Si sono accese le luci, mi sono alzata in piedi, e io e gli altri si rimaneva lì, al massimo mettendo qualche passo, indecisi se guadagnare spazio verso l’uscita o verso il centro della sala cinematografica adibita lì, nell’antico Teatro Piccinni di Bari.
Al centro della sala, ancora gremita di spettatori, era seduta, poi alzatasi per rispondere ai forti applausi, Lina Sastri, la grande attrice teatrale, per l’occasione regista del film “La casa di Ninetta“, che porta lo stesso titolo della sua piccola, grande storia, descritta nel libro pensato per una rappresentazione teatrale e tramutato in opera cinematografica di rara bellezza; assieme a lei, era presente parte del cast del film, tra cui una splendida Maria Pia Calzone, che interpreta una madre, anzi la madre, la vera protagonista del film.
Mi sono avvicinata, dovevo esprimere i miei più vivi complimenti alla regista e protagonista quando ancora avevo i brividi dall’emozione, come – credo – qualsiasi Donna sentirà di fare.
Sullo sfondo della bella, amara e pericolosa Napoli, che ormai conosciamo tutti, è ambientata la più vera Favola dei nostri giorni. Un film che parla delle donne, della “vita da donne”, che imparano a vivere, a creare pian piano la propria trincea per difendersi, come in una guerra che non hanno voluto e con armi impari, con uno scudo a forma di cuore. Continuano sempre a vivere le donne, nutrendosi degli affetti vicini e non rinunciando alla bellezza della vita, ma cogliendola appieno nella sua veste più semplice, nella sua essenzialità!
Proprio come è questo film: delicato, realistico, essenziale e allo stesso tempo forte e profondo nel “raccontare” con i gesti, le parole (sapientemente usate dalla Sastri), le immagini, la musica, tutto ciò che la vita offre alle donne, ma anche ciò che loro sono in grado di prendersi da essa, quando vogliono.
Ardono di voglia di vivere, di fare, di cambiare le cose, le donne! E tentano sempre di farlo, finché possono e non si spengono, soltanto alla fine del loro percorso di vita, quando mettere una pelliccia non ha più senso, ma diventa divertente. Quando si ha ancora la voglia di vivere a sprazzi, un po’ per memoria e un po’ per rivendicare una vita persa o trascorsa non solo a guardare, e quando l’Alzheimer ti mangia il cervello, ma non l’anima! Ed il Mare di vita vissuta o quella ancora da vivere è lì che crea calma piatta, irradiata dal sole, aspettando l’onda di nuova Vita.
Un film per le Donne (e con la D maiuscola!).
Maria Cristina De Mattia
Bello spero che passi