“To be or not to be…bop”, il progetto in ricerca e in musica di “Poesia in azione”, cattura il pubblico dello spazio Alibertà di Bari

Può accadere, nella sera della domenica che raccoglie i cocci di una festa comandata, di passare una bellissima serata, in un luogo bello e prezioso, con un pubblico con cui non si fatica a riconoscersi a vicenda, al cospetto di uno spettacolo che sparge bravura e amore per l’arte a piene mani.

Il luogo è Alimentare Libertà, contratto Alibertà, uno spazio associativo che un secolo fa era per l’appunto un alimentari, mentre adesso è un luogo di resistenza culturale, a detta di chi lo gestisce con evidente amore, dopo che con lo stesso amore ha ridato nuova vita e un’atmosfera tangibilmente accogliente, finanche nei dettagli estetici, scelti e posizionati con cura minuziosa.

Qui si esibisce uno spettacolo ideato e organizzato dal collettivo Poesia in Azione, “To be or not to be…bop”, che vede Silvana Kühtz come voce narrante dei testi oggetto della sua ricerca bibliografica e fotografica e Marcella Signorile alla regia tecnica. Ad esibirsi insieme a Kühtz, Lisa Manosperti al canto e Andrea Gargiulo al piano. La storia è quella della baronessa Kathleen Annie Pannonica Rothschild, detta Nica, mecenate, filantropa, ereditiera e socialite della Manhattan del secondo dopoguerra. Una dopo l’altra, alla vita di Nica si intrecciano quelle dei più grandi jazzisti dell’epoca, a partire da quella di Thelonious Monk, con cui vi fu un legame platonico, tant’è vero che c’è stato un tempo in cui Nica, Thelonious e sua moglie Nellie hanno vissuto tutti assieme in una grande casa piena di gatti. Platonico come l’amicizia tra Billie Holiday e Lester Young, un sodalizio fortissimo nell’arte e nei momenti sopra le righe, non stupisce dunque che vi fossero affinità elettive con la protagonista del racconto.

In fondo, come ricorda Kühtz, “forse amiamo sempre di un amore più puro le persone con cui non siamo state a letto; non ci hanno mai promesso nulla ma ogni momento passato con loro è stato una promessa, nell’attesa di essere pronunciata”.

Come non incrociarsi con Chet Baker, con la fortuna di godere di uno, e poi ancora un altro e un altro ancora, dei giorni in cui era ancora vivo?

Perché, come teorizza Kühtz, citando Geoff Dyer, “non è che i jazzisti muoiano giovani; è che invecchiano più in fretta, vivono mille anni nella musica che suonano”.

E infatti, nelle storie dei jazzisti, è cruciale quella della morte di Charlie Parker, che valse a Nica la cacciata dalla suite dello Stanhope Hotel in cui viveva e in cui si tenevano memorabili jam session. “Bird”, come Charlie Parker era chiamato, non solo morì a 34 anni, e i medici ne attribuivano venti di più alle sue spoglie mortali, ma nella sua vita intensa ebbe anche il tempo di dare un nome e una vita al genere che emancipò il jazz dalla musica di intrattenimento: il “bebop”.

Anche Charles Mingus e Miles Davis hanno avuto un posto speciale nella storia di Nica, e nella quindicina di componimenti dedicatile, il più noto è proprio quello di Thelonious Monk “Pannonica”.

È la musica, la regina della serata. Ciascuno degli artisti sponsorizzato da Nica ha spazio nella setlist, struggenti in particolare “My funny Valentine” e “Left Alone”, di una Manosperti a suo perfetto agio in un repertorio che le è assolutamente congeniale e grandemente in sintonia con la pianistica di Gargiulo. Assieme, hanno creato un’atmosfera da jazz club intima, intimista, confidente e confidenziale che riempie il cuore, e si armonizza con il luogo, un fatto non banale e non scontato.

E così, con uno spettacolo fatto per glorificare il luogo e per coccolare il pubblico, i cocci di una domenica di festa comandata si raccolgono, forse qualcuno perfino si reincolla.

I giorni in cui sono esposta alle intemperie del sentire so che è la notte a dare senso al rutilante giorno di domani e che la memoria serve solo se gioca a favore del futuro” (Silvana Kühtz)

Beatrice Zippo
Foto di Beatrice Zippo

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