A Matera, imboccando via Roma da Piazza Vittorio Veneto, il passante più attento noterà sul lato sinistro della strada una breve serie di finestre senza tende: dietro i vetri – in basso – scorgerà delle bellissime lampade verdi dai sostegni di ottone, dei tavoli e delle sedie in legno chiaro e più indietro degli scaffali. Poco più avanti, c’è l’ingresso della Biblioteca Provinciale Tommaso Stigliani e quei tavoli, quelle lampade che abbiamo appena notato, sono una parte della sala periodici, un luogo in cui spesso mi sono seduta a lavorare o a leggere.
La biblioteca Stigliani – istituita nel 1933 dove, a partire dalla metà del XVIII secolo, vivevano le suore dell’ordine di San Domenico – accoglie circa 400.000 volumi, tra questi circa 30.000 sono volumi rari e di pregio risalenti ad un periodo storico che va dal XVII al XIX secolo, ci sono 950 seicentine e 95 incunaboli tra cui spicca una bibbia del 1470, ci sono 100 manoscritti e 40 pergamene, la più antica è del 1373 ed è l’atto di donazione di alcuni terreni in contrada San Francesco di un nobile campano al fratello abate.
La biblioteca Stigliani accoglie circa 150 persone al giorno che consultano i suoi libri e le riviste, che usano i suoi spazi per studiare o lavorare, per non sentirsi soli e annoiati tra le pareti di casa, per darsi una regola perché magari lavorare o studiare da casa ti porta in un attimo alla sciatteria, o magari tra queste 150 persone qualcuno viene dalla provincia e magari ha un pullman che parte tra troppo tempo per poter stare a zonzo, non lo sappiamo, sappiamo però che durante le vacanze di Natale in biblioteca ci vengono circa 300 persone al giorno, molti sono ragazzi di Matera che studiano fuori ma che – tornati a casa per le vacanze – vengono qui a preparare gli esami. E ci sono almeno 40 scolaresche che ogni anno partecipano alle visite guidate all’interno degli spazi di consultazione e custodia dei volumi, e poi c’è “la biblioteca di Pinocchio”, la sala per bambini da 0 a 10 anni, arredata con scaffali bassi, tavolini rotondi e seggioline colorate adatti ai bambini. Qui i libri sono disposti a scaffale aperto, liberamente consultabili, metà della sala è occupata da tappetini morbidi con cuscini e puff dove sedersi o sdraiarsi per leggere o ascoltare leggere.
E poi nella Stigliani ci sono gli addetti, ma non c’è un bibliotecario, cioè una figura esperta di catalogazione e biblioteconomia. E non ci sono neanche abbastanza persone per tenere aperta la biblioteca tutti i pomeriggi, così la biblioteca di pomeriggio è aperta solo i giorni pari con orario continuato e gli addetti, che superano già il monte ore previsto da contratto, devono rimanere in postazione se vogliono mangiare qualcosa. E soprattutto per la Stigliani non c’è un piano di assunzioni. Quindi gli addetti, tutti adulti e quasi tutti vicini alla pensione, andranno via e non ci sarà nessuno a prendere il loro posto. In più, non ci sono i soldi per i servizi essenziali: le pulizie, la vigilanza, le assicurazioni, il rinnovo dei contratti di luce, acqua gas, rete fissa e mobile.
Con la riforma delle provincie voluta dalla legge Delrio del 2014 le competenze in materia culturale sono passate dalle Provincie alle Regioni lasciando l’ente provinciale proprietario della sede e del patrimonio librario, ma senza alcuna responsabilità economica sulla sua gestione e oggi, secondo l’Associazione Amici della biblioteca, nel bilancio regionale del 2024 della Regione Basilicata i fondi dedicati alla biblioteca Stigliani sono zero. Non è necessario consultare nessuno dei bellissimi volumi custoditi nella biblioteca Stigliani per capire che presto questo presidio culturale è destinato a chiudere, che già nell’estate del 2023 si è sfiorato il rischio chiusura e che non si coglie la volontà di una progettazione delle attività di questo posto nel medio (figuriamoci nel lungo) periodo.
Per scongiurare la chiusura della Stigliani da mercoledì 17 gennaio 2024 nei locali attigui alla biblioteca è stato istituito un presidio permanente organizzato dall’Associazione Amici della Biblioteca che raccoglie diverse realtà associative cittadine, che ha attivato una raccolta firme su change.org e che rimarrà lì finché non saranno prese delle misure che possano salvare questo presidio culturale.
All’interno della biblioteca lo scoramento è evidente: “spegnere un presidio pubblico significa togliere dignità ad una comunità” mi dicono “alla classe politica non interessa la salute della biblioteca, sarebbe molto più redditizio esternalizzare la gestione di questo posto, magari attivare una bigliettazione per l’uso degli spazi, ma in questo modo la cultura non è più un bene pubblico” continuano; la politica – penso mentre mi parlano – cos’è la politica? Chi è la politica? Chi sono quelli che decidono, dove sono? E perché non prestano attenzione all’allarme lanciato da una comunità? Mi dico che la politica siamo noi, non solo quando andiamo a votare, se ci andiamo, ma tutti i giorni: la politica siamo noi, perché scrivere, leggere, raccontare è un atto politico. La cultura è un atto politico.
Simona Irene Simone
Foto dalla pagina web dell’Associazione