomo alla natura e per sperare di convincerlo a fare un passo in avanti verso i diritti di tutto l’ecosistema e rispondere “sì, possiamo tessere insieme modi di vivere per società più giuste ed eco-sociali”. Nel suo intervento del 24 novembre Saraceno ci esorta a tornare alle origini dell’uomo per tornare a rispettare la biodiversità e a tessere e cucire le tradizioni, a calibrare le culture sincretiche per il rispetto della biodiversità; oggi c’è necessità di un riconoscimento, non solo romantico ma scientifico, delle popolazioni vicine alla natura. Finora abbiamo conosciuto il punto di vista dei vincitori, la storia del mondo è raccontata da chi – con la forza e con le tecnologie della forza – ha sottomesso popoli antichi che per secoli hanno vissuto in simbiosi e in equilibrio con le altre specie viventi ma ora è il tempo di trovare altre modalità, più gentili e attente per far sì che l’essere umano continui ad abitare il pianeta.
Life(s) of Webs, arachnophobias, arachnophilias, and other stories
L’opera è visitabile negli orari di apertura del Museo nazionale di Matera – Palazzo Lanfranchi – Ore 9.00 – 20.00 [ultimo ingresso ore 19:00] – Chiusura: martedì dalle ore 09:00 alle ore 14:00
Per visitare l’opera è necessario acquistare il biglietto d’ingresso all’intero complesso museale di Palazzo Lanfranchi.
Museo Nazionale di Matera – sede Lanfranchi Piazzetta Pascoli, 1 – Matera.
Simona Irene Simone