“Enchanté”, la dedica scritta con il cuore nel ricordo di Michel Petrucciani da Alberto Iovene e Philippe Petrucciani, emoziona il pubblico dell’associazione ‘Nel Gioco del Jazz’ di Bari

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A venticinque anni della scomparsa di Michel Petrucciani, il pianista bitontino Alberto Iovene ha raccolto intorno a sé un gruppo di musicisti a lui profondamente legati, per rendergli un omaggio delicatissimo. Per l’occasione, con lui sul palco del Teatro Forma il 21 aprile, un manipolo di musicisti francesi tra i quali, ospite di rilievo, il fratello Philippe Petrucciani alla chitarra. Insieme a loro, Manu Roche alla batteria e Dominique Di Piazza al basso elettrico. Titolo del progetto: “Enchantè“, una dedica scritta con il cuore al magnifico Michel, morto a soli 36 anni, il 6 gennaio 1999 a causa di complicazioni polmonari. Questo concerto è il penultimo tassello della rassegna “Starting Again” dell’Associazione Culturale “Nel Gioco del Jazz”.

Quello che ha rappresentato Michel Petrucciani per la musica jazz non sarò io a descriverlo. E’ stato uno dei più grandi musicisti europei che è riuscito a conquistare l’America ed il mondo intero. Difficile fare dei paragoni con qualsiasi altro musicista per il suo modo di suonare. Uomo dall’incredibile talento, Michele Petrucciani aveva dovuto combattere un pesante handicap fisico (dovuto a una malattia genetica, l’osteogenesi imperfetta, che lo aveva colpito fin dalla nascita). A causa di questa malattia, la sua altezza riusciva a malapena a superare il metro di altezza, ma nonostante tutto, è riuscito a raggiungere livelli altissimi, come pochi.

Il pianista Alberto Iovene si è dichiarato, all’inizio del concerto, suo ammiratore e discepolo, anche se molto più giovane di età. Alberto si è approcciato al jazz da adulto (non possiamo parlare di enfant prodige). Come ha raccontato durante il concerto, ai suoi 18 anni, i genitori gli regalano un CD di Michel Petrucciani dal titolo “Both Worlds”, pubblicato nel 1997 e che tra l’altro, vede la partecipazione dei nostri Flavio Boltro e Stefano di Battista (oltre a Steve Gadd, Antony Jackson e Bob Brookmeyer). E’ grazie a questo regalo che inizia la sua affezione nei confronti di Petrucciani.  

Alberto Iovene, di Bitonto, classe 1975, intraprende a sette anni lo studio della musica e del pianoforte, compiendo gli studi classici e diplomandosi presso il Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, ma solo all’età di 17 anni, e soprattutto grazie alla naturale propensione per la composizione e l’improvvisazione, decide di dedicarsi totalmente alla musica jazz iniziandone lo studio della storia e degli stili sotto la guida del compianto Davide Santorsola, con il quale studia piano jazz, armonia e tecniche d’improvvisazione.

Contemporaneamente perfeziona i suoi studi ai Seminari Internazionali di Musica Jazz della regione Abruzzo (Hypo-jazz Workshop), ai Seminari della Berklee School di Boston ad “Umbria Jazz Clinics” e ai Seminari Internazionali di Perfezionamento di Siena Jazz.

Scrivo con piacere la recensione di questo concerto perché già nel 2006 avevo acquistato a scatola chiusa un CD di un giovane emergente di nome Alberto Iovene. Per alcuni versi questo disco lo ricordo benissimo: tutti giovani musicisti pugliesi, ma soprattutto tutti brani originali che mostravano una grande maturità. Solo dopo diciotto anni, non so per quale caso del destino, sono riuscito ad ascoltarlo dal vivo e ne sono rimasto fortemente soddisfatto. Magari il contesto è stato differente, ma posso solo dire che già dalla sua opera prima, “Told notes”, pubblicato nel 2006, Iovene dimostra grande maturità, senso del ritmo e straordinaria capacità compositiva.

La presenza sul palco di Philippe Petrucciani non ha fatto altro che impreziosire la serata. Philippe Petrucciani inizia lo studio della chitarra con il padre (Tony Petrucciani, noto chitarrista jazz). Successivamente comincia a suonare jazz con i suoi due fratelli Louis (contrabbasso) e il compianto Michel (pianoforte), sotto la guida del padre e l’ascolto di musicisti come Wes Montgomery, Bill Evans, Tal Farlow, Barney Kessel. Nel corso di un primo viaggio negli Stati Uniti per la sua formazione, ha la possibilità di esibirsi in duo a Philadelphia con suo fratello Michel, l’esperienza si ripete pochi anni più tardi all’Olympia, a Parigi. 

Di certo oggi, un nome particolarmente ingombrante, ma che non ha per nulla intimorito il nostro Philippe. L‘intesa con il piano di Iovene, ma anche con gli altri due musicisti presenti sul palco è stata più che tangibile.  Come tangibile è stata l’emozione che in alcuni momenti del concerto ha rivelato Iovene, confondendo i due fratelli. A completare la formazione altri due musicisti francesi: Dominique Di Piazza e Manu Roche,

Dominique Di Piazza, di origini siciliane, è cresciuto in una comunità zingara in Francia, comunità di cui faceva parte il patrigno. Ha scoperto il basso elettrico nel 1979 dopo aver ascoltato Jaco Pastorius, a quel tempo bassista dei Weather Report.

Già chitarrista autodidatta, ha sviluppato una caratteristica tecnica che consiste nel pizzicare le corde del basso con pollice, indice e dito medio della mano destra, dandosi così la possibilità di aumentare notevolmente la velocità di esecuzione.

Negli anni ‘91-’92, ha fatto parte, con Trilok Gurtu, del trio di John McLaughlin, con il quale ha partecipato ad un tour mondiale composto da 300 concerti e alla registrazione dell’album “Que Alegria”.

Dopo una lunga parentesi durata sette anni come pastore protestante, ha partecipato assieme a Bireli Lagrene e Dennis Chambers al progetto musicale “Front Page”, con cui pubblicarono l’omonimo album nel 2003. Il disco ha vinto il premio “Victoires de la Musique” per il miglior album jazz dell’anno.

Manu Roche è uno dei batteristi europei più talentuosi e originali. Studia i fondamenti del jazz con Michel Petrucciani poi studia con il batterista americano Tox Drohard. Nel 1984, per 12 anni, si trasferisce a Roma per suonare e registrare con Paolo Fresu, Carla e Rita Marcotulli, Furio Di Castri, Enrico Rava, Massimo Urbani, Flavio Boltro, Emanuele Cisi, Gabriele Mirabassi, Antonello Salis, Nicola Stilo, Maurizio Giammarco, Maria Pia De Vito,Franco D’Andrea, Danilo Rea, Dario Deidda, Pietro e Marcello Tonolo, Antonio Farao, Luigi Bonafede, Rosario Giuliani, Fabio Zeppetella, Francesco Bearzatti. Al suo ritorno in Francia nel 1996, prende il posto di Lenny White nel Graffiti Quartet di Michel Petrucciani e diventa il suo batterista in trio con Detlev Beier al contrabbasso o in quartetto con Steve Grossman, per delle tournée in tutta Europa e accompagnerà il maestro fino alla sua scomparsa nel 1999. In parallelo registra con Joe Lovano e partecipa a svariati progetti e tournee in tutto il mondo. Ha insegnato per tre anni all’Università della Musica di Roma, e due anni al Centro di Formazione Musicale di Siena.

Il concerto ha preso avvio con due brani tratti dal su citato CD “Both Worlds” di Michel Petrucciani (1997): “Chloe meets Gershwin” e “Brasilian like”, seguito ad un omaggio originale di Iovene a Michel Petrucciani: “Aurevoir Michel”, scritto in occasione della sua morte (gennaio 1999) e pubblicato nel suo primo album “Told notes” nel 2006.

A seguire, altri due brani di Michel Petrucciani: il primo dal titolo “Rachid”, dedicato al suo figliastro Rachid Roperch, e “Play me”. Un altro brano originale è “”Where are you”, inserito nell’album “Wired along”, inciso nel 2011 con Dominique Di Piazza, Manu Roche e Daniele Scannapieco”. Ovviamente anche questo brano è stato dedicato al grande Michel (dove sei?).

Altro brano incluso in scaletta è stato “Little piece in C for U”, brano che è rimasto nel ricordo di tutti, eseguito da Michel Petrucciani in presenza del Papa Giovanni Paolo II a Bologna, in occasione del Congresso Eucaristico nel 1997, insieme al clarinetto di Lucio Dalla.

Il brano seguente, “Why”, è un brano scritto da Philippe Petrucciani. Come lui stesso ha voluto spiegare, la sua domanda era: “perché questa musica non può essere ascoltata da un pubblico più vasto”. Questo brano il fratello Michel volle inserirlo nel suo CD “Marvelous” del 1994.

Gli ultimi due brani del concerto sono sempre composizioni originali di Alberto Iovene, inserite nel CD del 2011, dal titolo “Despedida” e “Cuerdas”.

Dopo uno spettacolo durato quasi due ore, doveroso il bis con il brano “Caravan”, scritto da Duke Ellington e Juan Tizol, brano che molto spesso Michel Petrucciani amava inserire nei suoi concerti.

Un concerto veramente sopra le righe. Un omaggio al grande Michel Petrucciani con quattro musicisti straordinari che sono riusciti a realizzare quell’atmosfera che solo Michel sapeva creare. Tutti gli album indicati nella mia recensione sono da ascoltare per intero, senza dimenticare l’ultima produzione (del 2023) di Alberto Iovene con Daniele Di Bonaventura, Camillo Pace e Mimmo Campanale, dal titolo “The new day”.

Tra le tante cose belle che sono state realizzate per ricordare la figura di questo sfortunato musicista francese, esiste un docufilm del 2011 del regista Michael Radford (lo stesso che ha realizzato il magnifico film Il postino), che ci racconta tutta la gioia di vivere di Petrucciani ad una vita, senza alcuna barriera. Se non avete avuto occasione di vederlo, vi invito a farlo.

Gaetano de Gennaro
Foto di Gaetano de Gennaro

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