L’amore spacca tutto: “Love me. Due pezzi di Antonio Tarantino” della Compagnia Licia Lanera torna a Bari travolgendo il pubblico del Teatro Kismet

La Settimana Santa è il luogo delle penitenze per tutta la comunità cattolica. Però, nella Giornata mondiale del Teatro, il 27 marzo, la comunità del teatro non ha altro modo per confessarsi, che non sia andare a teatro.

Finalmente, dopo averlo mancato per due volte, da queste parti, prendo in pieno “Love me. Due pezzi di Antonio Tarantino”, al Teatro Kismet, nell’ambito del cartellone “Bagliori” 2023/2024 a cura di Teresa Ludovico. Proprio al Kismet lo spettacolo aveva debuttato nell’aprile dell’anno scorso.

Licia Lanera, capocomica da doppio Ubu (per “Con la carabina”), ne cura la messa in scena registica e fisica, facendosi aiutare a questo giro da Il corpo del reato, un comprimario quasi muto. La produzione, oltre a Compagnia Licia Lanera, è targata Emilia Romagna Teatro – Teatro Nazionale.

La scenografia, più che due pezzi, ne prevede tre: tre lavagne girevoli, un paio di sedute. Il primo dei due pezzi è “Una scena”. Con un paio di baffi di fortuna, Lanera interpreta un piccolo borghese, bigio anche nei panni, alle prese con una scena classica di giungla urbana: un ingorgo di traffico, reso se possibile peggiore da una serie di incomprensioni con un africano che lava i vetri al semaforo. È così che il misunderstanding slatentizza tutte le frustrazioni, contro gli immigrati, contro i poveri, contro le donne, contro gli altri ricchi, verso un epilogo tutt’altro che scontato.

Arriva dunque il turno di “Medea”, una sfrontata Medea che sembra risuonare delle voci di testa e di pancia direttamente dalle strade del Libertà che si stringono tra il tribunale e il mare. Non un grammo della crudeltà tragica è sottratto al classico, anzi, i miasmi del matriarcato tossico ne tessono l’apologia, nelle trame contemporanee di malamore e vendetta, tremenda vendetta, un fascino che per contrappasso l’antieroina non potrà mai strapparsi di dosso, come i panni avvelenati delle sue vittime.

Le lavagne, girandosi, diventano specchi, che riflettono il bisogno d’amore dei due protagonisti dei pezzi. Una riflette una coppia apparentemente felice, nell’altra, Medea, per un gioco di prospettive, sembra volare via. senza ali e senza rete. Lanera attua una metamorfosi sorprendente sul palco, partendo dalle spalle: dopo il piccolo borghese baffuto, curvo e chino nelle proprie sconfitte, la baldanza di Medea invoca, urlando, amore. Non solo: qual è l’umore dell’amore e del disprezzo, un dualismo che con tutta probabilità è alla base delle barbarie dei nostri, come di tutti i tempi? Ma la saliva ovviamente. E nei “Due Pezzi” la saliva è merce di scambio col pubblico, si mostra, si allunga, si sputa. Soprattutto, quando è chiaro che l’amore non arriverà, che lo specchio è un’illusione, e nemmeno pia, nei “Due Pezzi” si prende una mazza da baseball e si spacca tutto.

Beatrice Zippo
Foto di Manuela Giusti e Beatrice Zippo

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