Il Nuovo Teatro Duse è un esempio virtuoso di “teatro resistente”, un’esperienza portata avanti grazie alla passione e alla determinazione di Mia Fanelli. Prosa, commedia brillante, spettacoli d’autore: questo piccolo palcoscenico accoglie linguaggi scenici diversi e ospita spesso giovani artisti che faticano a trovare uno spazio che accolga le loro proposte. Dopo la chiusura della storica sede in via Cotugno, e dopo un breve vagabondare, di recente il Duse ha trovato casa in via Carulli 80, in quello che era un negozio di casalinghi, con 65 posti a sedere e un gruppo di fedeli abbonati pronti a fruire di una offerta piuttosto varia e articolata. Colpisce il clima di familiarità, quella evidente consuetudine di ritrovarsi per condividere la passione e il piacere di una serata a teatro. Su questo piccolo palco è andato in scena The Heartless, uno spettacolo di Babele Produzioni Teatrali, scritto e diretto da Mimmo Mongelli, che per molti anni ha condiviso l’esperienza artistica e culturale del Duse con la Fanelli. Protagonista della pièce l’attore pugliese Nicola Eboli, mentre scene e costumi sono di Rossella Ramunni, che si ispira alle creazioni della poliedrica artista statunitense Dorothea Tanning.
The Heartless è il racconto, in prima persona, di un fenomeno unico e inspiegabile vissuto da un uomo dall’esistenza normale e addirittura banale. La sua vita ordinaria (una moglie un po’ distratta, una sorella che è la sua unica confidente, un figlio lontano dedito agli “inutili” studi di filosofia, un lavoro come tanti) viene improvvisamente sconvolta dalla perdita (non è dato sapere come) del cuore. Sì, l’uomo si ritrova improvvisamente senza cuore, e tuttavia continua a vivere, protagonista e spettatore di un processo evolutivo (o involutivo) che lo porterà ad affrontare la vita, i problemi piccoli e grandi, le inevitabili conseguenze della sua nuova condizione in modo progressivamente più insensibile, più spietato e crudele. Il monologo è una narrazione quasi asettica, da spettatore più che da protagonista: l’assenza del cuore, infatti, porta con sè una progressiva indifferenza e l’osservazione della propria vita come da un punto di vista altro. Nessun riferimento ad una qualsivoglia morale, nessun senso etico: un heartless è un individuo che si muove per soddisfare i propri bisogni, che vive con progressivo fastidio i legami familiari e i rapporti sociali quando necessitano di impegno e attenzione. Persone e cose vengono usate, i piccoli e grandi problemi trovano soluzioni pragmatiche, razionali ancorchè crudeli. Scompaiono l’empatia, la pietà e la compassione. L’uomo viene studiato, testato con provocazioni, usato per fare audience, circuito per ricavarne denaro, ma ben presto impara a sua volta ad usare persone e situazioni, con disarmante cinismo, convinto che la sua condizione, oggi unica, è destinata a propagarsi e a diventare comune ad un numero sempre più alto di esseri umani (umani?). Un’intera società senza cuore, che si nutre della vita altrui e la fagocita, come una medusa che ingloba altri organismi viventi e, succhiando la loro essenza vitale, si rigenera e riprende forza.
Quella immaginata da Mimmo Mongelli è una drammaturgia dal carattere distopico, un’idea sicuramente intrigante, che mette in crisi e stimola la riflessione. All’originalità del tema non corrisponde tuttavia una scrittura altrettanto efficace: il monologo appare a tratti inutilmente lungo e verboso, e questo toglie ritmo alla narrazione che diventa poco incisiva. Anche l’interpretazione di Nicola Eboli (avvolto in un costume che ricorda una medusa e che nasconde con una maschera l’espressione del volto) sembra in certi momenti avere scarso mordente. Le note di regia ci dicono che il richiamo è alla figura del protagonista del celeberrimo “The Elephant Man”, ma mentre lì al volto ributtante e inespressivo faceva da contrappunto un animo sensibile, colto e raffinato, qui la maschera che copre il volto è figura e sostanza di immobilità e insensibilità. Al Duse è andata in scena la prima assoluta di “The Heartless”: l’auspicio è che le prossime repliche e l’annunciata tournée possano aiutare a rodare lo spettacolo, limandone qualche criticità e facendo emergere le sue potenzialità.
Imma Covino