“Shakespeare love” di Franco Damascelli, ripreso da Roberto Petruzzelli, offre nell’ambito della rassegna “Incroci” della Compagnia Diaghilev al pubblico dell’Auditorium Vallisa di Bari un potpourri d’amore e comicità

Dal 14 maggio al 16 giugno 2024, la Compagnia Diaghilev presenta presso l’Auditorium Vallisa di Bari “Incroci, Teatri a confronto”, una rassegna di 14 spettacoli per trentadue rappresentazioni e due workshop, uno per attori professionisti, l’altro di base, aperto a tutti. Nell’ambito di questo programma sono andate in scena quattro repliche dello spettacolo “Shakespeare love. Puzzle d’amore” di Franco Damascelli, diretto da Roberto Petruzzelli e da lui stesso interpretato nel ruolo di protagonista, insieme con Enzo Vacca, con le musiche di Enzo Cardone.

La pièce si apre con un inizio a sorpresa che spiazza lo spettatore mettendolo di fronte ad un “accidente” che non gli permetterà di assistere allo spettacolo che si aspetta, ma che lo “costringerà” ad adattarsi ad una sorta di “prova aperta”, senza sipario, senza i reali abiti di scena, ma con una sola camicia da attore che il protagonista indosserà davanti a noi, a voler dare un minimo di credibilità ai personaggi shakespeariani che interpreterà di volta in volta. A fargli da spalla, un improbabile aspirante attore, interpretato da un esilarante Enzo Vacca, che in perfetto “mood” barese, intervallerà i passi tratti dalle opere del Bardo e le relative chiose, magistralmente interpretati da un convincente Roberto Petruzzelli che pare voler far arrivare agli astanti il messaggio secondo cui il più intenso, immortale e struggente sentimento che abbia mai abitato l’essere umano sia  l’amore romantico.

L’incipit di questi amori classici è rappresentato dalla figura di Orlando che si muove per mano di Petruzzelli nel corpo di una bellissima marionetta, dal volto emaciato e dallo sguardo triste come lui stesso ci fa notare, perché l’amore per Rosalinda è struggimento, è dolore, è quasi follia, condannato com’è ad incidere il suo nome sui tronchi degli alberi che incontra sulla via. “Dove sta l’amore? Dove nasce? Nella mente o nel cuore?”

Amore è “pathos” (d’altronde, la parola “patologia” ha la stessa radice, si sa), perché fa soffrire, addirittura ammalare l’animo di chi di lo abita, ma lo stesso attore non si risparmia quando ci presenta un Orlando “poco centrato” diremmo oggi, con una espressione un po’ “new-age”, sottolineando anche l’aspetto comico di ogni struggimento che fa perdere il sonno e la ragione.

Ed è così che, dal dramma di Orlando, a quello di Troilo, a quello di Romeo e di una Giulietta anch’essa nelle sembianze di un dolcissimo burattino (gli oggetti scenici, ci piace ricordare, sono di Natale Panaro), con i famosi aforismi dell’immenso drammaturgo (“è inutile cercare chi non vuol essere trovato”), all’amore di Petruccio della Bisbetica domata, a quello geloso di Otello (“è un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre”), all’amore del Duca Orsino per la dama Olivia nella Commedia “La dodicesima notte”, l’attore ci accompagna con una leggerezza che, quasi dissacrando la magnificenza del Bardo, in fondo, ci ricorda che Amore è un sentimento che, prima o poi, ha abitato ciascuno di noi, conducendoci negli inferi della disperazione o alle vette della felicità.

Le gag del duo Petruzzelli-Vacca, rispettando i tempi comici di uscita dell’aspirante attore, che pare incarnare più che la solennità dei personaggi shakespeariani, il disorientamento di chi, senza alcun tentativo di smorzare le sue origini geografiche (la baresità urla dall’inizio alla fine dei suoi improbabili ingressi nella scena), non ha la minima cognizione delle ragioni per cui si trova su quel palcoscenico, (forse dovrebbe “pulire i pavimenti”, come gli intima, esasperato il compassato attore shakespeariano), rendono l’aria leggera e frizzante, anche e soprattutto per il confronto stridente tra l’ardore dei personaggi del Bardo e i racconti sul compagno di scuola del protagonista, un giovane e sfigato Lorenzo Lorusso, ricordato per le sue pene d’amore e che, alla fine della pièce, si scoprirà non essere stato poi così sfigato.

La rassegna rapida dei personaggi shakespeariani che l’attore propone, in uno spettacolo che, fin da subito, ci appare informale e rilassante, ci ricorda che Amore ha in sé ogni sfaccettatura e che il suo dardo colpisce tutti noi, compreso il protagonista che alterna la recitazione accorata dei passi dell’opera del grande autore inglese con le vicende personali, poiché lo vediamo infiammarsi pian piano, illudendosi e innamorandosi lui stesso, fino all’evidenza di aver travisato la situazione in cui una giovane e avvenente signora (di cui si parla, ma che non vediamo) gli invia una laconica missiva in una scatola di Baci Perugina, con cui vorrebbe essere ricontattata.

Il finale ci mostrerà che la realtà, spesso, è molto più prosaica di come ce l’eravamo figurata. E ce lo ricorda lo sfigatissimo Vacca che ha ancora vivo il trauma vissuto ai tempi della scuola, in cui al suo cognome, pronunciato dalla prof. nell’appello quotidiano, veniva puntualmente associato, da parte dei compagni, un corale e comico muggito.

Ci alziamo, infine, dai nostri posti, leggeri e sorridenti, per aver assistito ad uno spettacolo che poco o nulla, forse, attiene all’opera shakespeariana, che qui funge solo da spunto e da trampolino di lancio verso lidi molto più “lievi”, ma che ci diverte e ci distrae, per tutta la sua durata, grazie alla bravura degli attori, prendendo le distanze dalla riverenza autoriale che sarebbe stata doverosa se ci fossimo presi tutti troppo sul serio.

Raffaella Cavallone
Foto fornite dalla Compagnia

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