Prima di scrivere qualsiasi cosa, penso sia giusto fare una debita premessa, specialmente per chi non ha mai letto Cirano e arriva qui da un link di facebook o di WhatsApp, e si sente di considerare chi scrive quello che c’è scritto sotto come nemico o traditore della propria terra, perché ne racconta soprattutto i misfatti più o meno evidenti. Ebbene, laddove i misfatti sono tali, vi sono due reazioni possibili, entrambe riconducibili al senso di vergogna per essi. Una è quella di nasconderli dietro l’argenteria dei titoloni di giornale, o sotto i tappeti della bella vita pugliese con tanto di hashtag #weareinpuglia. A noi piace reagire con la frase di Peppino Impastato, come dalla homepage del nostro sito, perché qui scriviamo soprattutto di bellezza e non ci vergogniamo nascondendo i difetti di chi decide in questo splendido angolo di pianeta che si chiama Puglia. Per noi, far finta di niente è rassegnazione, è paura, è omertà.
Se dopo questa introduzione è rimasta la curiosità di leggerci, siamo contente e contenti che un bel gruppo di potenti della Terra abbia potuto vedere il nostro mare, mangiare il nostro cibo, farsi un’idea di quello che potrebbe essere vivere in Puglia. Il condizionale è d’obbligo.
Sono stati bloccati svariati ospedali in tutta la Regione, sgomberati interi reparti anche di terapia intensiva, spostati i pazienti, liberate le sale operatorie e gli impianti di diagnostica per immagini da trattamenti non urgenti, le ferie sospese e le reperibilità moltiplicate, al fine di far fronte alle eventuali emergenze. Perfino l’ospedale pediatrico di Bari è stato interessato da questo provvedimento, nel caso l’emergenza riguardi bambine e bambini della delegazione. Già che ci siamo potremmo lasciare questo stato di cose, per poter rendere più responsivo e efficiente il sistema sanitario regionale? Eh già, perché in Puglia viviamo uno stato di emergenza che dura da più di vent’anni. Un riordino progressivo e mutilante dei presìdi ospedalieri, unito al ricorso massivo all’intramoenia e a nessuna limitazione alla pratica privata per il personale medico implica un depauperamento delle risorse pubbliche a disposizione delle cure medico-sanitarie. La conseguenza immediata è un allungamento indefinito delle liste d’attesa, oltre il ragionevole. In altre parole, chi può pagare si cura, chi non può pagare rinuncia alle cure, con esiti prevedibili in termini di peggioramento della qualità della vita e di aumento delle diseguaglianze.
First lady e First gentleman, mentre i loro consorti seguivano l’intenso programma di incontri, andavano in tour in Valle d’Itria con un treno storico. Probabilmente allora dovremmo chiamare “storici” i treni obsoleti che ancora solcano le nostre lande assolate, e “storiche” le lunghe tratte ancora a binario unico. Non solo, per quasi 120mila persone, abitanti di alcuni Comuni del Sud Est barese, il treno è un sogno da quasi sei anni, tanti ne sono passati, e ne passeranno altri due, prima che rivedano un treno passare nella propria città. In queste città ci sono bambini in età scolare che vivono il treno nel racconto della propria famiglia, perché non ne hanno mai visto uno dal vero. Essere un pendolare, un turista, un viaggiatore per lavoro da queste parti significa spesso rinunciare al trasporto pubblico, o a non poter prevedere delle tempistiche vere di arrivo a destinazione, ancor più che nel resto del Paese.
L’impellenza di dover proteggere le delegazioni internazionali sembrerebbe giustificare il dispiegamento di uomini e mezzi militari su un territorio che prende tutta la Puglia centro-meridionale. Pattuglie a ogni svincolo delle statali, elicotteri che sorvolano incessantemente le città ormai da lunedì, e che scatenano inferni di sabbia alla Apocalypse Now sulla spiaggia di Savelletri, aeroporti con più poliziotti che passeggeri, divieti alla circolazione e navette per spostarsi nel paesino. Dopo Peppino Impastato, andrebbe citato Sandro Pertini, che era notoriamente scortato da una folla per cui lui, prima che un governante, era un esempio, non era di certo ascoso dagli occhi (e dalle critiche) delle persone da fitti cordoni militari. L’osservatore più tranquillo ravvisa facilmente l’inutilità di questa muscolare esibizione di potenza parabellica, se non nella mentalità imperante in Italia e in Europa, che gioisce alla vista di divise, parate, armi da fuoco e rumore di velivoli militari, giocando alla guerra mentre altrove, in Europa, Medio Oriente e Africa soprattutto, ci sono macerie e genocidi. Oppure, possibile che ci siano informazioni di intelligence che ritengano credibile un’incazzatura così forte nei confronti di codesti nuovi nobili, da barricarli nell’incantevole borgo della Puglia cartonata?
A proposito di finta Puglia, non mi lancio nell’espediente retorico di considerare Borgo Egnazia un surrogato. I complessi turistici in stile esistono in tutto il mondo, è la massificazione che scivola verso la bruttezza, non il fatto che sulla spiaggia pugliese vi sia un trullo finto, un casermone da catena alberghiera o un villaggio neogotico. Pure le indiscrezioni sui menu sono un esercizio sterile. Parliamo invece di quanto i servizi inadeguati rispetto ai prezzi rendano i parametri sul turismo lungo e abituale miseri rispetto a modelli come la Romagna. Parliamo di un territorio che ha cacciato via i propri abitanti dal poter permettersi una vacanza decorosa nel posto in cui abitano e pertanto devono andare fuori o restare a sciogliersi nella solitudine delle città ferragostane, contro cui neppure il cartellone di intrattenimento più ricco può fare qualcosa. Certo, la bellezza della Puglia può aiutare, ma non può fare miracoli. Parliamo di quanto le concessioni risibili sui terreni costieri demaniali a fronte di obblighi solo per tre mesi all’anno e ancora una volta i prezzi fuori dalla logica cozzano con la miseria corrisposta al personale stagionale, salvo deplorare che non si trovano lavoratori di buona volontà. Prima la scusa erano i divani del reddito di cittadinanza, adesso qual è? In questo senso, la Puglia è mediocritas non aurea rispetto al resto d’Italia.
Però, su un aspetto il mondo si sta adeguando alla Puglia. Secondo indiscrezioni, il documento politico finale del G7 ha cancellato i riferimenti al diritto all’aborto sanciti al G7 di Hiroshima dell’anno scorso, riferimenti tanto cari a Macron che – ops – è dimissionario in Francia. Pare che anche i progressi sui diritti della comunità LGBTQIA+ siano spariti magicamente, perché sennò il Papa chi lo sentiva?
“Quando sei a Roma, fai come i romani”. Ed effettivamente, qui in Puglia, la Giunta Regionale sta ancora cincischiando circa la facoltà di firmare un emendamento previsto nel PNRR, che tenga le associazioni antiabortiste lontane da consultori e reparti ospedalieri di pianificazione familiare. Quanto al disegno di Legge Regionale contro l’omolesbobitransfobia, dopo diciannove rinvii, giace impolverato in un non meglio definito cassetto del Consiglio, come pedina di scambio delle concessioni economiche di fine mandato ai Consiglieri di prossima scadenza. Alla faccia del Governo di centrosinistra.
Mi sarebbe piaciuto che una guida, oltre alle burrate, al Rosamaro spumantato e ai dentici in crosta, mostrasse anche queste glorie della nostra terra.
“O Puglia Puglia mia tu Puglia mia
Ti porto sempre nel cuore quando vado via
E subito penso che potrei morire senza te
E subito penso che potrei morire anche con te” (Caparezza, “Vieni a ballare in Puglia”)
Beatrice Zippo