“La storia è testimonianza del passato, luce di verità, vita della memoria, maestra di vita, annunciatrice dei tempi antichi.” (Cicerone)
“La memoria del cuore elimina i cattivi ricordi e magnifica quelli buoni, e grazie a questo artificio, siamo in grado di superare il passato.” (Gabriel Garcìa Màrquez)
Nei giorni scorsi chi ha voluto ha avuto la possibilità di essere testimone di uno spiazzante salto in un passato da considerarsi remoto in senso cronologico, ma ben più che prossimo in senso psicologico, metafisico, spirituale: poter godere della riproposizione sul grande schermo in una versione rimasterizzata e tecnologicamente innovativa di “The song remains the same”, il film-concerto del 1976 che raccoglie le riprese delle esibizioni dei Led Zeppelin al Madison Square Garden di New York nel 1973, tappa finale del loro trionfale tour negli States che aveva toccato più di trenta città, portando sul palco, tra gli altri, brani leggendari come “Rock and roll”, “Black dog”, “Rain song”, “Stairway to heaven”, “Heartbraker”, “Whole lotta love”, e battendo i record di affluenza di pubblico precedentemente detenuti dai Beatles, ha in un attimo frantumato le distanze temporali tra l’uomo maturo, ora seduto consapevolmente in sala, ed il ragazzo che, per la prima volta, fu assalito dall’onda d’urto determinata da quella musica in una sala cinematografica cittadina che si elevava a baluardo di una logica ben lontana, se non diametralmente opposta, dall’odierna proposta commerciale, il Cinema Jolly di Via Sagarriga Visconti, “cinema d’essai” barese per antonomasia.
Ebbene, la buona notizia è che quell’avamposto di cultura che ha formato tante generazioni di amanti della pellicola oggi rivivrà grazie alla lungimirante azione di Andrea Costantino, già deus ex machina dell’AncheCinema, teatro polifunzionale che di quella erudita filosofia ha già raccolto il testimone, come dimostrano molte delle sue iniziative, tra cui vanno certamente ricordate la seguitissima petizione “TuttiAlCinema”, finalizzata a promuovere l’accessibilità e l’inclusione nella fruizione cinematografica nella città di Bari, e la richiesta di “Cessate il fuoco” apparsa sui muri dell’ex dopolavoro ferroviario di Corso Italia, poi Cinema Lucciola e successivamente Royal ed ora Teatro AncheCinema.
E non tarderemo a definire eroica la scelta di Costantino, maturata in un’epoca in cui il cinema ha raggiunto, soprattutto grazie alle apposite piattaforme, un grado elevatissimo di fruibilità, intesa come estesa disponibilità dei film in forme diverse e per lo più casalinghe, a cui è fatalmente corrisposto un inesorabile allontanamento dalla fruizione propria del cinema, che è quella della visione del film alla sua uscita ufficiale nelle sale cinematografiche e – di ancora maggiore impatto educativo e formativo – alla sua visione e discussione in cineforum (in pratica quasi del tutto estinti) e rassegne dedicate, sottraendo al cinema, anzi derubandolo della sua funzione sociale, di un’arte che si faceva guida dei percorsi e delle esperienze educative di un popolo, facendogli fare esperienza di quella visione in un modo che ribaltava la passività cui era stato costretto nei secoli, peraltro trasmettendo in modo personale e irripetibile un aspetto storico, sociale e collettivo, condensando i movimenti di pensiero dell’epoca, lo spirito del tempo analizzato.
Se è vero, come è vero, che il cinema ha una più intensa capacità di evocazione rispetto alle altre sorelle Arti, allora non vi è dubbio che occorra una mediazione educativa che renda il pubblico fruitore consapevole e non solo contenitore da imbottire di prodotti vacuamente ameni, di cinepanettoni indigesti, che formi una nuova generazione che sia consapevole delle capacità che può e deve esprimere e maturare collettivamente, nella discussione e nella formazione artistica e che si sottrae al ruolo di semplice clientela cui il sistema produttivo, come detto, vuole costringerlo; quantunque l’avanzamento tecnologico e la frammentazione dei modi e dei luoghi in cui si vive il cinema non possa che modificarne la conformazione ed il modo di esplicarne la funzione, l’idea di pubblico come soggetto collettivo, che fruisce del cinema co-interpretando le opere attraverso le modalità proprie della cineteca, quindi attraverso l’inquadramento storico del film, il convenire di esperti e di “principianti” nella visione dello stesso, la discussione sui significati, la condivisione delle impressioni individuali, che sono, in fondo, gli stessi principi della democrazia, è certamente una prospettiva che, seppur utopistica per i motivi sin qui esposti, ci affascina molto.
E, quindi, ci professiamo già convinti sostenitori dell’operazione di rinascita del Cinema Jolly, per ora conquistati sino alla commozione dalla video installazione immersiva che, di fatto, ne ha riaperto i battenti, quella “Inside Jolly” con cui si è voluta ricreare l’atmosfera della sala originaria, recuperando le sedie di legno e le locandine dell’epoca assieme ad una selezione di trailer, video e pagine di giornali dell’epoca.
AncheCinema, che a seguito di una lunga trattativa iniziata nel 2018, ha acquisito il Jolly con l’obiettivo di una radicale riqualificazione che trasformerà l’edificio in un innovativo centro di produzione multidisciplinare e polifunzionale, darà ora luogo alla ristrutturazione dell’edificio, grazie anche all’Avviso pubblico della Regione Puglia “Radici e Ali – per il sostegno alle imprese delle filiere culturali, turistiche, creative e dello spettacolo”. Una volta completata la trasformazione, quello che un tempo era cinema d’essai, di seconda e terza visione, diventerà un centro di produzione all’avanguardia che sarà cinema, teatro, avrà al suo interno un grande studio di registrazione, sale prove e un’arena estiva, contribuendo così a dare alla città un nuovo luogo di cultura, formazione e intrattenimento.
Bentornato Jolly. Ad maiora.
Pasquale Attolico
Foto dalla pagina Facebook di AncheCinema
Ho lavorato come maschera al cinema Jolly.
Con Vito E Sabino il timidone.