Quando le parole tacciono e parla solo la musica: Beatrice Rana, con Sayaka Shoji e Kian Soltani, mostra radici ed ali nel concerto inaugurale del Festival salentino “Classiche Forme” da lei diretto

Il rapporto di Beatrice Rana con il pubblico è affettuoso, cortese e garbato, fatto di pause silenziose e emozioni ben celate ed è così che ancora una volta si è presentata al pubblico del festival “Classiche Forme” nella serata inaugurale dell’ottava edizione, presso il chiostro del Rettorato a Lecce.

In un elegante abito da sera verde scuro, la pianista e direttrice artistica del festival, come da tradizione, ha acceso le luminarie salentine che arricchiscono la scenografia del palco e ha lasciato la parola, le note, le armonie alle mani sue e dei due straordinari esecutori. Le mani sui tasti, sull’archetto o sulle corde hanno risarcito l’ascolto attento e grato del pubblico e proprio alle “Mani del Salento” è ispirata l’ottava edizione del festival. Ci tiene molto Beatrice Rana a raccontare il senso di questa scelta e nel libretto di sala un box ospita queste dichiarazioni “ In un momento in cui sembra che l’unica via perseguibile per aprirsi al futuro sia lo sviluppo e l’approfondimento delle potenzialità dell’intelligenza artificiale, le “mani” e il loro grande potere creativo possono essere la declinazione di quell’intelligenza artificiale che, insieme a quella emotiva, darà la possibilità all’uomo di dare corpo alle proprie idee e ai propri sogni e di realizzarli in modo unico e straordinario”. Così le mani dei musicisti, degli artigiani della pietra leccese che hanno ricamato il barocco, delle donne sui telai, dei contadini che lavorano la terra sono il filo conduttore di questa settimana densa di appuntamenti. Radici ed ali si direbbe: ebbene le radici di Beatrice Rana sono qui nel “Sud del Sud dei Santi” e le sue vette si raggiungono quando le parole tacciono e parla solo la musica.

E il festival, che si fregia della presidenza onoraria di sir Antonio Pappano, riconosciuto con l’etichetta Effe Label 2024-2025 e premiato per meriti culturali dal Presidente Mattarella, ogni anno offre un programma musicale di altissimo livello, corredato da incontri e dalla committenza di una nuova opera musicale, compito che quest’anno vede il maestro Piovani impegnato nella prima esecuzione assoluta de “La Romanza dell’Ulivo” in collaborazione con la Fondazione Sylva.

Tanti i luoghi del festival Lecce, Casamassella, Supersano, Corigliano d’Otranto e tanti i concerti, i notturni, gli ospiti. Attenzione particolare sarà tributata ad Antonín Dvořák con l’esecuzione l’integrale dei trii del compositore ceco, a 120 anni dalla morte.

In affinità con il Progetto Speciale del MIC “Nel segno di Dvořák e Brahms: il pianoforte da camera” ha preso il via il festival che nella serata inaugurale ha visto l’esecuzione del Trio di Dvořák Op 90 e del Trio di Brahms Op. 8.  Sul palco la violinista Sayaka Shoji e il violoncellista Kian Soltani, entrambi artisti Deutsche Grammophon, e la stessa Beatrice Rana al pianoforte.

Nata a Tokyo, Shoji si è trasferita a Siena all’età di tre anni. Ha studiato all’Accademia Musicale Chigiana e alla Musikhochschule di Colonia e ha fatto il suo debutto europeo con i Lucerne Festival Strings e Rudolf Baumgartner al Festival di Lucerna e poi al Musikverein di Vienna all’età di quattordici anni. Vincitrice del Concorso Paganini nel 1999, Sayaka Shoji è stata sostenuta da importanti direttori d’orchestra come Zubin Mehta, Lorin Maazel, Semyon Bychkov, Mariss Jansons e Yuri Temirkanov eha inoltre lavorato con rinomate orchestre, tra cui la Filarmonica d’Israele, la Philharmonia Orchestra, la London Symphony Orchestra, la Filarmonica di Berlino, le Filarmoniche di Los Angeles e New York, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, la Filarmonica Ceca, i Wiener Symphoniker, l’Orchestra del Mariinsky e l’Orchestra Sinfonica della NHK.

Nato a Bregenz da una famiglia di musicisti persiani, Kian Soltani ha iniziato a suonare il violoncello all’età di quattro anni e, a soli dodici anni, è entrato a far parte della classe di Ivan Monighetti all’Accademia musicale di Basilea. È stato scelto come destinatario della borsa di studio della ‘Anne-Sophie Mutter Foundation’ nel 2014 e ha completato ulteriori studi come membro del Young Soloist Program presso l’Accademia Kronberg, in Germania. Ha ricevuto una formazione musicale supplementare dalla International Music Academy del Liechtenstein. Kian Soltani suona un violoncello Stradivari “London ex Boccherini 1694”. La carriera internazionale di Kian Soltani è decollata nel 2011, all’età di diciannove anni con acclamati debutti alla Goldener Saal del Musikverein di Vienna e alla Schubertiade di Hohenems. Kian Soltani ha attirato l’attenzione di tutto il mondo nell’aprile 2013, con la vittoria del Concorso Internazionale Paulo di Helsinki, dove è stato descritto dalla rivista Ostinato come “un solista di altissimo livello nella nuova generazione di violoncellisti”. Nel 2017 Kian Soltani ha vinto il rinomato Leonard Bernstein Award in Germania mentre ed è stato insignito del prestigioso Credit Suisse Young Artist Award.

Il Trio per pianoforte n. 4 “Dumky” in mi minore, op. 90 (B.166) per pianoforte, violino, violoncello, articolato in 6 “dumka”, fu scritto da Antonin Dvoràk nel 1891 e vide la prima esecuzione a Praga presso la Mestanska Beseda (Unione Mestanska) l’11 aprile dello stesso anno. La parola dumky (plurale di dumka) nella lingua slava significa pensiero riflessione, meditazione e per sineddoche indica una forma poetica, elegiaca celebrativa delle gesta di grandi eroi. Dvoràk scrisse alcuni pezzi intitolati dumka, utilizzando una forma musicale malinconica inframmezzata a sezioni serene, gradevoli, più leggere. Una pagina di grande lirismo in cui la semplicità evocativa di un certo folklore rendono l’ascolto affascinante.

Il Trio in si maggiore per archi e pianoforte, op. 8 di Johannes Brahms per violino, violoncello, pianoforte fu composto tra il 1853 e il 1854, completamente revisionato nel 1889, vide la prima esecuzione a New York presso la Dodsworth’s Hall, il 27 Novembre 1855. Cinque i temi. Si inizia con l’Allegro che impegna con un impaginato incalzate i tre strumenti per ceder il passo allo Scherzo con frasi melodiche geometriche che lasciano lo spazio alla fantasia del violino che diventa più delicato nell’intreccio corale del pianoforte e del violoncello nell’Adagio. Il finale dell’Allegro culmina nella ripresa del primo tema e chiude con una fantasia libera, sempre riferita al tema iniziale.

Maria Agostinacchio
Foto di Maria Agostinacchio

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