Mercoledì 29 maggio alle ore 14.30 è in programma l’evento conclusivo del laboratorio Il teatro che ripara, il teatro che è riparo, il progetto di formazione e accompagnamento alla pratica e alla visione del teatro rivolto ai detenuti delle sezioni di media sicurezza della Casa Circondariale di Bari a cura di Damiano Nirchio con l’associazione culturale Senza Piume in collaborazione con la cooperativa Crisi. Durante l’evento sarà presentato il cortometraggio Limbo realizzato nelle giornate di laboratorio da Vincenzo Ardito con i detenuti che hanno partecipato al progetto.
Il percorso, realizzato in collaborazione con la Casa Circondariale di Bari, che per il secondo anno ha fortemente sostenuto l’attuazione del progetto, rientra nei “Laboratori Teatrali Urbani”, il più ampio progetto di formazione del pubblico legato alla stagione teatrale 2023/2024 del Comune di Bari. Un’attività che ha toccato anche i quartieri Libertà, San Pio e San Paolo, oltre alla Casa Circondariale di Bari, coinvolgendo attivamente abitanti di alcune zone periferiche della città che hanno avuto poche occasioni di approcciarsi al teatro, con la ferma convinzione che sia importante promuovere forme innovative di partecipazione, produzione ed espressione culturale.
Dieci gli appuntamenti che da gennaio a marzo hanno visto il coinvolgimento del gruppo di detenuti nell’iniziativa “Il Teatro che ripara. Il teatro che è riparo”, un percorso di avvicinamento ai temi del teatro, articolato in fasi e azioni e guidato dai principi che animano l’istituto della giustizia riparativa: un laboratorio di scrittura creativa e drammaturgia per la messa in ordine e la restituzione di senso della propria storia servendosi, come il teatro insegna, della “finzione” per il racconto di una più vera verità attraverso testi destinati all’incontro con il “fuori” mediato dal pretesto del Teatro; un laboratorio di lettura ad alta voce per tornare ad essere visibili, esporsi e intervenire e diventare una risorsa per sé e per gli altri mettendosi al servizio di un’idea, una storia, un contenuto emotivo, sull’arte del farsi ascoltare e del dare voce. E quindi la performance finale per mostrare ad un pubblico intimo il percorso che, accompagnato dallo sguardo del regista Vincenzo Ardito in tutte le sue fasi, ha dato vita anche al cortometraggio.