Era il 1977 e il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca era appena alla sua terza edizione (era infatti nato nel 1975) ma iniziava già a ritagliarsi un ruolo predominante nel panorama internazionale per i criteri ispiratori delle scelte artistiche: il recupero del Barocco di area soprattutto napoletana, il belcanto romantico con titoli desueti o celebri riproposti in chiave filologica, e intriganti opere del ‘900. E in quell’anno andò in scena la “Norma” di Bellini, con le parti del titolo e di Adalgisa affidate a due soprani, così come era avvenuto nella prima edizione assoluta del 1831 quando cantarono le due mitiche Giuditta Pasta e Giulia Grisi. Una produzione, quella del 1977, passata alla storia e che vide protagonista come Norma Grace Bumbry, il celebre soprano americano scomparso l’anno scorso ma che nel 2022 era ritornato a Martina Franca per ricevere, durante la seconda recita di “Beatrice di Tenda”, il Premio Rodolfo Celletti 2022, intitolato appunto al grande critico musicale che all’epoca era direttore artistico del Festival.
E in omaggio a quell’edizione del capolavoro di Bellini, che rappresentò il primo dei grandi successi filologici, per festeggiare i suoi primi 50 anni il Festival della Valle d’Itria 2024 verrà inaugurato il prossimo 17 luglio, nel cortile del Palazzo Ducale (repliche 21, 28 luglio e 2 agosto), proprio dalla “Norma” nell’edizione critica di Casa Ricordi. Debuttano nei ruoli delle due donne i soprani Jacquelyn Wagner (Norma) e Valentina Farcas (Adalgisa); Pollione è il tenore Airam Hernandez, Oroveso il basso Simon Lim, Clotilde il mezzosoprano Saori Sugiyama, Flavio il tenore Zachary McCulloch. La regia è affidata alla tedesca Nicola Raab, dalla consolidata esperienza internazionale in campo lirico, scene e costumi di Leila Fteita, già premio Abbiati 2022 per l’allestimento de Il Giocatore alla 48ª edizione del Festival. Sul podio dell’Orchestra del Petruzzelli salirà Fabio Luisi, direttore musicale del Festival e fra le bacchette più autorevoli nel panorama musicale internazionale, mentre il Coro del Petruzzelli sarà diretto da Marco Medved.
Saranno in tutto trenta gli appuntamenti all’insegna della musica e dell’arte che compongono il cartellone di questa 50esima edizione – firmato dal direttore artistico Sebastian F. Schwarz e organizzato dalla Fondazione Paolo Grassi – e che animeranno Martina Franca e i suoi dintorni fino al 6 agosto.
«Nel tagliare il traguardo delle 50 edizioni, non mi stancherò mai di ripetere quello che è il Festival della Valle d’Itria oggi: un festival forte, libero e coraggioso, uno dei più longevi e conosciuti del nostro Paese – sottolinea Michele Punzi, presidente della Fondazione Grassi – noi ci impegniamo perché questo lembo di Puglia venga illuminato da una luce speciale nei 21 giorni di eventi a Martina Franca. È una sfida che portiamo avanti da 50 anni e se oggi esiste il brand Valle d’Itria inteso come luogo attrattivo per un turismo internazionale credo che buona parte del merito debba essere riconosciuto a chi ha avuto l’idea di un festival così particolare, a chi l’ha portato avanti con tenacia e coraggio in questi 50 anni».
«La proposta della 50esima edizione – aggiunge il direttore artistico Sebastian F. Schwarz – si declina come una panoramica della lirica, di titoli ritrovati, di una nuova edizione critica di uno dei titoli più amati dal pubblico, concerti per una grande varietà di musica e stili diversi, e ancora prosa, incontri con artisti e studiosi, un calendario ricco di attività che si rivolge a tutte le categorie di pubblico. Invitiamo tutti a festeggiare con noi i primi 50 anni del festival e di fare una promessa di starci al fianco anche per le prossime 50 edizioni».
Le altre due opere in programma sono “Ariodante” di Georg Friedrich Händel e “Aladino e la lampada magica” di Nino Rota. “Ariodante” viene proposto in occasione dei 550 anni della nascita di Ludovico Ariosto, il cui “Orlando furioso” è fonte di ispirazione dell’opera handeliana. Protagonisti, al Teatro Verdi il 22 luglio (repliche il 25 e 29 luglio), l’ensemble Modo Antiquo diretto dal suo fondatore Federico Maria Sardelli (al terzo e ultimo anno di residenza artistica al Festival), e alcuni fra i migliori interpreti specializzati in questo repertorio: Cecilia Molinari (Ariodante), Teresa Iervolino (Polinesso), Francesca Lombardi Mazzulli (Ginevra), Biagio Pizzuti (Re di Scozia), Theodora Raftis (Dalinda), Manuel Amati (Lurcanio), Manuel Caputo (Odoardo). Regia, scene e costumi sono del consolidato team artistico Torsten Fischer (regia), Herbert Schäfer (drammaturgia e scenografia) e Vasilis Triantafillopoulos (costumi).
Il 27 luglio (repliche il 30 luglio, 1 e 4 agosto) a Palazzo Ducale il Festival omaggia Nino Rota con il nuovo allestimento di “Aladino e la lampada magica”, “fiaba lirica” del 1968 del compositore che scelse la Puglia come terra d’adozione, e di cui il Festival ha già allestito nelle edizioni passate “Il cappello di paglia di Firenze” e “Napoli milionaria”. Francesco Lanzilotta dirige l’Orchestra e Coro del Teatro Petruzzelli di Bari. Firma la regia l’argentina Rita Cosentino, scene e costumi sono di Leila Fteita. Nei ruoli principali il tenore Marco Ciaponi (Aladino), il soprano Claudia Urru (La Principessa Badr-al-Budùr), il basso Marco Filippo Romano (Mago e Re) e il baritono Alexandr Ilvakhin (Il genio dell’anello). A loro si affianca il Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi (direttore Angela Lacarbonara), giovane realtà nata da un progetto che coinvolge le scuole del territorio.
Oltre alle tre opere e all’esecuzione nel duecentesimo anniversario della “Nona di Beethoven”, diretta da Riccardo Frizza il 3 agosto, preceduta il 31 luglio dal concerto della Banda musicale dell’Esercito italiano diretta da Filippo Cangiamila, ritornano gli altri consueti appuntamenti: il “Concerto per lo Spirito” (il 26 luglio nella Basilica di San Martino con il complesso barocco Modo Antiquo diretto da Federico Maria Sardelli e con solista il soprano Valeria La Grotta); i “Concerti del sorbetto”, che devono il nome al fresco gelato offerto dopo l’esecuzione pomeridiana; e i quattro del “Canto degli ulivi” in masseria con le giovani voci dell’Accademia del belcanto. Il gran finale sarà con il concerto dell’Orchestra della Magna Grecia a Palazzo Ducale il 6 agosto.
Durante il Festival verranno approfonditi anche alcuni argomenti di carattere musicologico, con giornate di studio all’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi che richiameranno studiosi e musicisti a confronto, grazie anche alla collaborazione con Università italiane e Fondazioni. In occasione di “Aladino e la lampada magica”, il 27 luglio si terrà “Il punto su Nino Rota”, giornata realizzata per i 30 anni dell’Associazione Docenti Universitari Italiani di Musica, coordinata da Dinko Fabris, mentre il 29 luglio si discuterà di “Comicità e musica nel lungo Settecento”, approfondendo un repertorio da sempre caro al Festival della Valle d’Itria.
Nell’ambito degli incontri “Mettiamoci all’opera”, nati per approfondire le opere e gli autori del 50esimo Festival della Valle d’Itria, ci sono due appuntamenti in questo mese. Venerdì 21 giugno, alle 19 nell’Auditorium della Fondazione Paolo Grassi, si terrà la presentazione di “E la giostra va. Conversazioni con Gianni Tangucci” di Francesco Libetta (Edizioni Edifir, 2023): libro che raccoglie i racconti e i retroscena di tanti spettacoli rimasti nella leggenda, i ricordi personali e le testimonianze di una vita professionale del maestro Tangucci, direttore artistico di molti teatri e fondazioni italiane che sarà presente all’incontro insieme all’autore del libro.
Si terrà invece sabato 22 giugno, alle 21.15 presso il Teatro Verdi di Martina Franca, la prima proiezione del documentario “L’utopia della valle” del regista martinese Leo Muscato, scritto con Massimo Bernardini e Laura Perini, dedicato ai cinquant’anni del Festival della Valle d’Itria e prodotto dalla Fondazione Paolo Grassi (ingresso gratuito ma necessaria la prenotazione al link https://www.eventbrite.it/e/924430505527). «C’è una rispondenza segreta tra le cose degli uomini e i luoghi dove vengono pensate, create, agite. Ci sono imprese umane che non avrebbero potuto nascere altrimenti che là dove sono nate – racconta Muscato, apprezzato drammaturgo e regista di opera e prosa – sono vicende di sentimento e artigianato, d’intelletto e creatività nate dal brulicare operoso di chi lavora senza sosta per salvare frammenti di memoria dalla massa di detriti che il passo pesante della Storia produce di continuo. Alcune di queste avventure finiscono bene, ed è il caso di raccontarle e celebrarle, per onorare il ricordo di chi le ha costruite mattone su mattone».
Con la consulenza musicale di Carla Moreni e la fotografia di Samir Iacovone, il documentario, della durata di 88 minuti, ripercorre la storia del festival pugliese come vissuta e narrata da artisti, maestranze, pubblico e critici che hanno visto crescere e prender forma l’idea di un festival unico nel suo genere, nato grazie alla tenacia e alla passione di figure illuminate: Paolo Grassi, Alessandro Caroli e, su tutti, Franco Punzi, anima instancabile del festival per quasi mezzo secolo, di cui il documentario regala una preziosa e commovente testimonianza.
Maria Agostinacchio