Arianna Gambaccini porta in scena a Bari “Sola contro la mafia”, tratto dal libro di Francesco Minervini, nell’ambito della rassegna di teatro civile ‘Una Nuova Storia’

Martedì 23 luglioalle 20,30, nel cortile della nuova sede del Municipio 2 di Bari (Corso Benedetto Croce 96, entrata da via Luigi Pinto), prosegue la rassegna di teatro civile, inserita nell’ambito della quinta edizione del festival «Una Nuova Storia». Il ciclo di spettacoli è organizzato dal Centro di Documentazione per la Legalità e la Nonviolenza «Antonino Caponnetto», del Municipio 2 di Bari, gestito dalla Cooperativa Sociale Il Nuovo Fantarca (con la direzione artistica di Rosa Ferro). L’ingresso è libero, fino a esaurimento posti.

In scena ci sarà «Sola contro la mafia», con Arianna Gambaccini, su adattamento e regia di Vito d’Ingeo. Lo spettacolo è tratto dal libro «Non la picchiare così. Sola contro la mafia» di Francesco Minervini (Ed. La Meridiana), una produzione Teatrermitage in collaborazione con Libera Puglia. Maria, donna-bambina, si consegna inconsapevolmente nelle mani di un boss della mafia pugliese che la soggioga, ne fa una sua proprietà e la usa per compiere operazioni e traffici illeciti. La sua coscienza, narcotizzata da un “amore malato”, si risveglia solo dinanzi alla vita che si rinnova nel suo grembo. Con la fuga e la decisione di farsi “testimone”, contribuirà a sgominare uno dei più efferati clan della cosiddetta “quarta mafia”. Ma a Maria non sarà restituita la libertà. Costretta, sotto protezione e con altre identità, a peregrinare con suo figlio per la penisola, sperimenterà quanto crudele sia la “prigionia legalizzata” dei testimoni di giustizia e l’insensibilità delle istituzioni.

Lunedì 29 luglioalle 20,30, sarà poi la volta di «Pizzo. Canti di denuncia», di e con Riccardo Lanzarone (musiche di Fabio Gesmundo, con il sostegno di Addiopizzo, MAT Teatro, REH Recording Studio). Una lettura scenica sonorizzata, in cui l’autore e interprete racconta storie quotidiane di sopravvivenza alla mafia. Il percorso narrativo parte dalle parole di Libero Grassi (imprenditore catanese ucciso da Cosa Nostra nel 1991, dopo essersi opposto a una richiesta di pizzo), che per primo denunciò il suo estortore dicendo «No» alla Mafia e giunse fino alle centinaia di commercianti, imprenditori e lavoratori che negli ultimi anni stanno sempre di più chiudendo le porte al business del racket. Cos’è successo dalla prima denuncia di Libero Grassi ad oggi? Come sono cambiate in questi anni le logiche mafiose per il controllo dei quartieri? Perché si paga ancora il pizzo? Queste le domande a cui la pièce proverà a dare delle risposte.

Il Centro di documentazione per la legalità e la nonviolenza “Antonino Caponnetto” nasce nell’aprile del 2009 da un’idea della ex III Circoscrizione Picone – Poggiofranco di Bari, oggi Municipio 2 Picone – Poggiofranco – Carrassi – San Pasquale – Mungivacca, con il sostegno dell’Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata del Comune di Bari. Il Centro è gestito dalla cooperativa sociale Il Nuovo Fantarca e nasce dal bisogno innanzitutto di fare “memoria” attraverso la creazione di un archivio in grado di recepire e mettere a disposizione della cittadinanza materiali di vario tipo (libri, audiovisivi, studi, esperienze), ma anche per promuovere a livello culturale un’educazione e una pedagogia della legalità, della giustizia, della responsabilità e della nonviolenza, attraverso l’organizzazione di iniziative varie (laboratori, seminari, workshop di formazione, spettacoli, pubblicazioni, incontri pubblici).

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