“La musica è la forma più forte di magia.” (Marilyn Manson)
Il mare: caotico e quieto, sereno e tempestoso e ancora silenzioso, sconfinante, al tempo stesso sé e il contrario di sé. Il mare ci attira, ci induce ad esplorarlo ma nonostante ciò resta ancora misterioso e pieno di segreti. Quell’aria salmastra, il rilassante e costante rumore delle onde che si infrangono dolcemente in questa calda sera d’estate ci portano a sconfinare con la nostra mente, a fermarci per pensare quando tutti corrono affrettati e pieni di cose da fare.
E’ ormai il tramonto, qui alla Cala di Sant’Andrea, quando il sole cala e tinge di rosso il mare rendendo tutto il paesaggio circostante surreale, in un connubio meraviglioso con la musica che si diffonde dappertutto, nel vento, nell’aria, nella luce. Non bisogna fare altro che aprire l’anima e ascoltare. Si spegne il vociare del pubblico, l’orchestra si compone, i maestri accordano i loro strumenti, si lanciano sguardi d’intesa: sono pronti. Su tutto e tutti campeggia una bacchetta (mi ricorda quella della Fata di Cenerentola!) puntata verso il cielo, immobile, fissa finchè non disegna un’immagine astratta nell’aria che dà il via e “ordisce” preziosi ricami sulla tela sonora della scuola cantautoriale romana e inizia la magia.
Si ripete, ormai a cadenza annuale, la stagione concertistica estiva dell’Orchestra Sinfonica della Città Metropolitana di Bari che torna a tessere fili di memoria, magie incontenibili per chi è trascinato, attraverso brani degli anni ’80 e ’90 di cantautori che non si fanno dimenticare (Baglioni, Zero, Venditti, Battisti, De Gregori, Califano), a ricordare momenti della propria vita, lontani o vicini nel tempo, perché la musica ha un potere enorme ed è quello di riuscire sempre a creare in noi emozioni e a farci sognare.
E così tra la brezza del mare, che incornicia il palco, e le note che vibrano con dolcezza, forse estrema velate di malinconia, ricordo, lontananza, si impone, quasi a scuoterti l’anima, la potente e travolgente voce di Luciana Negroponte, una forza della natura instancabile, inesauribile, che canta con una passione contagiosa accompagnata da un sorriso, il vestito più bello che possa indossare, e ti rapisce l’anima, ma che, a volte, è quasi uno schiaffo che ti riporta alla realtà. E’ questo che provo quando le sue parole accompagnano immagini di apertura legate al difficile ruolo della capitaneria di porto nel salvataggio di vite umane nei nostri mari. Risuonano dolci le parole dei Negroamaro: “Dalle mie parti si parla piano, dalle mie parti si mangia sano, dalle mie parti si vola in alto, dalle mie parti lo sguardo è basso, dalle mie parti, dalle mie parti si crede in Dio.”
“La musica è un dono e va condiviso,” – mi dice chiacchierando Luciana – “il mio obiettivo è emozionare ed emozionarmi”. E ci riesce davvero “Quando canto il brano “Avrai “di Claudio Baglioni io mi emoziono molto, perché è rivolto a un figlio che non ho anche se, in realtà, non mi mancano quelli che chiamo i miei figli spirituali, i miei studenti, che ritengo essere un’esperienza ancor più difficile”. Mi guardo intorno e mi accorgo che il pubblico resta muto, rapito dalla musica, quella nata dagli arrangiamenti del M° Vito Andrea Morra, una musica che fa sognare e quelli che sognano li riconosci subito perché hanno negli occhi un velo di tristezza e la malinconia agli angoli della bocca, perché hanno l’aria di chi cerca ma non trova. Sognare è faticoso e non è da tutti, è per le persone coraggiose sognare, proprio come il mare. Ma perché, almeno questa sera, non lasciarsi rapire da questa magia? le note di brani come “Avrai”, “Cercami”, “Minuetto”, “La donna cannone” ed altri ancora si disperdono nell’aria, nel vento, raggiungono le stelle e la gente le accompagna con la voce e le mani, quasi a volerle trattenere. Ma ce n’è una che resta prepotente, come ad intrappolarti, per la sua melodia, per la sua delicatezza, e non sembra lasciare spazio alla ribellione e al disincanto, quella canzone di Franco Califano cantata dalla straordinaria voce di Ornella Vanoni a Sanremo 1967 “La musica è finita”: “Ecco, la musica è finita. Ho aspettato tanto per vederti, ma non è servito a niente. Niente. Ti dico arrivederci, nascondendo la malinconia sotto l’ombra di un sorriso.”. Mi chiedo sempre quale sia il file rouge che leghi i brani selezionati per un concerto e ogni volta mi sembra di leggere tanta malinconia; “La malinconia è necessaria;” – mi confida Luciana – “vivendo l’arte si ricorda la luce da cui arriva l’anima, perché l’abbiamo dimenticato; attraverso l’arte si esprime Dio, come ha testimoniato Papa Giovanni Paolo II, e la musica ci ricorda che manca qualcosa di Sacro”.
Il concerto è giunto al termine. Tutti in piedi per ringraziare il pubblico e il M° lo fa con le mani giunte, come sua abitudine. Credo che un artista, quando crea e dona la sua arte, doni anche parte di se stesso e trasferisca parte della sua spiritualità regalandola agli altri, cosicchè ne diventino partecipi. La magia della musica si compie: mettere in comunicazione le anime che si nutrono di sensazioni, sentimenti che diventano emozioni.
“Dove le parole non arrivano la musica parla.” (Ludwig van Beethoven)
Flora Guastamacchia
Foto di Flora Guastamacchia