E’ stata inaugurata a Palazzo Ducale di Martina Franca la 50ª edizione del Festival della Valle d’Itria con “Norma” di Vincenzo Bellini, un’edizione davvero speciale per festeggiare mezzo secolo straordinaria vivacità culturale, arricchita nel tempo con tantissimi appuntamenti, concerti, premi e conversazioni che trasformano la cittadina della Valle d’Itria in una città della musica, come testimonia anche l’arredo urbano quest’anno abbellito di note, spartiti e chiavi di violino disseminate in ogni dove.
Firmato dal direttore artistico Sebastian F. Schwarz e organizzato dalla Fondazione Paolo Grassi, il Festival si conferma fra le più antiche manifestazioni estive dedicate all’opera e alla musica vocale belcantistica. Sebastian F. Schwarz, ormai cittadino martinese alla sua terza direzione, sottolinea come “da cinquant’anni il Festival rappresenta curiosità e coraggio, grandi emozioni, scoperte di artisti e il ritorno in vita di centinaia di opere andate dimenticate negli anni. Rappresenta la Valle d’Itria, ormai diventato ambasciatore par excellence per la bellezza di questa parte della Puglia, della sua bontà gastronomica e della ricchezza della sua offerta culturale”. Michele Punzi presidente della Fondazione Paolo Grassi, ricorda come “quella che era un’idea a suo modo rivoluzionaria, quasi un esperimento sociale, oltre che culturale, si è trasformata in uno dei festival lirici più longevi e conosciuti del nostro Paese”.
Ed in effetti vivere l’atmosfera del festival equivale a relazionarsi con il mondo che ama la musica, passeggiando all’esterno del Palazzo Ducale si incontrano musicisti in black con le loro custodie tirate al lucido mentre assaporando, come da tradizione, il panzerotto o il gelato si ascoltano i commenti in tante lingue, si ammirano toilette stravaganti e dresscode delle grandi occasioni, si salutano gli habituè e si apprezza la presenza del pubblico giovane.
Ritornando al rapporto di Bellini con il Festival, la prima esecuzione di “Norma” a Martina Franca avvenne nel 1977 e fu proposta la versione originale per due soprani, come questa del 2024, con l’edizione a cura di Roger Parker per Ricordi, e vide protagonista nel ruolo eponimo Grace Bumbry, il celebre soprano americano che nel 2022 fu premiata con il Premio Rodolfo Celletti.
Un’altra rappresentazione storica è stata quella de “I Capuleti e i Montecchi” del 1980, diretti da Alberto Zedda e con protagonisti Luciana Serra, Martine Dupuy, Dano Raffanti e Luigi De Corato. Nel 1983 andò in scena “La straniera” diretta da Tiziano Severini, mentre nel 1985 toccò a “I puritani”, che vide trionfare il soprano Mariella Devia nel ruolo di Elvira, per la cui interpretazione si aggiudicò il Premio Abbiati. Sarà ancora Alberto Zedda a dirigere “Il pirata” nel 1987, mentre nel 1994 fu la volta de “La sonnambula” affidata alla coppia d’assi Patrizia Ciofi e Giuseppe Morino. Ed è ancora la Ciofi nel 2005 a tenere a battesimo “I Capuleti e i Montecchi” nella versione scritta per il Teatro alla Scala il 26 dicembre 1830 e riadattata da Bellini in alcuni ruoli, fra i quali quello en travesti di Romeo che dalla consueta tessitura mezzosopranile passa a quella di soprano. Le ultime opere belliniane presenti al Festival sono state “Zaira” nel 2012 e “Beatrice di Tenda” in forma di concerto nel 2022.
Dopo l’ Inno di Mameli, momento che stringe a coorte per l’emozione, eseguito dall’Orchestra del Petruzzelli con la direzione ferma e vigorosa del direttore Fabio Luisi, la splendida ouverture ha dato inizio all’opera, davanti al foltissimo pubblico che ha occupato interamente il cortile del Palazzo Ducale,
Tragedia lirica in due atti su libretto scritto da Felice Romani, l’argomento è tratto dalla tragedia coeva Norma ou l’infanticide di Alexandre Soumet andata in scena con grande successo al Théâtre Royal de l’Odéon di Parigi. L’opera fu musicata da Vincenzo Bellini tra 1801 e il1835 e la prima rappresentazione avvenne a Milano, Teatro alla Scala, il 26 dicembre 1831.
Norma è la sacerdotessa del tempio di Irminsul che, nella Gallia dei druidi durante la dominazione romana, infrange segretamente i suoi voti amando Pollione, proconsole di Roma e padre dei suoi due figli. Ma Pollione si innamora della giovane novizia Adalgisa ignara della relazione tra lui e Norma. Accusando pubblicamente se’ stessa di avere infranto i voti, Norma, dolente e tradita, non esita a sacrificare la sua vita al posto di quella della rivale in amore, in un finale che la riavvicina a Pollione e che celebra l’amore eterno degli amanti nella morte.
La tematica attualizzava in chiave romantica i τὸποι della tragedia greca: la sacerdotessa che infrange i suoi voti per amore, l’infanticidio come vendetta per il tradimento amoroso, mirabilmente ed icasticamente tratteggiato da Euripide in Medea, intersecati antichi riti nella sacra foresta druidica, evocativa dei paesaggi di Friedrich e di tanta letteratura dell’800.
La regia martinese è affidata a Nicola Raab, dalla consolidata esperienza internazionale alla prima esperienza in Valle d’Itria, che firma una regia site-specific pensata appositamente per Palazzo Ducale. “Una regia “senza tempo”, in cui Norma è, come molte donne dei nostri giorni, una donna tra due mondi, tra il fuoco dell’altare e quello del focolare domestico, tra pubblico e privato, emozione e ragione. Per questo la storia di Norma ci parlerà per sempre». Leila Fteita già premio Abbiati 2022 per Il “Giocatore” alla 48ª edizione del Festival, firma le scene, fin troppo minimaliste, e i costumi bellissimi in cui il tessuto plissé, declinato in diverse fogge e colori, abbigliava i protagonisti esaltati da capigliature iconiche.
Sul podio l’impeccabile ed elegante direzione di Fabio Luisi applaudito ripetutamente per la sua personale interpretazione, sempre sostenuta filologicamente, in cui ai lenti emozionanti e palpitanti nelle arie e nei duetti amorosi, ha alternato sonorità stentoree e potenti, sempre in perfetta sintonia con gli interpreti.
E di Norma il direttore racconta che «La forza di quest’opera non risiede solamente nella trama e nello sviluppo drammaturgico. È il genio di Bellini che ci fa capire questi contrasti non illustrando le parole, ma conferendo loro un’energia e una coerenza che nessuno prima di lui, tranne Mozart, era riuscito a dare in un’opera lirica moderna».
Molto coinvolgente la presenza del Coro del Petruzzelli guidato da Marco Medved che ha confermato la sua innegabile professionalità, valorizzata da trovate registiche che lo hanno reso protagonista al pari dei solisti.
Jacquelyn Wagner, al debutto nel ruolo di Norma, ha superato ogni aspettativa. Chiunque abbia ascoltato almeno una vota nella vita Maria Callas ha legato la sua voce alla celeberrima aria “Casta Diva”, dunque un banco di prova difficilissimo ed atteso che il soprano americano ha pienamente superato sia per la sua bellissima voce lirica, morbida e profonda, dal legato impeccabile sia per la sua corrispondenza drammaturgica sospesa tra ieraticità e passionalità. E’ risultata una interprete ipnotica, argentea e cristallina come la luna evocata.
Nei panni di Adalgisa Valentina Farcas, debuttante anche lei nella parte, perfetta nel ruolo con la sua voce intensa, padrona del fraseggio cromatico ed indimenticabile nei due bellissimi duetti con Norma. Il tenore Airam Hernandez in Pollione ha necessitato di maggiore riscaldamento per far emergere in pienezza la sua voce che ha raggiunto nel secondo atto un fraseggio più sostenuto ed una rotondità più ammirevole.
Oroverso è stato interpretato da Goran Jurić, il basso croato che si è fatto apprezzare per la sua vocalità nonostante talvolta la scelta registica ne ha compromesso la piena fruibilità ponendolo ai lati della scena. Nel cast il soprano Saori Sugiyama nella parte di Clotilde e il tenore Zachary McCulloch in quella di Flavio, puntuali nella loro interpretazione.
La recensione si riferisce alla rappresentazione del 17 luglio 2024
Si segnala che la replica di domenica 21 luglio (ore 21) da Palazzo Ducale di Martina Franca della Norma di Bellini sarà trasmessa in diretta anche su Rai Radio3. Altre recite il 28 luglio e 2 agosto ore 21.
Maria Agostinacchio
Foto di Clarissa Lapolla