“Ciascuno cresce solo se sognato”. La grande lezione di Danilo Dolci incanta il pubblico del DRIFFest 2024 grazie alla pièce “Digiunando davanti al mare” con la regia di Fabrizio Saccomando e la splendida interpretazione di Giuseppe Semeraro

C’è chi insegna guidando gli altri come cavalli passo per passo.
Forse c’è chi si sente soddisfatto, così guidato.
C’è chi insegna lodando quanto trova di buono e divertendo.
C’è pure chi si sente soddisfatto, essendo incoraggiato.
C’è pure chi educa senza nascondere l’assurdo che è nel mondo,
aperto a ogni sviluppo,
cercando di essere franco all’altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono.
Ciascuno cresce solo se sognato.”
(Danilo Dolci)

Questa poesia l’ho scoperta leggendo il piccolo capolavoro di Chiara Valerio “La matematica è politica”: mi ha stregato per la semplicità, poche righe per definire come siamo. Noi cresciamo se siamo sognati. Da insegnante e da genitore, è diventata la mia missione, sognare i miei ragazzi perché diventino uomini e donne.

Devo ringraziare innanzitutto il lungimirante Direttore Organizzativo e Artistico Giancarlo Visitilli per aver organizzato la XV edizione del DRIFFest che, introducendo lo spettacolo “Digiunando davanti al mare”, ha definito Danilo Dolci “il Maestro”, da cui attingeva insegnamento anche Don Tonino Bello.

Ma chi era Danilo Dolci? Per comprenderlo appieno aspettavo di vivere una esperienza coinvolgente come quella realizzatasi al DRIFFest, dove ho scoperto un mondo, una storia che nessun libro mi aveva raccontato. Più che una storia, mi hanno raccontato un sogno, qualcosa che è cresciuto perché – appunto – è stato sognato. Mi sono sempre domandata chi fosse l’uomo Danilo Dolci, ho scoperto solo adesso le sue qualità umane, il suo grande potere comunicativo e soprattutto la fiducia che sapeva spargere attorno a sé. E sì perché Danilo Dolci è stato un poeta, un educatore, un sociologo e mancato architetto. Mancava solo un esame alla laurea, ma preferì recarsi in Sicilia, a Trappeto e Partinico, nelle terre di nessuno, abbandonate alla malavita, all’incuria e al silenzio delle istituzioni. Ad un futuro certo, con lavoro stabile, preferì stabilirsi lì dove il lavoro scarseggiava, dove mancava tutto dalla semplice acqua corrente all’istruzione, dove l’umanità era descritta come cattiva e mafiosa. Dove lo Stato italiano non solo era assente, era totalmente disinteressato.

“Quando si salutarono nessuno dei due poteva immaginare quello che poi sarebbe successo, che dopo 10 anni Danilo sarebbe tornato di nuovo li, in paese a Trappeto, che di nuovo avrebbe incontrato Zimbrogi e che insieme avrebbero fatto lotte, battaglie, scioperi e manifestazioni. Chi poteva immaginare che sarebbero finiti in galera insieme, nella stessa cella…un processo memorabile, un processo non solo a Danilo e Zimbrogi, un processo alla Costituzione: la Costituzione italiana.” (da “Digiunando davanti al mare” di Francesco Nicolini edizioni AnimaMundi)

Il palco è una nuda corte del Castello Normanno Svevo di Sannicandro, sui cui muri si proietta l’ombra del poeta e attore salentino Giuseppe Semeraro, con la regia di Fabrizio Saccomando, la drammaturgia di Francesco Nicolini e dello stesso Semeraro. Un progetto che ha vinto il premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2020 e premio della critica al Festival Ermo Colle 2022. Semeraro non è solo su quel palco, una sedia e delle luci con lui scoprirò che si abbracciano tanti altri personaggi, il narratore, il triestino Danilo Dolci e il pescatore Zimbrogi, corpo e voce di una terra atavicamente sopraffatta da fame, povertà e mafia. Il pubblico, in religioso silenzio, assiste ad intenso monologo a più voci e per ognuno di esse, Semeraro magistralmente incarna voce e corpo diversi, tanto che io pur non riuscendo a vederlo direttamente, ma solo dalle sue ombre sui muri riesco a riconoscere chi dei tre incarna in ogni momento.

La poesia si trasforma in azione; ciò che era sognato, Danilo Dolci con i siciliani o i banditi di Trappeto lo tramutò in fatti, si realizzò un miracolo, una diga, scuole ed strade, asili, università popolari, radio clandestine e tanti altri progetti di diffusione della cultura, unico mezzo per migliorare le condizioni di queste terre e dei bambini, futuri uomini lavoratori e cittadini consapevoli. Praticamente in unica parola: lavoro quello che l’articolo 4 della Costituzione afferma “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.

Tanti anni fa, ma proprio tanti, mio nonno ci diceva che le anatre si fermavano quaggiù: volavano sopra il Mediterraneo, e poi sopra da deserto, ma – prima di saltare il Mediterraneo-si fermavano qui, e si preparavano al grande volo. Poi hanno smesso di fermarsi pure le anatre, tanto gli faceva schifo questa terra, pure a loro. Ma ora sono tornate, Dani, sono tornate! Sì, sul nostro lago, sul lago sono tornate! Loro hanno capito che qui le cose son cambiate, pure le anatre!” (da “Digiunando davanti al mare” di Francesco Nicolini edizioni AnimaMundi)

È facile intuire che Trappeto può essere qualsiasi altro paese del Sud, che nel dopoguerra fu abbandonato, lasciato a sé stesso. La scena è così convincente da far pensare di essere lì, proiettati tra il passato e nel presente soprattutto durante la manifestazione di partecipazione popolare, dai contadini, ai pescatori e anche i più diffidenti ricordato come lo  “Sciopero alla rovescia” del Febbraio 1956, in cui  Danilo Dolci fu arrestato assieme ad alcuni collaboratori, ne segui un processo che segnò un profondo spartiacque nell’Italia del dopoguerra. Ho scoperto che al processo per lo “Sciopero alla rovescia”, per cui dei disoccupati per protesta decisero di lavorare non retribuiti rendendosi utili in lavori per la collettività, Dolci e Zimbrogi furono difesi da Calamadrei.

Danilo Dolci era un poeta, e la poesia è potente, non a caso mi torna in mente lo spettacolo “il canto di Ulisse”, dove le parole sono stessa carne per interpretare la realtà, per modellare l’uomo e renderlo artefice del proprio destino.  Anche “digiunando davanti al mare” ci ricorda che siamo noi i testimoni della democrazia e che la democrazia deve essere curata e difesa, ma soprattutto attuata ovunque con le uniche armi a nostra disposizione, la cultura per tutti.

Un consiglio, se volete conoscere la storia di Danilo Dolci e Zimbrogi, non perdetevi questo spettacolo, unico ed emozionante come pochi, e compratevi il libricino.  Io ho letto la trasposizione per il teatro nelle pagine dell’omonimo libro subito dopo lo spettacolo, è stata un’altra esperienza bellissima.

Se l’occhio non si esercita, non vede, se la pelle non tocca, non sa, se l’uomo non immagina, si spegne.” (Danilo Dolci)

Maurizia Limongelli
Foto di Andrea Rizzelli e Adamo Toma

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1 commento su ““Ciascuno cresce solo se sognato”. La grande lezione di Danilo Dolci incanta il pubblico del DRIFFest 2024 grazie alla pièce “Digiunando davanti al mare” con la regia di Fabrizio Saccomando e la splendida interpretazione di Giuseppe Semeraro

  1. Rita Rispondi

    Grazie Maurizia per la.tua recensione, condivido passo passo ciò che esprimi su Danilo Dolci anche noi conosciuto qualche giorno fa a Stromboli al Festival eco-logico. Anche Giuseppe Semeraro è un grande!

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