Il mese di dicembre 2023 il Duke Jazz Club ha dato avvio alle programmazioni con il concerto del gruppo di Dario Skèpisi dal titolo “Meu Brasil”. Con lui, sul palco, suo figlio, il giovane pianista Francesco Schèpisi, Poldo Sebastiani al basso elettrico, e Fabio Accardi alla batteria. Un quartetto rodato ed affiatato, per proporre musica brasiliana in una veste del tutto inconsueta.
Dario è un musicista che forse da più di trent’anni si diverte a fare musica con un taglio molto personale. Alla sua passione per la musica brasiliana ha abbinato (è riuscito a fondere) il dialetto barese. Ha pensato, non a torto, che le parole baresi, tronche, ben si prestano ad essere utilizzate sui ritmi della Samba e della Bossa Nova, creando una musicalità tutta sua, ma molto personale. I puristi potranno storcere il naso, non prendendo sul serio i suoi brani, ma nell’ascolto del concerto del Duke, le sue canzoni, alcune scanzonate, ci hanno dimostrato una capacità ed una conoscenza della musica sudamericana molto curata ed approfondita.
Nele sue narrazioni, ci ha raccontato come è nata questa passione, partecipando quindici anni fa ad un programma radiofonico su Brasil RAI Radio 1, ospite di Max De Tommasi che ancora oggi resta una figura di rilievo per quanto riguarda la musica brasiliana in Rai. Da quella esibizione è nata un’amicizia con la giornalista brasiliana Sandra Bandeira che alla fine gli ha consentito, qualche anno fa, di compiere un viaggio a Fortaleza insieme al figlio Francesco, ed organizzando quattro concerti con tre splendidi musicisti brasiliani.
In questo modo ha avuto l’occasione di farsi conoscere ed apprezzare anche laggiù, in Brasile facendo, del dialetto barese, una bandiera.
Dario Skèpisi ha fatto sua una frase di Vinicius De Moraes: “La vita è l’arte dell’incontro”, presa in prestito da un album del ’69 inciso da Vinicius insieme a Ungaretti e Sergio Endrigo, in cui si incontravano musica, poesia, persone, popoli di diversa nazionalità.
A dare avvio al concerto il brano più emblematico: Barisiliano, seguito da “Vento caldo d’africa”, che vuole mettere insieme le tre anime del Brasile: quella rossa (degli Indios), quella bianca (portoghese ed europea) e quella nera, proveniente dall’Africa.
Un omaggio alla Bossa Nova è stata l’esecuzione del brano “Chega de Saudate”, Composta da Antonio Carlos Jobim nel luglio 1958, e considerato il primo brano in assoluto di Bossa Nova.
A seguire, il brano originale “Agua de coco” (di Marcos Valle) è diventato “Ma tu cciuè da me”. Nell’esecuzione del brano successivo, “Samba per Vinicius”, scritto da Vinicius de Moraes e Toquinho, portato al successo in Italia da Ornella Vanoni, al quartetto si è unita Samantha Spinazzola, che ha ben dialogato con la voce di Dario.
Sempre facendo riferimento al viaggio effettuato a Fortaleza, nel nord est del Brasile, lui e Francesco hanno avuto modo di entrare, in un quartiere estremamente degradato, in una struttura chiamata Casa de Vovò Dedè, che ha la mission di recuperare dalla strada dei ragazzi per formarli in ruoli tecnici di supporto alla musica (fonici, tecnici del suono o delle luci, ..). Dedicato ai ragazzi di strada è il brano “Cape Uastate”(testa guastata), seguito da un altro brano in dialetto: “Amambarà” (dobbiamo imparare. Rispetto verso il disagio ambientale, per una decrescita felice).
Non sono mancati omaggi alla musica italiana con il brano Dio come ti amo di Domenico Modugno, partito con il suo ritmo melodico e terminata con un ritmo brasiliano, e “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo (da Ennio Morricone definita la canzone perfetta). E proprio a Endrigo è dedicato un prossimo lavoro su cui Dario Schepisi sta lavorando, che vedrà la partecipazione di grandi musicisti quali Gabriele Mirabassi, Francesco Schepisi, Nando Di Modugno, Agostino Marangolo, oltre a un ospite ancora misterioso, leggenda del blues americano.
Tra le altre chicche del concerto, un brano intitolato “U monde Russ” che trae spunto dalla storia vera di un isolotto realmente esistito fino alla fine dell’800 al largo del Molo Sant’Antonio di Bari, su cui sorgeva anche un monastero e dove, quando c’era bassa marea, i baresi andavano a prendere l’acqua da una sorgente presente sull’isolotto. Questa realtà, conosciuta da pochi, è poi scomparsa a causa di fenomeni di bradisismo che un po’ alla volta hanno inghiottito tutto. Come sottolineava Lev Tolstoy. “se vuoi essere universale, parla del tuo villaggio”.
Dopo un altro brano “simbolo” della musica di Dario, “Samba Necòla”, al quartetto si è aggiunto Alberto di Leone alla tromba per eseguire il brano “Flor de lis”, composto dal musicista brasiliano Djavan. Dello stesso autore il brano del bis, il più che noto “Sina” (destino), portato al successo mondiale dai Manhattan Transfer con il titolo “Soul food to go”.
Un bel concerto, un bel clima, molto spensierato, grazie all’abilità di Dario di giocare con le parole e far sorridere il numeroso pubblico presente. Una buona metà dei brani presentati sono raccolti in un album edito nel 2021, dal titolo “Paradossalmente” in cui spicca la preziosa collaborazione di Roberto Ottaviano al sax soprano, Pierluigi Balducci al basso, Mirko Signorile al piano, Giuseppe Bassi al contrabasso, Gianni Iorio al bandoneon, Nando Di Modugno alla chitarra, Gaetano Partipilo al flauto traverso, Agostino Marangolo alla batteria.
Ma una menzione particolare meritano i tre musicisti che hanno accompagnato l’esibizione di Dario Skèpisi. Il figlio Francesco Schepisi ormai è più che noto a tutto il pubblico barese, ma non solo. Nonostante la giovane età ha acquisito tecnica e padronanza. La sua presenza ha impreziosito non di poco il lavoro del padre. Anche di Fabio Accardi non possiamo che confermare la sua padronanza tecnica ed un supporto incessante durante tutto lo spettacolo, ritagliandosi ampi spazi per marcare la sua presenza sul palco. Per quanto mi riguarda, è stata la prima volta che ho avuto il piacere di ascoltare Poldo Sebastiani. Bassista elettrico e chitarrista, nato a Bari nel 1967. Diplomato in chitarra classica e musica jazz presso il conservatorio “N.Piccinni” di Bari. Attivo in ambito jazzistico nel ruolo di bassista elettrico, ha operato nei più svariati contesti musicali, sperimentando organici differenti, dal duo alla big-band. Docente presso la scuola di musica il Pentagramma di Bari. Docente di chitarra presso le scuole medie statali. Il suo apporto non è stato di secondo piano. Ha dato sostegno ritmico a tutto il concerto. In particolare, l’esecuzione del brano Io che amo solo te è stato eseguito solo con voce (di Dario) e basso, con l’arrangiamento di Poldo Sebastiani. Veramente un gruppo affiatato.
A questo punto attendiamo fiduciosi un secondo viaggio in Brasile con relativo reportage sonoro.
Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro